booked.net

Prossima apertura "Stile Mania" 1° Aprile

Il 1° aprile 2023 alle ore 18.300 apre Stile mania via Dietro Corte Montella Abbigliamento uomo donna VI ASPETTIAMO

  802 Visite

Laurea Sabato Pasquale

Congratulazioni a Sabato Pasquale figlio di Gabriele e di Rachele Celetta . Laureato all'Accademia delle Belle Arti di Napoli a Nuove Tecnilogie dell'Arte.

  958 Visite

Dalle castagne alla storia del basket: la rivoluzione di Geno Auriemma

Da bambino aveva tante responsabilità e due pantaloni, e scoprì che in America le strade non erano fatte d’oro. Poi Luigino ha vinto la paura e ha cannibalizzato la pallacanestro. Come? Durezza, lavoro, amore e vino buono 

Montella, alta Irpinia, d’estate offre sempre uno spiffero fresco, anche quando il caldo picchia. Magari all’ombra di un castagno, del resto Montella è il paese delle castagne, ma questo non è il caso: in piazza c’è un bel cedro e alla sua ombra 2-3 cronisti: c’è una leggenda dello sport che torna in paese, l’occasione è troppo ghiotta. La leggenda arriva dopo mangiato, in maniche di camicia. Ride, si diverte, le solite domande di rito, com’è tornare, se ha mangiato bene, ci sta. Poi gli chiedono qual è il segreto del suo successo. Lui si fa per un secondo serio, acciglia la fronte, non trova le parole. Ci sta pure questo, vive negli States da oltre 50 anni e già prima parlava solo in dialetto, ma poi le trova e si aiuta gesticolando: “Well, you know, è che nui amma véncere sempre, tutt’cose. Inzomm, nui amma fa’ comm’ ‘a Juventus”. Concetto di una semplicità elementare, proprio com’è semplice vincere. Più complicata la strada per arrivarci, ma pure qui lui semplifica sempre con una frase: “Bisogna fare le cose in maniera che non possano essere fatte meglio”. È il mantra di Luigino Auriemma, per tutti Geno, leggenda della pallacanestro.

da Giulio Di Feo
Giornalista

  965 Visite

Forcone VII° episodio di Totoruccio Fierro

Dopo l'apprezzata performance resa dai due cantanti ( che avevano preteso il pagamento anticipato ) e dopo lo scambio di "abbracci e baci", essi partirono alla volta di Napoli, lasciando Forcone solo nella notte fonda!
Egli, preso da gioia ed esultanza incontenibili, si avviò verso casa, saltellando come un canguro ubriaco! Era più che convinto che l' amore non ha confini, non ha età, non ha differenze di sesso, religione e ceto sociale!
Giunse a casa consapevole di aver conseguito la sua vittoria contro la riluttanza, la ritrosia, l' indifferenza della donna agognata! Agitato e smanioso,  prese sonno quando il sole, allo zenit, aveva già percorso metà del suo cammino nel cielo.
Volendo fare un raffronto storico alquanto erudito e saccente e, scomodando le categorie spazio-temporali e gli stati emotivi diversi, mentre il Principe Gran Condè dormì profondamente la notte antecedente la sua vittoria contro gli Spagnoli a Rocroi, Forcone cadde tra le braccia di Morfeo a mattino inoltrato, avendo già saputo l'esito della sua battaglia!
Nel pomeriggio si recò dal fioraio e ordinò mazzi di rose rosse da consegnare ogni settimana alla "sua" donna : essi dovevano essere composti da sette boccioli, perchè tale numero, secondo la tradizione e la canonica simbologia, voleva dichiarare alla destinataria che il suo amore per lei era " univoco ed eterno"!
Ma le attenzioni e i regali per Clarabella non finivano qui.
Avendo saputo dei suoi gusti, le faceva recapitare, di tanto in tanto, tartufi profumatissimi, che lui stesso andava in cerca con l'ausilio di un Lagotto Romagnolo, prestatogli da Pippo, un amico d' infanzia, meglio conosciuto col soprannome ironico di "Tartufone", perchè la sua fonte principale di guadagno era costituita, appunto, dal reperimento giornaliero dei preziosi tuberi neri!
Ma, si era verificato qualcosa di nuovo o d'antico?
Fatto sta che Clarabella lo evitava sistematicamente, cambiava strada quando lo incontrava e ricorreva alle scuse più banali per sottrarsi e scansare la sua presenza!
Egli sperava che tale ambiguo ed esitante comportamento dipendeva dalla natura imbarazzata, timida, riservata, schiva della donna!
Aveva deciso di aspettare, darle tempo, anche in ossequio ai vecchi detti :
" Col tempo e con la paglia maturano le nespole!" o, più volgarmente
" Cò lo tiempo e cò lo sole maturano rè fico!".
Intanto, Ezechiele, nonno dell'amata, per la tenuta dell'azienda :

frutteti, vigneti, allevamenti di suini, mucche, ovini, equini, aveva assunto una decina di solerti collaboratori, tra cui spiccava, per ingegnosità, capacità e dedizione, Vegezio, un giovane dal fisico atletico, sempre abbronzato!
Il poeta Aleardo Aleardi l' avrebbe così definito : " Un giovinetto dalla chioma d'oro e con la pupilla del color del mare!"
A lui il proprietario aveva affidato la cura e l'allevamento di una ventina di Camelidi tra Alpaca e Lama che, come è noto, tra l' altro, sputano quando sono sotto pressione!


Ebbene, con pazienza e tenacia, egli era riuscito a far emettere da loro questi "spruzzi" con un suo semplice ed impercettibile cenno!
Ricorreva a questa manovra quando intendeva sbarazzarsi delle persone moleste e fastidiose!
A ragione di questo suo risultato, nell' ambiente gli avevano affibbiato l' epiteto di
"Sputacchione !"
Che dire? Come proseguire il racconto, senza urtare la suscettibilità dei lettori simpatizzanti per lo sfortunato Forcone?
Sono di molto imbarazzato!
Tra Vegezio e Clarabella, (alla stregua di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini) si scatenò un amore travolgente, impetuoso, irrefrenabile!
Un vero e proprio Tsunami!
Essi si toccavano, si cercavano ininterrottamente con gli occhi, con sguardi languidi, con segni convenzionali, con accordi segreti, onde evitare le pallottole della Colt di Orazio, e poi si incontravano nei posti più inconsueti, nascosti, appartati dell' azienda, dove, tra promesse e giuramenti, consumavano le giovanili e tenere effusioni d'amore!
Nessuno della tenuta si era accorto del loro veemente e
" focoso " idillio!
A questo punto, senza voler fare un'ironia caustica e beffarda, cosa ne poteva sapere il nostro povero Forcone?
( Il marito tradito è sempre l' ultimo a sapere della moglie fedigrafa!).
I due amanti erano sommersi, subissati da logoranti dubbi, incertezze, perplessità :
dovevano o meno rendere palese la loro relazione?
La paura che il nonno e Orazio si opponessero con divieti drastici, con ferme proibizioni, li convinse ad intraprendere un'altra strada anche se più ardita e rocambolesca!
Si mosse, allora, Clarabella :
contattò il padre della sua amica del cuore...
Dopo alcuni giorni, confidando nelle congiunzioni astrali : nel cielo si erano spente le stelle; la luna si faceva i "cazzi" suoi; un usignolo infreddolito e comprensivo tra i rami di un cipresso aveva smesso i suoi gorgheggi;  la notte era nera come la pece; essi si
infilarono nell' auto che li attendeva e sparirono nei recessi più ignoti : la più classica e spettacolare FUITINA!

  626 Visite

Virgilio Gambone e' venuto a mancare all'affetto dei suoi cari

E' venuto a mancare all'affetto dei suoi cari il Dott. Prof. VIRGILIO GAMBONE Ne danno il triste annunzio la moglie Marisa Capone,i figli Anna e Remo, le sorelle Emilia, Carmela, Incoronata e Onorina, il fratello Ezio, i cognati, i nipoti ed i parenti tutti
LE ESEQUIE AVRANNO LUOGO MERCOLEDI 15 MARZO ALLE ORE 10.30 NELLA CHIESA MADRE . Il corteo funebre muoverà dalla casa dell'estinto alla via Gambone,3
La sua "portata culturale" era immensa. Il Professore era legato tanto a Montella e alle sue tradizioni, per lui il dialetto era fondamentale analizzarlo.
Da oggi Montella sarà più povera umanamente e culturalmente.
Ciao Professore!
Lo staff di Montella.eu

VEDI I NECROLOGI

https://www.montella.eu/news/3309-necrologi-annunci-funebri-2023

  984 Visite

Confraternite, "congree" e procesioni nella tradizione montellese. di Nino Tiretta

“Le confraternite sono associazioni cristiane fondate allo scopo di suscitare l’aggregazione tra i fedeli, di esercitare opere di carità e di pietà e di incrementare il culto”. 
Esse sono costituite canonicamente in una chiesa con formale decreto dell'Autorità ecclesiastica che, sola, le può modificare o sopprimere; le confraternite hanno, comunque, uno statuto, un titolo, un nome ed una foggia particolare di abiti.

I componenti delle Confraternite conservano lo stato laico e restano nella vita secolare; essi non hanno quindi l'obbligo di prestare i voti, né di fare vita in comune, né di fornire il proprio patrimonio e la propria attività per la confraternita.

Recenti studi comproverebbero l'esistenza di confraternite in Europa forse già nel quarto secolo, in Francia nell'ottavo ed in Italia nel secolo successivo.

Queste associazioni laiche erano dunque presenti agli albori di questo millennio, sia nelle città che nei villaggi italiani ove svolgevano funzioni umanitarie.

Anche a Montella nel corso dei secoli passati sono “fiorite” numerose Confraternite, tutte collegate a ciascuna delle varie e numerose chiese esistenti.

Continua a leggere
  1542 Visite

Forcone VI° episodio di Totoruccio Fierro

Ezechiele, più noto in paese coll'appellativo scherzoso di " Cacone ", perchè durante la frequenza della Scuola dell' obbligo, era sempre pronto ad alzare la mano per andare in bagno! Era un longilineo allampanato, esile, scarno e talmente magro da non riuscire a proiettare la sua ombra per terra, neanche con il sole all'alba e al tramonto!
Un sabato pomeriggio ( non sapendo nulla di calcio, squadre, classifiche ) al Bar vicino casa sua, giocò al Totocalcio una schedina prestampata di due colonne e vinse 125 milioni di lire, somma favolosa per quell'epoca!
E lui, che, senza nè arte nè parte, se ne andava oziando e bighellonando a tempo perso per le strade del Paese in cerca del nulla, diventò di botto la persona più ricca della zona!
La famiglia Del Sordo, originaria della Bolivia, che, tramite il Consolato, cambiò il cognome in Dell' Udito, proprietaria terriera, con un latifondo costituito da centinaia di ettari tra boschi, pianori, valli, ruscelli, frutteti e con al centro dello stesso una vasta casa in stile coloniale, dovendo far ritorno nel Paese sudamericano, mise in vendita il possedimento.

Cacone colse al volo quest'occasione e comprò la proprietà.
Da quel giorno, la sua vita cambiò di punto in bianco : fu adulato, venerato, compiaciuto, ammirato!
Egli era stato un accanito lettore del giornalino TOPOLINO, che lo aveva affascinato e avvinto fin da piccolo!
Chiamò il figlio Orazio e pretese che la figlia di lui, sua nipote, si chiamasse Clarabella!
Orazio, molto predisposto ed incline all'apprendimento delle lingue straniere, conosceva perfettamente quella francese e, appassionato di azioni di guerra e, impressionato dalle gesta e imprese napoleoniche, all' età di trentadue anni, affidando la figlioletta alle cure e all' affetto del nonno Ezechiele, si arruolò nella Legione Straniera!

Temerario, audace, intrepido, sprezzante del pericolo, partecipò a diverse battaglie e scontri tra le dune dei deserti africani, in Algeria, in Crimea, sempre distinguendosi per il suo coraggio e la sua audacia!
Ricevette encomi ed alcune medaglie, di cui una d'oro al valore militare per aver fatto saltare di notte un intricato reticolato, ferendosi gravemente ad una gamba ( come Garibaldi!).
Fu congedato con una lauta pensione, ma rimase storpio per tutta la vita!
Ritornò al Paese dove, alla stazione ferroviaria, fu accolto da una moltitudine di concittadini, dal Sindaco e da una banda musicale, che, con i solo Ottoni, innalzò un misto Inno italo-francese!
Il Sindaco se lo strinse al petto e, more solito, scomodò la lingua latina : - Vale, heros!

A casa abbracciò il padre e strinse teneramente Clarabella, che ammirò per la sua straordinaria bellezza, per il suo travolgente fascino!
Era, forse, una Dea che, stanca di osservare le cose terrene dall' alto, aveva deciso di scendere dall' Olimpo per mietere e travolgere cuori maschili?
Alta, slanciata, occhi ammaliatori, lunghi capelli corvini, curve giuste al posto giusto, insomma, la sorella di Venere!
Sarebbe inutile contare il numero dei giovani che le correvano appresso, che la corteggiavano, l' adulavano, la lusingavano, le facevano dichiarazioni d' amore...!
E, tanto, non solo per il suo splendore, ma anche per il suo rimarchevole patrimonio!
E, tra questo nutrito stuolo di adulatori, chi c'era?
Il nostro povero Forcone!
Egli l' aveva " occhiata " fin da quando frequentava la terza elementare, mentre lui era in quinta. 
Le inviava bigliettini con parole d' amore infuocate, ai quali lei non rispondeva mai!
Era, forse, solo un idillio adolescenziale?
No, perchè, col passar degli anni, il suo interesse e il suo amore per lei erano cresciuti a dismisura, tanto che la notte non riusciva a prendere sonno, agitato anche dalla calcolata indifferenza e freddezza di lei!
Pensò, allora, di passare ad azioni più romantiche, convincenti, coinvolgenti!
Pregò due suoi amici, di cui, uno dotato di una voce di basso e l' altro di baritono, di portarle una serenata : la luna da testimone, che dall' alto del cielo illuminava appena, appena la scena, il duo, accompagnato dalla chitarra, elevò stornelli, canti popolari e folcloristici, concludendo l' esibizione con l' Inno degli Alpini...
Un vero disastro!

Ma il virtuosismo del duetto era forse condizionato dalla paura di Orazio, che, in possesso di una Colt Smitt Wesson, sparava anche contro lo stormire delle fronde?
Fatto sta che la camera da letto di Clarabella rimase sempre al buio e lei non si affacciò sul verone "del paterno ostello!".
Forcone era a dir poco disperato, tormentato, afflitto!
Tornò a casa sconfitto e demoralizzato!
Che fare?
La notte gli avrebbe portato consiglio?
Si alzò di buon'ora, mise in tasca i risparmi che gli aveva lasciato la defunta Madre e si recò a Napoli.
Qui giunto, entrò nella Galleria Umberto Primo e scese le scale del Salone Margherita cafè-chantant e con le più devote preghiere riuscì ad ingaggiare due cantanti famosi :
Sergio Bruni e Nunzio Gallo!
Dopo alcuni giorni, a notte inoltrata, il duetto, chitarra e mandolino, sciorinò un vasto repertorio delle più belle e melodiose canzoni napoletane!
Quando, nel finale intuonò " 'O surdato 'nnammurato" allora, la luna splendette nel cielo, sorridendo, le stelle tremule si fermarono, i cani smisero di abbaiare, il vento calò, le foglie degli alberi non fremettero più, anche il silenzio della notte diventò più...silenzioso!
Improvvisamente, si accese la luce nella stanza di Clarabella, che apparve sul balcone e, languida e misurata nei gesti, si sciolse lentamente i suoi lunghi capelli corvini!
- È cotta la pecora! Gioì Forcone!
Mentre il Sindaco latinista avrebbe esclamato :
- Cum gaudio magno!

Continua a leggere
  540 Visite

Laurea Capone Stefano

Congratulazioni a Stefano Capone laureato in Giurisprudenza presso l'Università Federico Secondo di Napoli. Auguri al papà Bruno alla mamma Gerardina Nigro e alla sorella Elena. Ad maiora!

  1118 Visite

Laurea Rosyna Gramaglia

Papà Massimo,  Mamma Monia, il fratello Renato, i Nonni e gli Amici fanno gli auguri a Rosyna Gramaglia laureata in lettere moderne Università di Salerno

 

  996 Visite

Forcone V° episodio di Totoruccio Fierro

Ritornando dalla visita al Saggio morente, Forcone si era convinto di essere vittima di un bieco fatalismo, che lo spingeva con veemenza tra le braccia di una rassegnazione supina ai colpi del destino!
Con tale animo cupo si incamminò verso casa, mentre nell'imbrunire, guardando in alto vide il cielo che si costellava, si punteggiava delle prime, incerte e pallide stelle!
" IL CIELO STELLATO SOPRA DI NOI, LA LEGGE MORALE DENTRO DI NOI! "
Si domandava chi avesse mai scritto tale epitaffio e che cosa volesse significare...
Fece spallucce e con risolutezza spinse i passi in avanti!
Passò davanti al Cimitero quando oramai le ombre della sera erano scivolate su tutte le cose!
Guardò attraverso il cancello ed assistette ad uno spettacolo curioso, inopinato, sconcertante : decine di fiammelle azzurrognole si libravano, ondeggiando dalle tombe!
Erano i fuochi fatui?
Attratto da tali sorgenti luminose che regalavano al luogo un aspetto meno lugubre e funereo, in modo risoluto, spinse il cancello arrugginito, che cigolò e gemette, e si diresse verso la tomba della sua povera Madre!
Fu costei, anzitempo, una vedova bianca, perchè il marito, furfante di tre cotte, era emigrato negli States in cerca di fortuna, senza dare più notizie di sè, nè segni di vita!
Correvano voci, molto accreditate, che il lestofante, più che parlare l'italoamericano, faceva cantare il suo mitra!
Forcone si inginocchiò per alcuni minuti : pregò devotamente, cercando di stabilire
con la defunta un filo diretto, un rapporto contemplativo!
Allora, ebbe come una folgore improvvisa, un'idea chiara e distinta (alla Cartesio !) sulle azioni che avrebbe dovuto intraprendere per conseguire la sua rivalsa, la sua rivincita, la sua giusta vendetta!
Era stata la Madre ad alluminargli la mente? Boh! In tutta sincerità non sono in grado di dare certezze assolute!
Allora, si alzò di scatto e velocemente filò verso l'uscita con la viva speranza che il Camposantaro non avesse chiuso il cancello,lasciandolo vivo tra i...morti! Ma, non lo fermò più nessuno!
Intanto, nella medesima serata, si era riunita all' osteria del Paese (frequentata un giorno sì e un giorno sempre) la solita accozzaglia, l'identica combutta, costituita dal Pretore, l'Avvocato, altri legulei di infimo ordine, il Cancelliere,
il Sindaco e l'usciere nullafacente!
Una consorteria di Vitelloni, oziosa ed indolente, dedita ai bagordi, ai banchetti, alla crapula smodata e senza alcun limite!
Dopo aver cenato lautamente, passarono al gioco del "Tuocco", obbedendo al vecchio aforisma che declamava :
" Bevi il bicchiere ch'è pieno, riempi il bicchiere ch'è vuoto, non lo lasciar mai pieno e non lo lasciar mai vuoto! "
Auspicavano, con perfetta convinzione, che tale detto acquisisse vigore di Legge, regolarmente approvata dal Parlamento!
[Verso le prime ore della notte, il nostro redivivo Azzeccagarbugli si inoltrò verso casa, mezzo ubriaco ( togliere il "mezzo" !), trascinandosi la gamba zoppa e, dopo vari ed inutili tentativi, riuscì ad infilare la chiave nel "buco" della serratura!
Egli, l'unico erede di una famiglia gentilizia, abitava in una magione signorile al centro del Paese, edificata alcuni secoli prima in stile gotico autentico, con due Cariatidi, sostenenti il lungo balcone centrale, mentre sul lato destro del portone, per simboleggiare la qualità e il potere dinastico della famiglia, faceva bella mostra di sè, come stemma araldico e scolpito in pietra, un enorme obice ( tra cannone e mortaio ), dritto come un fuso, in atto di vomitare su ipotetiche truppe nemiche, le due grosse
" palle " di ferro che lo sorreggevano ai due lati della sua base!
Egli odiava la casa, ma aveva una cura particolare, maniacale per il giardino che si stendeva per circa due tomoli alle spalle della stessa.
Per metà coltivato all'italiana e per metà all'inglese, offriva uno spettacolo estetico sbalorditivo :
statue, patii, fontane, pergolati, vialetti, siepi di bosso...!
Lo curava, con sapiente dedizione, un affidato e anziano inserviente, al quale, sordo com' era, bisognava parlare a gesti!
In un angolo del giardino, in uno spazio con cuccia, era padrone il cane ( un Alano esagerato ), ispiratore inconsapevole di questo insulso e visionario racconto!
Perchè l'intrigante avvocato odiava la sua casa?
Bisogna, allora, sapere che all'età di sedici anni, bel giovane aperto alla vita, mentre scendeva la " pericolosa" scalinata ( già affrontata in modo "alpinistico" da Forcone ),
inciampò sul primo scalino e,"come corpo morto cade " ruzzolò all'ingiù rovinosamente e atterrò al termine della stessa che, oramai, era tutto " "scatastato", tutto "spetazzato"!
Corsa velocissima all' Ospedale più vicino!
Tra i chirurghi in servizio c' era il dottor Ombrone, che, cinico qual era, non si affidava ai dettami della scienza di Esculapio, ma, da praticone impenitente andava a tentoni e obbediva al detto : "Benerico e benericamo, cchiù picca simo e cchiù meglio stamo!"
A ragione della turnazione, il povero e sfortunato ragazzo capitò proprio nelle sue grinfie! Intervenne prontamente:
cuci qui, cuci là, tira, strappa, allunga, taglia, accorcia, lega, punti qui e punti là...
Insomma, al termine del prolungato Intervento, guardò estasiato il prodotto del suo operato : aveva creato il cugino di Frankenstein!
Fu brutto per tutta la vita :
calvo, occhi strabici e strabuzzanti, zoppo, magro come un "carpino", ma anche dai costumi spregevoli:
sciatto, crapulone, infigardo, iroso, bugiardo, insomma, un ineffabile cialtrone!
Tutte le donne del Paese, anche le più brutte e laide, lo avevano cancellato dai loro pensieri!
Dobbiamo aggiungere che non volle, con fredda e losca determinazione, mai più ristrutturare la "scala" assassina, nella bieca speranza che potesse mietere altre vittime!
Si laureò in Legge, non senza aver seminato scompigli e fuggi, fuggi degli studenti e i docenti, quando attraversava i corridoi e le aule dell' Università!
Ottenne il voto minimo all' esame finale, perchè gli esaminatori, pur di sbarazzarsi in fretta delle sue sembianze raccapriccianti, gli concedevano il 18 "estetico"!
Consapevole del suo stato, quando di notte doveva girare un angolo di strada del Paese, fischiettava sonoramente per avvertire della sua presenza ai malcapitati che improvvisamente incontrava!
E ciò per riguardarli da eventuali attacchi cardiaci e ictus cerebrali! Rubacchiava,
per i consigli legali, a destra e a manca: sentenze, disposizioni, giudizi, arringhe, filippiche di colleghi e principi del foro durante la celebrazione dei processi!
Rileggeva con avidità spasmodica e frenetica quelle cause che trattavano di omicidi, strangolamenti, femminicidi, spargimenti di sangue, assassinii di massa, delitti d'onore ( teneva conservato in un cassetto il ritratto di Hitler! )...
A proposito del delitto d'onore, aveva quasi imparato a memoria quello di Lapio : un giovane medico fu imputato, perchè nella prima notte di nozze, in un albergo di Napoli, tagliò la gola alla moglie dormiente, perchè non l'aveva trovata illibata : scena granguignolesca
!

  664 Visite

Hanno onorano Giovanni Palatucci“ Anniversario “ 78° morte 10 Febbraio 1945

“ Anniversario “ 78° morte di Giovanni Palatucci 10 Febbraio 1945

     

Giardini che onorano Giovanni Palatucci


In data 10 Febbraio 2023 alle ore 10,00 a Crotone presso la Chiesa della Beata Vergine del Rosario di Pompei ( sita Trav. V di Corso Messina - 6 ) in concomitanza della Giornata del Ricordo Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 , Don Ezio Limina Ha celebrato una Santa Messa ricorrendo il 78° Anniversario della morte del Questore di Fiume ( Italiana ) Giovanni Palatucci , avvenuta il 10 Febbraio 1945 a Dachau in Germania nei campi di sterminio nazista Servo di Dio e Giusto fra le Nazioni nonché medaglia al Valore Civile . Durante la cerimonia liturgica la studentessa Elisa Buonaccorsi ( una delle vincitrici della Nona Borsa di studio G. Palatucci ) ha fatto ascoltare Il brano da lei composto “ L’uomo della speranza “ creando forti emozioni tra i presenti. Tra cui il Dirigente scolastico del Liceo Vincenzo Scaramuzza “ Istituto G.V. Gravina “ prof. Antonio Santoro,


Presenti tutte le forze dell’Ordine, Il Sindaco, esponenti della Provincia, Associazioni militari e Soci dell’associazione, e Csv Calabria Centro di Crotone con Aldo Pirillo.
Con i saluti del Questore dr. Marco Giambra e la lettura della Preghiera da parte del Presidente e la benedizione finale, è stato rivolto ai presenti l’invito a recarsi alle 11,00 presso Piazza Umberto a Crotone davanti al giardino dei Monumenti dei Caduti dove è stata apposta una nuova Targa creata dal Maestro Orafo Cav. Michele Affidato a ricordo della giornata odierna e piantumato un Albero d’Ulivo, con il patrocinio gratuito del Comune di Crotone e l’Associazione Giovanni Palatucci.


Di seguito il Questore e la Vicaria del Prefetto Dssa Eufemia Tarsia hanno deposto una corona d’alloro con la quale si è voluto conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani di tutte le Foibe oltreché la morte del Servo di Dio e Giusto fra le Nazioni Giovanni Palatucci.
L’intonarsi del silenzio da un trombettista del Liceo Musicale V. Scaramuzza dell’ Istituto G.V. Gravina ha creato suggestione tra i presenti e soprattutto tra gli studenti del Liceo Musicale V. Scaramuzza dell’Istituto G.V.Gravina i quali entusiasti dopo la Borsa di Studio a loro concessa in data 27 Gennaio 2023 hanno accettato entusiasti per l’occasione l’invito ed essere presenti. Presenti tutte le forze dell’Ordine, Il Sindaco, Il Presidente della Provincia, Associazioni militari e Soci dell’associazione.
Vivi ringraziamenti da Vincenzo Costa e dal Questore Dr. Marco Giambra sono stati rivolti a tutti i partecipanti alla mesta cerimonia.
Crotone 10 Febbraio 2023
Ass. G. Palatucci Crotone

Continua a leggere
  446 Visite

Giovanni Palatucci 10 febbraio 2023 "Il giorno del ricordo"

Oggi,10 febbraio,ricorre il 78.mo anniversario della morte del SERVO DI DIO,EROE E MARTIRE , GIOVANNI PALATUCCI nato in Montella il 31 maggio 1909. Per l'occasione,con il contributo del Comune, abbiamo fatto ornare il il suo monumento con una composizione floreale edun nastro tricolore,recante la scritta "IN MEMORIA... BERSAGLIERI E COMUNE DI MONTELLA"
Oggi è anche il GIORNO DEL RICORDO,per non dimenticare le decine di migliaia di infoibati dal regime comunista di Tito,dal 1945 al 1947. In quegli anni,ca. 450.000 italiani dovettero abbandonare le loro case e ,dall'Istria , Dalmazia e Fiume, raggiunsero varie città , soprattutto del nord Italia e nazioni estere. Anche in Italia,non sempre accolti favorevolmente.
Per NON DIMENTICARE e costruire una MEMORIA COMUNE per ricordare quanti ,nel recente passato,hanno sofferto o , addirittura,perso la Vita,incolpevolmente
VIVA L'ITALIA UNITA E SOLIDALE

Continua a leggere
  666 Visite

Nona Edizione della Borsa di studio in memoria di Giovanni Palatucci

Si è svolta la Nona Edizione della Borsa di studio in memoria di Giovanni Palatucci, Questore reggente di Fiume Italiana che diede la vita per salvare alcuni israeliti dalla follia tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberano il campo di concentramento di Auschwit ed a tale proposito si istituisce in tale data con la legge n° 211 del 20 Luglio 2000, il “ Giorno della Memoria “ in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico, e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, inoltre per non dimenticare le vittime della furia nazista durante la seconda guerra mondiale.


E’ stato ricordato tra le vittime dell’ Olocausto il “ Servo di Dio e Giusto Tra le Nazioni “ Giovanni Palatucci “ , nato a Montella (Avellino) il 31 maggio 1909, morto a Dachau il 10 Febbraio 1945, poliziotto italiano, vice commissario aggiunto di pubblica sicurezza e Medaglia d’oro al merito civile.
Per l’occasione erano presenti :
per , Il vice Questore dott. Salvatore Montemagno , Don Ezio Limina, la vice Dirigente scolastica Prof.ssa Eugenia Liviera Zugiani, la Prof.ssa Mariella Manica, il Prof. Luigi Benincasa , il Presidente dell’Associazione Giovanni Palatucci O.D.V. di Crotone cav. Vincenzo Costa che ha creato l’evento, il Tenente Colonnello Raffaele Giovinazzo del Comando provinciale dei Carabinieri, rappresentanti delle Autorità di Guardia di Finanza, della Guardia Costiera e Capitaneria di Porto, dell’Aeronautica Militare, l’assessore Comunale G. Greco, il rappresentante dell’ A.N.M.I. oltre ad alcuni soci simpatizzanti. Ha moderato l’evento la Vice Dirigente del Liceo Musicale.
Dopo l’omaggio all’inno di Mameli , i saluti d’obbligo e gli interventi istituzionali, si è provveduto far partire una carrellata di PowerPoint con la biografia e gesta di Giovanni Palatucci,con spunti audiovisivi culminante nell’ inno a Palatucci.


Dopodiché il Prof. Luigi Benincasa Presidente della commissione giudicatrice dei testi e composizioni assieme al Prof. Ferdinando Romano e Prof. Eugenia Liviera Zugiani, hanno espresso i motivi della scelta dei Testi da premiare.
Codesta giuria ha deciso di premiare i seguenti testi e brani:
1. “ Piccola Romanza “ scritto per fagotto e clarinetto della studentessa Valery Pizzimenti.
La commissione valuta positivamente l’elaborato poiché è riuscito ad esprimere attraverso i suoni il dramma dell’olocausto anche nella sua forma semplice ma significativa. Per l’attinenza ai contenuti, indirizzati a descrivere attraverso una forma semplice il dramma dell’olocausto, il brano, presentato in forma dialogica racconta il vissuto di G. Palatucci del suo esempio a futura.

2. “ L’uomo della Speranza “ scritto dalla studentessa Elisa Buonaccorsi.
Per aver centrato il tema portante della Speranza, che tanto a cuore aveva il Questore di Fiume. Nella forma il brano e caratteristico ed essenziale , suona come un preludio dolce e malinconico pregno di solitudine ma allo stesso tempo ricco di luce e speranza.
Gli elaborati presentati sono stati sette e tutti hanno dimostrato passione e cura
nell’esplicazioni del contenuto e del suono, una lode ed un augurio caloroso per gli studi in prosecuzione, e stato espresso da parte di Costa Presidente della Associazione.
Alle due vincitrici è stato chiesto di proferire a parole proprie le modalità che hanno spinto a comporre i testi su citati.


Alle studente Elisa Buonaccorsi e Valey Pizzimenti, sarà consegnato un assegno di Euro 250,00
( Duecentocinquanta ) ciascuno per un totale di Euro 500,00 entrambi, entro la fine dell’anno scolastico in concomitanza della promozione alla classe superiore, pena esclusione.
il Cav. Vincenzo Costa coadiuvato dalla Dirigente scolastica e Professoresse ha consegnato alle ragazze le Targhe di creazione dell’Orafo Michele Affidato e gli Attestati di merito prodotti dal CSV Calabria Centro di Crotone.
Altre riconoscenze sono state consegnate al Prof. Ferdinando Romano, al prof. Luigi Benincasa ed alla Prof.ssa Mariella Manica.

Continua a leggere
  715 Visite

Forcone 4° episodio di Totoruccio Fierro

Forcone non avvertì neanche l'obbligo di rispondere alla domanda del Sindaco "latino" e, veloce, sgattaiolò dal Palazzo Comunale e, con sicurezza e determinazione, si avviò verso casa sua.
Lungo la strada incontrò tanti amici, che fecero finta di non riconoscerlo, nonostante che con essi aveva trascorso ore e ore all'osteria del Paese, giocando a "Tuocco", a "Padrone e sotto", alla "Passatella", alla "Scoppola"...
I giochi, com'è noto, di origine romana ( piacevano molto anche a Catone e Cicerone ) consistono nel tracannare in compagnia litri e litri di vino, innaffiando porzioni di baccalà, lupini e altri cibi salati, cercando di mandare "all'urmo"
( cioè non potevano bere! ) gli avversari!  Più avanti, incontrò Oreste il macellaio!
Era costui un tracagnotto brutto, con un'epa gonfia e cascante dalla cintola:
passava per essere buono e affabile, e, sempre pronto a soddisfare i clienti, si recava con piacere nelle
loro abitazioni per scannare i suini allevati e recuperare il loro sangue versato per farne sanguinaccio!
Ai lati della beccheria teneva sempre esposte penzoloni le due "pacchine" di maiale sui cui andavano a banchettare nugoli di mosche ed insetti voraci!
Sorprese più volte la moglie, attraente e più giovane di lui, che trescava con un biondino belloccio e, nonostante le botte e le legnate dispensatele,
lei ricadeva sempre nel peccato di lussuria e concupiscenza!
Un bel giorno, i due amanti non si videro più in giro per le vie del Paese : spariti ?
A questo punto il racconto diventa convulso, agitato, spasmodico, drammatico! È connotato, infatti, da una insinuante circostanza e caso da romanzo giallo e dell'orrore, degni di un autore come Stephen King!
Alcuni compaesani pensarono che la coppia di amanti fosse fuggita in un paese lontano dove consumare, alla luce del sole, il loro idillio, gli altri, la moltitudine maligna e perfida, era più che convinta che i due fossero finiti, prima in un tritacarne e poi nelle budella per fare salsicce e soppressate!
Quando Forcone gli fu vicino, il beccaio, senza muovere le labbra, gli bisbigliò con fare da complice omertoso, che erano a sua disposizione tutti gli attrezzi taglienti della sua macelleria!
La proposta di Oreste era stata così audace, spregiudicata, sinistra, che fu sveltamente respinta da Forcone, mentre nel suo animo, a causa di questa offerta criminosa, aumentarono a dismisura i dubbi se anche il suo inconsapevole stomaco fosse stato il depositario di quei discussi ed ambigui salumi!
Arrivò a casa che era quasi buio e la luna aveva iniziato a fare il suo percorso nel cielo... Aprì la porta e, senza spogliarsi, si tuffò sul letto e, stanco com'era, si addormentò di botto! Ma dormì una notte agitata, popolata da terrificanti incubi ( gli stessi che assalirono Don Abbondio dopo le intimidazioni dei Bravi di Don Rodrigo e quelli di quest'ultimo che, dopo aver fatto baldoria con gli amici, tornò a casa e, andando a letto, sognò Fra Cristoforo nell'atto di maledirlo, dopo che si era scoperto addosso " un sozzo bubbone d'un colore paonazzo " e quindi di aver contratto la peste! ), sognò, dunque,

Forcone una folla di enormi cani, giudici, avvocati, uscieri, sindaci, macellai, tutta un'accozzaglia di figure pericolose, nere, pronte a fargli tirar le cuoia, impiccandolo, come capitò a Pinocchio, che penzolò dalla Quercia degli Assassini per le mani del Gatto e della Volpe!
Pur tuttavia, si svegliò la mattina e si scoprì lucido e determinato!
Ad un paio di tiri di schioppo da casa sua, viveva Pilade il Saggio, una sorta di santone, asceta, guida spirituale, taumaturgo, presso cui si recavano le persone i questuanti per risolvere i problemi della loro vita!

Dietro compensi in natura, egli ascoltava le loro richieste di aiuto e poi dispensava pareri… 

Dietro compensi in natura, egli ascoltava le loro richieste di aiuto e poi dispensava pareri, consigli, raccomandazioni, ma anche, all'uopo, reprimende, rimproveri, strigliate!
Vestiva sempre una palandrana che gli cadeva su i sandali, mentre una folta e lunga capigliatura, bianca come la neve, gli scendeva a riccioli lungo la schiena...
Il nostro Forcone risolse di andargli a fare visita per i problemi che lo attanagliavano!
Mentre si inoltrava lungo il sentiero, verso la casa di Pilade, incontrò Egisto, ragazzo molto bello, un Adone, che tutte le donne del Paese mangiavano con gli occhi, facendogli il filo, pronte ad "uccellare" il...merlo!
Egli faceva ritorno da Pilade, presso il quale si era recato per un problema di cuore :
- Se vai dal Santone, ritorna sui tuoi passi, perchè l'hanno messo a "pane bianco" e a "tagliolini in brodo" ( nelle famiglie povere erano gli ultimi, confortevoli cibi che si davano ai morenti ) e sta esalando l'ultimo respiro!

  609 Visite

Giuseppe Sica Campo di prigionia di guerra Kaisersteinbruch in Germania

Cari Genitori Vi scrivo per farvi sapere che sto bene , e così spero sempre di Voi . Io Io fino adesso ancora niente di zie e di Voi. Scrivetemi spesso, che gli altri hanno avuto posta in questi giorni da laggiù. Io Vi assicuro che sto bene , il mio pensiero è per Voi. Baci a tutti e Papà e Mamma .

Peppiniello

Cari Genitori Vi scrivo per farvi sapere che sto bene , e così spero sempre di Voi . Io Io fino adesso ancora niente di zie e di Voi. Scrivetemi spesso, che gli altri hanno avuto posta in questi giorni da laggiù. Io Vi assicuro che sto bene , il mio pensiero è per Voi. Baci a tutti e Papà e Mamma .

Peppiniello

Continua a leggere
  737 Visite

Quando a Sorbo nevicava ...Ricordi di Carmela Marano

Quando a Sorbo nevicava ...Ricordi di Carmala Marano  - Durante le lunghe invernate quando ero bambina, capitava spesso che a Montella e nel mio rione Sorbo, cadesse tanta di quella neve da costringere gli abitanti a spalare gallerie alte anche più di un metro davanti ai portoni delle case per potere uscire a fare cose essenziali per le loro famiglie, o addirittura ad uscire dalle finestre dei piani bassi. La coltre bianca copriva tutto, rendendo il paesaggio visto dall'alto, suggestivo e fiabesco, in un silenzio irreale che impediva anche il diffondersi del suono delle campane delle chiese e dei rintocchi dell'orologio della piazza. In casa era sempre accesso il focolare che oltre a scaldare tutta la casa, serviva ad far circolare il calore sopra una grande grata dove si essiccavano le castagne.

C'era anche una grande e bella cucina a legna, rivestita di mattonelle, acquistata da mio papà al suo rientro da lunghi anni di lavoro negli Stati Uniti d'America. Con questa cucina, dove naturalmente mia mamma faceva da mangiare, e dove si facevano quasi tutti i giorni le caldarroste, si manteneva l'acqua calda necessaria ai vari servizi e si asciugavano i panni. Per noi bambine e bambini erano giornate belle e divertenti, io aiutavo gli uccellini affamati a nutrirsi, che senza alcuna paura, si avvicinavano sul grande cortile a terrazza di casa mia. Quando non si andava a scuola, passavamo le giornate a correre su e giù nella neve calzando ai piedi solamente le calze di lana di pecora che tenevano caldo e non lasciavano passare l'umidità. I ragazzi si attrezzavano rimettendo insieme vecchie tavole di legno per costruire improvvisati slittini, utilizzandoli per fare spericolate discese verso la chiesa di S. Michele.

Per noi femminucce, anche se piccole, camminare per le strade era pericoloso per il rischio di cadute a causa del ghiaccio e perché i ragazzini appostati in vari punti strategici prendevano a pallate di neve chiunque passasse a portata di tiro. Un giorno, che era nevicato molto, io e alcune delle mie sorelle e amiche ci eravamo incammitate verso l'edificio scolastico, giunte a costeggiare un alto muro, ci accorgemmo che stavamo cadendo in una imboscata di pallate, sopra al muro un bel gruppo di ragazzini erano pronti a colpirci, per noi non c'era più via di scampo, dovevamo solo cercare di scappare il più lontano possibile, portandoci fuori dalle mire di quei ragazzini nostri coetanei, d'improvviso però una voce si alzò sopra al muro, che intimava a tutti "non tirate, sono le sorelle di Gerardo" e così nessuno di loro si provò a lanciare una sola palla di neve. Avevano avuto sicuramente paura per una eventuale vendetta che mio fratello più grande di loro, avrebbe messo in atto.

Non era come oggi, che appena cadono due fiocchi di neve l'amministrazione comunale fa una ordinanza di chiusura delle scuole. Si andava a scuola anche quando nevicava, le aule erano freddissime, ed era usanza che ognuono di noi portasse un pezzo di legna secca per potere alimentare la grande stufa scolastica in terracotta. Gli adulti, non potendo andare al lavoro nei castagneti e nei terreni coltivati, aggiustavano gli attrezzi agricoli, lavoravano le carni dei maiali che nei mesi freddi venivano macellati, preparando succosi prusciutti, salsicce, soppressate, e noglie, le donne preparavano le "ielatine" con le frattaglie dei maiali, pasta fatta a mano, stese, tagliatelle, gnocchi e altre prelibatezze. Sempre le donne, passavano le giornate fredde dell'inverno, armate di fuso e arcolaio a filare e poi lavorare la lana delle tantissime pecore che i pastori paesani avevano e accudivano.

Tessevano maglioni, mantelle, scarpette da notte e ogni tipo di calze e calzini. Tanti uomini, si ritrovavano nelle cantine a giocare a carte e a bere vino per intere serate, molte volte, alcuni di loro si ritiravano a casa barcollando in preda a una bella ubriacatura, con gravi rischi per le povere donne che li aspettavano. Nelle cantine non esistevano servizi igienici, e quando, a fine serata, gli ubriaconi uscivano, facevano i bisogni in qualsiasi angolo nascosto che gli capitava. Un bruttissimo ricordo per me fu il passaggio della guerra, quello che mi impressionava di più, era il vedere, grandi e piccini, provenienti da Napoli e da altre città della Campania, fuggiti e sfollati nel nostro paese, chiedere l'elemosina o addirittura un pezzo di pane per sfamarsi. A noi non mancava niente, e io ritenevo assurdo che questa povera gente, non per colpa loro, doveva subire tutto quello che le stava succedendo. Oggi a causa dei cambiamenti climatici, anche a Montella, come in molti altri paesi di montagna, le nevicate sono meno frequenti e intense di quando io ero piccola. Per il progresso non esistono più le condizioni di vita e gli avvenimenti di quei tempi, rimangono però, intatti i ricordi, che la mia generazione ancora presente, può raccontare ai tanti giovani sulle loro origini e su quella che fù la vita dei loro antenati.
CARMELA MARANO

  1383 Visite

Laurea Vernacchio Filomena

Congratulazioni a Filomena Vernacchio laureata in giurisprudenza presso La Sapienza di Roma.Auguri al papà Antonio alla mamma Cinzia Pizza e alle nonne Filomena Delli Gatti e Silvana Vestuto

  1454 Visite

Foprcone III° episodio "La vendetta " di Totoruccio Fierro

Forcone terzo .  LA VENDETTA -  Dopo la lettura della sentenza, che lo aveva giudicato soccombente, il povero Forcone, sconsolato, avvilito, frustrato uscì dalla Pretura, barcollando, ciondolando come se avesse tracannato un fiasco di Cannellino, l'ottimo vino bianco dei Castelli Romani, per accompagnare un piatto di Ciccioli di maiale con peperoni Cruschi!
Per come era stato trattato,anzi bistrattato, egli avvertiva una dolorosa fitta al petto, come se avesse ricevuto, in modo proditorio, una coltellata ad opra di Jack lo Squartatore, l'efferato e sanguinario serial killer della Londra di fine Ottocento!
Si incamminò affranto verso casa, ma, girando l'angolo della strada si trovò nella piazza centrale del Paese a forma di esedra. In fondo ad essa si ergeva il Palazzo Comunale sul cui frontone sventolava, lacera, una bandiera tricolore!
Ebbe un improvviso sussulto e trasalimento dell'animo, un nuovo e residuo sentimento di ottimismo e fiducia!
Si animò tutto, allora, e si avviò frettolosamente verso il Municipio nell'ingenua speranza che il Sindaco, nella sua qualità di Autorità Civile, avrebbe potuto tendergli una mano, ribaltando e soppiantando il verdetto di quella Giudiziaria!
Si infilò nel portone di accesso e si sedette nell'anticamera dell' ufficio sindacale per essere ricevuto.
In un angolo della stessa, un usciere, ( che non lo degnò neanche di uno sguardo ) perchè era intento a sfogliare e leggere il Corriere dello Sport : "Tracollo della Banda Bassotti allo stadio Maradona!"
Dopo una lunga attesa, apparve sull'uscio la figura imperiosa del Sindaco!
Era costui un tipo longilineo, salcigno, allampanato, con folta capigliatura e basette lunghe fin sotto il mento : un elegante vestito scuro con fasce tricolore a tracolla e stretta in vita, accresceva la sua esilità e magrezza.
In età più che matura si era scoperto cultore della Storia Romana e della lingua Latina, ma l'apprendimento di quest'ultima si era rivelato difficile, duro, scabroso : un eclatante fallimento!
Conosceva poche parole, quelle più correnti dell'idioma, che spesso pronunciava anche in modo maccheronico durante le sedute del Consiglio Comunale, lasciando attoniti, interdetti e disorientati i cittadini convenuti !
Era talmente invaghito, preso, affascinato dalla storia della Civiltà Romana e dalla Latinità che un giorno, senza alcuna autorizzazione, decise di far murare ai lati del portone d'ingresso della Casa Comunale, due enormi Fasci Littorio scolpiti in pietra Favaccina della Breccia Irpina!
Fu così che mentre assisteva alla loro collocazione, una moltitudine di compaesani, una sorta di canea arrabbiata ed inferocita, assetata del suo sangue, lo costrinse a fuggire a gambe velocissime per tutte le vie del paese, finché non riparò nella casa di un suo elettore!
Fortuna volle che il capobanda della furibonda masnada di inseguitori, era il fidanzato della sua figliola, bella donna, il quale, onde evitare che il futuro suocero ci lasciasse le penne, rendendo anche orfana la sua promessa sposa, rabbonì, sedò, calmò la folla assatanata, dietro la promessa giurata che l'opra non avesse compimento!
Ma veniamo a noi. Il Sindaco, dalla soglia del suo ufficio, invitando il nostro protagonista,urlò :
- Vale Furca! ( latino di "forcone").
Seduto che fu, il povero Forcone spiattellò ininterrottamente tutta la sua triste vicenda, bagnata anche da calde lacrime!
Il novello Pretoriano ( qualche volta a casa sua si era spinto anche ad indossare una toga romana! ) lo ascoltò con aria compassata e poi sbottò :
- Carus Furca, amicus meus, tu hai la fierezza di Cesare, il coraggio di Bruto e la testa di...Cassio!
Le sentenze di un giudice, anche se animalista convinto, non sono annullabili, ma devono essere impugnate solo ricorrendo ad un secondo grado di giudizio!

Totoruccio Fierro.

VEDI LE ALTRE PUNTATE " UN AVVOCATO INTRIGANTE "

 

  917 Visite

Le poesie di Christian Sarni e l’atto di amore per Montella

Sabato 3 dicembre a Montella è stato presentato il libro di poesie “Si mi oto a quera via” (Se mi volto su quella strada). Si tratta della prima opera di Christian Sarni, 44 anni. L’autore vive a Roma dove si è trasferito dopo il Liceo, ma non ha mai dimenticato la sua terra. La raccolta di versi è infatti un omaggio in dialetto al suo paese, Montella, ma di riflesso rappresenta anche un atto di amore e nostalgia di chi ha lasciato l’Irpinia per lavoro e ora guarda da lontano questa provincia, che ha regalato a una generazione un’infanzia spensierata pur negli anni difficili del dopo-terremoto.

 “Dopo anni passati fuori, quando torno mi sento un po’ più solo, quasi straniero, nella mia amata terra. Ma poi basta voltarmi a guardare con più attenzione e qualunque strada, qualsiasi angolo, ogni punto dove poso gli occhi si anima in un teatro di esperienze vissute attraverso mosaici di relazioni autentiche che hanno lasciato un segno indelebile.

Esiste un posto speciale tra la mente e il cuore dove è bello fermarsi, un luogo magico dove ci si può incontrare e rimanere giovani per sempre: la memoria”, spiega l’autore. “L’idea di scrivere questi versi, e c’è poi anche una parte relativa agli usi e costumi montellesi, è nata durante la prima fase della pandemia. Credo che a molti sia accaduto lo stesso. In quei momenti il distacco dal mio passato si è riproposto con maggiore forza. E’ un lavoro senza velleità letterarie, che però è scaturito in maniera naturale. Proprio per questo motivo spero possa trovare un riscontro nella mia comunità a cui dedico il volumetto”.

La presentazione di “Si mi oto a quera via” (Ed. Digital Graphic) si è tenuta  presso il Teatro Solimene di Montella sabato 3 dicembre  grazie all’iniziativa dell’associazione culturale “Ferdinando Cianciulli” e con il patrocinio del Comune di Montella. Insieme all’autore sono interveniuti i professori Paolo Saggese e Tullio Barbone, il giornalista Giulio D’Andrea (sua la prefazione) e Mario Grasso, segretario dell’associazione “Ferdinando Cianciulli”. Moderatore dell’incontro la scrittrice Maria Barbone. Per l’occasione Nadia Marano, autrice del disegno in copertina e delle illustrazioni che animano le pagine del libro, ha presentato una sua opera.

linus

  898 Visite

Come te la scuòrdi ‘sta ‘Mmacolàta ?! di Giuseppe Marano

Come te la scuòrdi ‘sta ‘Mmacolàta?! di Giuseppe Marano Caro Vittòrio! Scusa se ti scrivo ogni mòrta re papa (tra parèntesi: a Suorio dicono mòrta, a la Chiàzza dicono morte! Ricchezza linguistica. Almeno quella!); tu sai che non ti scrivo a bèllo ggènio, quànno mi schòcca ‘ngàpo, ma solo quando succede ‘na cosa gròssa, che può essere un po' importante e utile pure per gli altri;
non mi interessa la lagna personale (la nostra letteratura strabocca di piagnisteo!).
Ma veniamo a noi: come te la scuòrdi ‘sta ‘Mmacolàta?! L’ 8 dicembre scorso.
Te la faccio corta: dopo aver preso una comprèssa non riesco più ad andare a bagno: blòcco urinario. Due di notte. Mi vedo perso.
Che fai? Solo chi c’è passato può capire. “Qua sotto c’è la guardia medica!”. Ci vado subito. C’è una giovane dottoressa, espongo il problema sottolineando la necessità impellente di un catetere e subito mi gela: Non posso metterlo(!) dovete andare al Pronto Soccorso più vicino.
E chi t’accompagna? Nessuno in famiglia è in condizione di accompagnarmi, e non sentendomi di guidare, chiamo un amico che svolge servizio di accompagnamento co la macchina, ma lui e tutti gli operatori purtroppo sono impegnati.
Mi vedo costretto a…portàrmi da solo al PRONTO SOCCORSO più vicino: Sant’Angelo Lombardi, ove mi apre un infermiere giovane il quale sentendo il mio accidente mi gèla per la seconda volta: non c’è il reparto di UROLOGIA, però, avvertendo l’urgenza del problèma, sembra improvvisamente disponibile a mettermi il catetere, MA un vocione, con inflessione vocale velletariamente partenopea, lo sorprende alle spalle: “E chi s’ ’a pìgl’ ssà rescponsabilità!?” (= “e chi si prende questa responsabilità!”): dev’essere un collega più anziano che dall’interno quasi lo rimprovera. “Deve andare al PRONTO SOCCORSO, a Ariano o Avellino!”.
Questo il secondo “soccorso”: quello di Santàngilo.
Non ce la fàccio a replicare e, devo anche cercare di tranquillizzare il familiare che m’accompàgna. Un’altra stampìta per Avellino? E chi ce la fa!
“A pena” (il caso di dire) faccio ritorno a casa dove un familiare chiama il Servizio Infermieristico H 24 (!) per avere un operatore a domicilio, risposta: “Signò so’ re quàtto re notte!”, a significare l’antifona: “Ma tu ha’ pèrsa la capo!”= nessun operatore disponibile, nonostante la formula chimica: H24.
Chiamiamo il 118: miracolo, un barlume di voce umana accorda l’invio di un’ambulanza che dopo poco arriva, due infermieri professionali, compìti, svolgono con cura il loro intervento.
Il mio ringraziamento va a loro.
Eccezione alla sofferta regola: vilipendio della sofferenza.
Caro Vittorio se la sincerità è per gli amici, ti ho scritto senza alcuna speranza…migliorativa; per carità le dovute eccezioni sono d’obbligo: <<exceptis excipiendis>> = …fammelo dire in latino, se no, che l’ho studiato a ffà per tant’anni? Per scoprire la “luna re Nàpoli”? -come dicevano i mitologici sorevesi di Nànzi la Cupa.
Mi stavo dimenticando un piccolo corollario. Qualche giorno fa vicino alla posta incontro un vecchio amico: -Come stai Peppì?- Come non raccontargli la fresca storiella. Segue il mio racconto non meravigliato, e sono io che me ne meraviglio; mi dice: -Mi fai rivivere quello capitato a mio padre 28 anni fa stesso posto. Non c’era chi gli mettésse un catetere! Dovetti accompagnarlo ad Avellino!- Mentre parlava ricordavo un detto nostrano: “Guard’ a li uài re l’àti ca s’addòrcano li tua”, scoprendone l’egoismo di fondo: l’insensibilità o meglio il sollievo per i mali altrui!
Sparo qualche bbòtta di ricorso, esposto-colpo a ricerca di calore ai… Capaddòzi? Ma che ne cavo, povero féssa! I Di Pietro, i Borrelli & C. che fine hanno fatto? Saranno cancellati dalla storia perché colpevoli di essere anticorpi.
Qua non ce vòle la zéngara o un principe del foro per capire che sono stato, con pregnanza simbolica, vittima di “omissione di soccorso”, ma non da parte di un passante che mi trova a terra, ma da un servizio nazionale che deve soccorrere la tua salute. Caro Vittorio, ma…a che gioco giochiamo?!
Ti saluto aff.te
Giuseppe Marano

  1145 Visite