Edicola del Santissimo Salvatore a Toppolo di Panno. L'idea di realizzare un'edicola con la Sacra Immagine del SS. Salvatore è nata nel 2017 quando il compianto Don Raffaele Dell'Angelo insieme a Nadia Marano e alla Pro Loco Montella Alto Calore hanno immaginato come creare un piccolo angolo da condividere con il resto del Paese. L immagine realizzata da Nadia fu accolta benevolmente da molti cittadini che diedero un impulso e spinsero per la realizzazione di un edicola con l'immagine del Santissimo , proprio a Panno. Nel 2023 finalmente l'opera è stata messa in cantiere dopo aver avuto l approvazione e la benedizione del Rettore del Santuario del SS. Salvatore, Don Andrea.
Il progetto, grazie alla collaborazione del Comune di Montella e il contributo del Comitato del Santuario SS Salvatore, le Confraternite, l'Ordine Francescano Secolare e i residenti e il lavoro gratuito di artigiani montellesi è stato ultimato.
Il 7 ottobre alle ore 18.00 Don Andrea Ciriello, il Sindaco di Montella, la Pro Loco Montella Alto Calore e Nadia Marano invitano tutti i cittadini alla inaugurazione e benedizione della SACRA IMMAGINE. Mostra meno
E' morto Giorgio Napolitano un politico di altri tempi . di Graziano Casalini - Giorgio Napolitano, un importante uomo politico per la sinistra italiana, ma anche per la Repubblica italiana, avendone ricoperto per due volte la carica di Presidente. Uomo appartenente al PCI, e di conseguenza allineato negli anni cinquanta e sassanta alla linea del partito, che riconosceva nell'Unione Sovietica, la guida mondiale per la realizzazione del comunismo. Questa posizione, lo portò a condividere operazioni sbagliate, come l'invasione dell'Ungheria, che purtroppo in quel periodo, la suddetta linea era seguita in maggioranza nel partito. Dopo le varie vicissitudini, e i cambiamenti nel PCI e la trasformazione del nome in PDS e poi PD, con l'ingresso di una parte della ex Democrazia Cristiana, il partito assunse una posizione più moderata, quale maggiore partito della sinistra e dell'Italia, e in questo Giorgio Napolitano si poteva riconoscere, come rappresentante della parte più riformista del partito stesso. E', a mio avviso, il motivo per cui, riuscì ad essere eletto Presidente della Repubblica, espletando in modo esemplare il suo incarico per il periodo previsto. Alla fine, del settennato, non riuscendo i deputati, i senatori, e i rappresentanti delle regioni, a eleggere un nuovo presidente, le fu vivamente richiesto, da tutte le forze rappresentate di accettare di nuovo la sua candidatura, per un successivo incarico, che Napolitano, nonostante l'età avanzata e la situazione politica deteriorata, accettò limitatamente a un breve periodo, in attesa di un miglioramento e il conseguente possibile accordo fra i partiti, per la sua sostituzione. Finì con la sua seconda elezione. Nel suo intervento dopo la votazione, strigliò tutti gli elettori, che non avevano trovato nessun accordo su un altro nominativo. Dopo l'intervento, nonostante, tutti indistintamente lo applaudirono. Quindi un grande uomo politico italiano, da ricordare per la sua linearità politica e per i suoi importanti servigi alla Nazione.
Simone Merola è un cuoco italiano con una passione per la cucina che ha iniziato la sua carriera nel settore alberghiero nel 2010, subito dopo aver ottenuto il massimo dei voti come cuoco alla scuola alberghiera di Roccaraso. Dopo aver lavorato come cameriere in un noto hotel a Nyon per 3 anni, ha coltivato il sogno di aprire un ristorante tutto suo, un sogno che ha condiviso con la sua compagna di scuola e di vita, Rossella.
Nel settembre del 2013, il loro sogno si è finalmente avverato quando hanno aperto il loro piccolo ristorante chiamato "IL CAFE DES ALPES" a Prangins, alle porte di Ginevra. Non è stato facile, ma con impegno, determinazione e molti sacrifici, hanno iniziato a farsi conoscere nel mondo della ristorazione.
Nonostante le sfide e il difficile periodo di chiusura dovuto alla pandemia di COVID-19, Simone e Rossella hanno perseverato nella loro passione per la cucina italiana. Dopo 10 anni di lavoro duro, il 8 settembre hanno inaugurato il ristorante dei loro sogni, chiamandolo "La Semplicità", proprio come la cucina che servono: cucina italiana con alcune specialità locali.
Il ristorante si trova in una posizione unica, sul confine tra la Svizzera e la Francia, a Crassier. La loro cucina è stata elogiata già nel 2016 da un noto giornale francese di cucina, che l'ha definita "eccellenza italiana". Simone si occupa della cucina, mettendo in pratica la sua passione e creatività, mentre Rossella gestisce la sala, garantendo un servizio impeccabile.
La storia di Simone Merola e Rossella è un esempio di come la determinazione, la passione e il lavoro duro possano portare alla realizzazione dei sogni. Il loro ristorante "La Semplicità" rappresenta un luogo dove i clienti possono gustare autentica cucina italiana in un ambiente accogliente e unico, al confine tra due culture culinarie affascinanti.
Lo chef Antonio Lepore, originario di Montella, protagonista di Ischia Safari . Una vetrina importante per Lepore, chef del “Biohotel Hermitage” e “Stube Hermitage” a Madonna di Campiglio. , Ha scelto di puntare sul rispetto della materia prima, della qualità, della provenienza e l’esaltazione della stessa sono il suo primo intento. Il 18 Settembre racconterà le sue sue origini irpine all’evento Ischia Safari, dove si cimenterà nell’elaborazione di un piatto, che vede protagonisti i prodotti legati all’irpinia. Qui in collaborazione con il pastificio avellinese “Italia in Pasta”, porterà ad Ischia un fusillo di solo semola Senatore Cappelli.
𝟑𝟗ª 𝐅𝐄𝐒𝐓𝐀 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐂𝐀𝐒𝐓𝐀𝐆𝐍𝐀 𝐃𝐈 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐄𝐋𝐋𝐀 𝐈𝐆𝐏 𝙳𝚘𝚖𝚊𝚗𝚍𝚊 𝚍𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚌𝚒𝚙𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎.
La domanda, obbligatoriamente corredata della ricevuta di versamento pena la nullità, va presentata a mano all’Ufficio Protocollo del Comune di Montella in Piazza degli Irpini oppure trasmessa all’indirizzo di PEC
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Lavori di ampliamento ed ammodernamento del Cimitero di Montella Nella giornata di inizio dei lavori di riqualificazione ed ampliamento del cimitero comunale, il sindaco di Montella Dott. Rizieri Buonapane ed il rappresentante legale della “Cimitero di Montella” Scarl Sig. Walter Giordano illustreranno presso la Casa Comunale del Comune di Montella in Via Degli Irpini 1 dalle ore 10:00 i dettagli del progetto di prossima realizzazione.
Riceviamo, da Rosaria DE SIMONE, questa foto nella quale, il primo a sinistra seduto è il nonno Salvatore DEL GROSSO di San Simeone.
Dopo aver consultato il nostro esperto in foto antiche possiamo aggiungere che la foto è stata scattata “a lo BAR RE LA MAESTRA”, (tale signora CUOZZO zia di Silvio SANTARELLA), bar che si trovava sulla destra dell’ ingresso di vico Santa Maria di fronte alla Chiesa Madre.
Dalla prospettiva in cui è stata scattata la foto, sullo sfondo, si vede il vecchio comune, dove oggi sorge la biblioteca comunale.
Poggiato allo stipite in travertino dell’ ingresso del BAR si riconosce Raffaele VESTUTO, zio dell’ ex sindaco di Montella, Salvatore.
Raffaele VESTUTO vendeva e riparava scarpe e cuoio ed esercitava alle spalle della statua del Santissimo Salvatore, più o meno dove si trova oggi il circolo PALATUCCI o poco prima.
Il terzo da destra, che rivolge lo sguardo all’ obiettivo, è Silvio DELLO BUONO, calzolaio, poi trasferitosi a Torre del Greco dove faceva il portiere.
La foto è di bassa qualità e non ha permesso al nostro esperto di riconoscere altre persone ?
Mandateci le vostre vecchie foto, saremo felici di pubblicarle.
RICK
Ricerco la mia famiglia lettera in redazione di Alessandro Fontana Cappiello ......Spettabile Montella.EU, Mi chiamo Alessandro Fontana Cappiello, mio Nonno Salvatore Cappiello nato il 1° marzo 1923 a Montella era figlio di Pasquale Cappiello (nato a Napoli nel 1892) e di Concetta Barbone (la mia bisnonna montellese, del 1894 figlia di Michele Barbone e Grazia Varallo).
Io purtroppo non ho conosciuto ne mio nonno morto nel 1960 a Lioni (AV), nè la mia bisnonna Concetta Barbone morta suicida sempre a Lioni nel 1960 sotto il treno nei pressi della stazione.
Purtroppo questi fatti tragici hanno distrutto la mia famiglia e si sono perse le tracce, andandosi a sparpagliare per l'Italia.
Sto ricercando la mia famiglia, sono 3 estati che passo da Lioni dove entrambi sono al Cimitero, ed il Signor Gerardo che lavora al cimitero di Lioni, ma è Montellese, mi ha detto di provare a contattare voi oppure i Sig. Tullio Barbone (studioso e storico) e Gerardo Barbone che potrebbero essere miei parenti oche potrebbero avere qualche indicazione al riguardo.
Io sono alla strenua ricerca dei miei parenti e purtroppo sia di mia bis.nonna che di mio nonno possiedo una unica foto quella del cimitero addirittura di mio bis-nonno Pasquale Cappiello che nel 1920 sposò la montellese Concetta Barbone neanche una foto.
Ho visto sul vostro sito anche foto storiche degli anni 30 e 40, se qualcuno riuscisse ad aiutarmi a ricongiungermi con qualche parente dei Barbone, o riconoscere nelle foto uno di loro, e se qualcuno disponesse di qualche foto o di conoscenze sui miei familiari mi farebbe il regalo più grande.
Io vi ringrazio e spero che mi possiate aiutare in qualche maniera, sarebbe fantastico.
Vi ringrazio e vi mando un caro saluto
Alessandro Cappiello
Il più famoso barbiere della storia, forse mai esistito in realtà, è Figaro, personaggio principale della famosa opera lirica “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini e delle “Nozze di Figaro” di Mozart per cui è grazie a queste popolari opere musicali che il termine “figaro” è divenuto sia un modo largamente diffuso per indicare questa professione sia un modo scherzoso, bonariamente ironico, per definirlo.
Tutti, comunque, sanno che il “barbiere” è l'addetto al taglio dei capelli e alla rasatura della barba ed è altresì noto che il lavoro di questo artigiano si svolge ordinariamente in bottega - detta comunemente “barberia” o anche “salone” – e che, in caso di necessità e su richiesta del cliente, il barbiere può intervenire anche a domicilio.
Quello del barbiere è , comunque, un mestiere antichissimo, ha origini “preistoriche” ed è universalmente noto che i barbieri, in un tempo lontanissimo, erano anche in grado di praticare piccoli interventi chirurgici, di fare un salasso, di eseguire l'estrazione di un dente nonché di svolgere le funzioni di cerusici,
Alcuni studi storici sostengono che già nell’era del Paleolitico inferiore colui che tagliava i capelli era persona appartenente ad un alto rango sociale, pari e quello dei saggi e dei sacerdoti.
Si credeva che nei capelli risiedesse l’anima del popolo per cui, tagliarli, significava simbolicamente spazzare sia il male accumulato sia ritrovare nuove energie.
I barbieri erano, dunque, persone riverite, rispettate e rispettabili.
Molti ritrovamenti archeologici nell’antico Egitto (risalenti al 3500 A.C.) testimoniano di pietre aguzze considerate utensili da barbiere.
La storia dei barbieri ha comunque avuto una lunga e costante evoluzione peraltro assai evidente nell’analisi degli “usi e costumi” degli antichi greci e romani.
Di fatto, è storicamente noto che furono proprio i romani ad “adottare la consuetudine” ad essere sempre rasati e ad avere i capelli a posto, ma solo perché essi avevano, di fatto, subito l’influenza ellenica.
Nell'antica Roma colui il quale svolgeva le funzioni di barbiere era denominato “tonsore“ ed era preposto sia all’azione per il taglio della barba sia a quella di parrucchiere per le acconciature dei capelli.
In quell’epoca il barbiere, privato e costoso per i più ricchi o pubblico nella sua bottega o all'aperto in strada, tagliava capelli e sistemava barbe e specificatamente già nel II secolo d.C. sussisteva - per i romani più raffinati - l'esigenza di recarsi più volte al giorno dal barbiere.
Nei suoi “Epigrammi” Marziale e Giovenale nelle sue “Satire” descrivono le botteghe dei barbieri (denominate “tonstrine”) come luogo d'incontro per oziosi, in cui c’era scambio di pettegolezzi nonché scambio di notizie, insomma un vero e variegato salotto di varia umanità, tanto che anche diversi pittori, dal secolo di Augusto in poi, ne fecero oggetto dei loro quadri così come già avevano fatto gli Alessandrini.
Nel primo periodo dell’Impero Romano, esattamente dal 296 A.C., con il sopraggiungere a Roma e nel Lazio della “gente barbara” e “straniera” si diffuse la moda di barbe e capelli lunghi per cui si ampliò, di molto, la diffusione e l’introduzione di vere e proprie “barberie”.
Come testimonia lo “scritto” di un senatore romano, la bottega del “tonsor” era così organizzata: tutt'intorno alle pareti girava una panca dove sedevano i clienti in attesa del loro turno, alle pareti erano appesi degli specchi sui quali i passanti controllavano la propria condizione “pilifera”, al centro della bottega vi era uno sgabello su cui sedeva il cliente da riordinare, coperto da una salvietta, grande o piccola, oppure da un camice (involucrum).
Attorno al cliente di turno si affannavano il “tonsor” e i suoi aiutanti (circitores) per tagliare o sistemare i capelli secondo la moda che in genere era quella dettata dall'imperatore in carica.
Forse fu dalla dimestichezza nell’uso dei rasoi e delle “cesoie” che derivò, dall’epoca del primo cristianesimo, la consuetudine, da parte dei barbieri, di offrire, oltre ai i servizi di taglio di capelli e di rasatura, anche alcune prestazioni chirurgiche.
Tra queste vi era il compito di effettuare salassi al fine di togliere le “impurità dal sangue.
Come già s’è detto prima, nell’antichità e con molta consuetudine dalla fine del diciannovesimo secolo in poi, il salasso era una pratica medica assai diffusa; tale azione consisteva nel prelevare (con l’applicazione anche di sanguisughe) quantità spesso considerevoli di sangue da un paziente alfine di ridurre l’apporto di sangue nelle arterie.
Tra le altre funzioni mediche i barbieri inglobavano anche l’estrazione dei denti, l’unica cura dentistica rappresentativa di quei tempi; inoltre i barbieri effettuavano clisteri ed incisioni di pustole e bolle varie, procuravano erbe ed altri medicamenti ai malati e ai feriti per cui quei barbieri, in quel tempo e in quelle circostanze, divennero noti come “barbieri-chirurghi”, assai ricercati tanto per i loro servizi di “barbatonsura” quanto per le loro competenze mediche.
In Inghilterra la figura dei barbiere era addirittura riconosciuta pubblicamente come qualificata tant’è che i barbieri ricevettero paghe abitualmente più alte dei chirurghi effettivi.
È di quel periodo la nascita di quello che fu per anni il simbolo e l’insegna dei negozi di barbiere vale a dire il bastone rotante a strisce rosse e bianche, che simboleggiavano la chirurgia (le rosse) e l’arte del barbiere (quelle bianche).
Con il tempo e il progredire delle competenze e delle esigenza mediche, vennero promulgate delle disposizioni legislative finalizzate a ridurre considerevolmente i servizi medici che i “barbieri-chirurghi” potevano assicurare; inizialmente fu comunque permesso loro la sola pratica dei salassi unitamente a quella della estrazione dei denti.
Successivamente anche queste ultime attività vennero loro precluse anche se, di fatto, la rimozione dei denti continuò ad essere praticata fino al XIX secolo e in alcuni casi fino agli inizi del secolo XX.
Fu così che, in Gran Bretagna, fino al 1745 le corporazioni di chirurghi e le corporazioni dei barbieri lavoravano insieme, poi - per volere di re Giorgio II – ebbe luogo la divisione che separò, di fatto, le due “gilde”. La professione di barbiere fu così ridotta solo alla cura dei capelli e della barba.
Analoga decisione prese poi re Luigi XIV di Francia, con conseguente e progressiva perdita di prestigio della professione in quella nazione e in tutte le altre d’ Europa tant’è che da allora i barbieri persero, in modo inconfutabile, la possibilità di effettuare quelle “pratiche mediche” e vissero, per un certo periodo, una fase in cui la loro professione era guardata con scherno, giacché i barbieri erano considerati individui dalle scarse capacità.
Fu comunque tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo che la bottega del barbiere divenne nuovamente un elemento importante per la comunità tanto è che in quel periodo si ritrovano barbieri in tutte le città e in tutte le piccole comunità, e le catene di negozi di barbierie cominciarono ad essere inaugurate.
I barbieri recuperarono il loro prestigio sociale e la loro attività ebbe una rinascita gloriosa, che per altro, motivò la ricerca di nuovi standard e regolamenti per rendere la professione più affidabile e prestigiosa.
Fu da quel periodo che gli uomini “ripresero” la consuetudine di frequentare i “saloni” dei barbieri, per rilassarsi e per godersi il lusso di una rasatura effettuata da un esperto barbiere il quale usava un profumato sapone e un pennello da barba, con grande delicatezza e talento e contestualmente era bravissimo nell’uso di un rasoio a mano libera.
La bottega del barbiere divenne anche un luogo dove gli uomini della comunità si riunivano per giocare a dama, a scacchi, dove si strimpellava qualche strumento musicale e si “faceva musica”, si raccontavano le ultime notizie, si discuteva dei raccolti, del prezzo delle sementi e in cui si parlava degli eventi più recenti.
Come in tantissimi centri abitativi d’Italia, tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, anche a Montella le botteghe dei barbieri erano presenti in numero consistente e, di fatto, la professione del barbiere era un’attività largamente praticata,
Al tempo della mia lontana infanzia - negli anni “45-50” - ricordo che in paese funzionavano diversi “saloni”, per lo più concentrati in piazza Bartoli e in altre strade assai adiacenti.
Proprio all’inizio di Piazza Baroli, nel locale posto ad angolo, all’attuale civico numero uno, in quegli anni remoti vi era il “salone” di Luigi Savino, un “omone” dalla personalità assai ironica, allegra e cordiale il quale faceva anche l’orologiaio.
Nelle vicinanze, attiguo al Bar Scandone, c’era poi il barbiere Alfonso Sica dal carattere affabile e di molto gentile.
Era il mio barbiere e mi recavo dunque da lui, periodicamente, per il taglio dei capelli.
Ricordo che nella sua bottega erano, collocati su una mensola posta tra i due specchi centrali, dei capienti “boccacci” di vetro coperti con una tela poco fitta e colmi di acqua e di tante, tante sanguisughe.
Alfonso, come mi ha confermato il suo nipote Renato, era l’unico barbiere montellese in grado, su richiesta di un medico, ad applicare le sanguisughe, a domicilio, sia per ictus sia per altre necessità cliniche. Renato mi ha spiegato che le sanguisughe provenivano dal foggiano e il nonno, per lo più, le conservava a casa, in grossi vasi di gres, contenenti argilla umida ed acqua, anch’essi ricoperti con una tela.
Luigi Sica, parente di Alfonso, era anch’egli barbiere; era amichevolmente denominato “Presutto” e aveva la sua bottega accanto all’allora “Bar Cuozzo”, quello della “Maestra”, vale a dire nel locale dove oggi c’è l’edicola di giornali di Matteo Cianciulli.
Peppo Ginelli aveva invece la sua bottega in un locale distrutto dal sisma del 1980 che era attiguo all’attuale Biblioteca Comunale; quella bottega di barbiere fu chiusa allorquando il titolare emigrò, con l’intera famiglia, negli anni “50”, negli Stati Uniti e fu riutilizzata come “salone”, molti anni dopo, negli anni 70-80, da Fernando Iannella.
Sempre negli anni “45-50” lungo l’attuale via del Corso, in uno dei locali ove è allocata l’attuale “Farmacia SS. Salvatore”, la professione di barbiere era esercitata da Ferdinando De Stefano, detto “Nannuccio”, il marito di Flora Bettini e dunque il padre del mio amico d’infanzia Arnaldo.
Di contro nei locali dove è oggi ubicata la Farmacia Moscariello, negli anni in argomento, l’attività di barbiere era svolta da Angelo Vernacchio, un barbiere serio e abbastanza schivo.
Negli anni “60-70” il numero dei barbieri si incrementò, sia per inizio di attività, sia per subentro professionale e sia per naturale “ricambio generazionale”.
Fu così che al barbiere Alfonso Sica subentrò il figlio Vincenzo il quale, dal 1952, integrò la sua attività con la vendita di quotidiani, giornali e riviste varie divenendo, conseguenzialmente e suo malgrado, concorrente di Orazio Fierro, vale a dire l’altro ed unico edicolante di quel tempo.
Al barbiere Luigi Savino subentrò il figlio Pasqualino il quale tenne in esercizio il salone fino a quando, in anni susseguenti, emigrò, anch’egli in cerca di migliore fortuna, in Canada.
Di fronte alla mia abitazione, in uno dei locali del palazzo Cavallo, Mario Gambone proprio agli inizi degli anni ’70 iniziò la sua attività di barbiere.
Era semplicemente denominato “don Mario”, era appassionato di calcio e possedeva un carattere molto gioviale per cui molti giovani montellesi divennero da subito suoi fedeli clienti.
Anch’io divenni suo cliente, sia per comodità di vicinanza abitativa e sia per simpatia.
“Don Mario” è stato il mio “figaro” fino al 2002, vale a dire fino a quando ha lasciato la sua attività. Con lui ho tutt’ora un rapporto di amicizia e di stima anche perché egli è, per altro, uno dei miei ultimi e preziosi referenti per il riscontro per alcuni argomenti su cui scrivo
Ritornando ai barbieri ricordo che, nello stesso periodo, al Riarboro, Pasquale Vitale aprì un nuovo salone ma, in relazione forse ai pochi clienti trasformò, nel giro di qualche anno, la sua attività di barbiere in quella di “parrucchiere per signora”.
In quella stessa “epoca”, al termine dell’attuale via Filippo Bonavitacola e l’inizio di via F. Cianciulli il giovane (allora) Luigi Lepore aprì il suo negozio di barbiere per lunghi anni in attività ed assai frequentato. Luigi ebbe diversi apprendisti e uno di questi, Vincenzo Vitale, avviò un negozio, tutto suo, negli anni 70-75 in un locale quasi attiguo a quello del suo “mastro”.
Lungo via del Corso quando “Nannuccio” De Stefano andò in pensione suo figlio Cesare non volle continuare l’attività del padre prediligendo, con la sorella Teresa, fare anch’egli il “parrucchiere per signora”, esercitando tale attività presso la sua abitazione, di fronte alla Chiesa di Sant’Anna.
Nello stesso periodo iniziarono la loro attività di barbieri anche i fratelli Ernesto ed Aurelio Clemente i quali intuendo l’esigenza delle donne montellesi, convertirono, parallelamente a quanto fatto da Ernesto Sesso, la loro attività di barbieri in quella di “parrucchieri per signora”. Di fatto Ernesto è stato, coadiuvato da sua moglie Tittina, il primo parrucchiere montellese ed aveva il suo “laboratorio” in Via del Corso, in un locale dell’”americano”, di fronte al palazzo Marinari,
Ad Angelo Vernacchio, lungo la Via del Corso subentrò il figlio Salvatore il quale era soprannominato “Pinocchio” e restò in “servizio” fino agli anni “70”.
Ad Angelo Vernacchio subentrò poi Antonio Giannotti che proveniva da Battipaglia, in provincia di Salerno, dove aveva appreso e già svolto quell’attività. Antonio Giannotti fu, a onore di cronaca, un barbiere innovativo e “rivoluzionario”, nel senso che fu il primo barbiere montellese ad impiegare nuove tecniche nel taglio dei capelli e ad inserire la consuetudine del lavaggio dei capelli.
Per altro in quel periodo Antonio fu il primo ad esigere un “tariffario” motivato ed articolato per cui, all’epoca, per fare “una barba” si spendevano 250 Lire (pari ad € 0,13), per il “taglio di capelli” 1.000 Lire (€ 0,52) e per “shampoo e capelli” Lire 1.500, meno di un euro attuale, vale a dire …...... solo 0,77 centesimi di euro !!!!
In fondo alla via del Corso, nei pressi dell’allora “Bar Dello Buono”, Erminio Dello Buono, sempre in quel periodo, aprì un negozio da barbiere; egli era fratello di Leopoldo (che all’epoca gestiva una salumeria) e di Carmelino vale a dire il gestore dell’omonimo Bar. Assai intraprendente, Erminio, successivamente - ampliò il suo negozio annettendovi un servizio di “docce pubbliche”, con acqua calda, assicurata tramite una caldaia alimentata a legna.
Infine un altro negozio di barbiere fu avviato, a Fontana, da Salvatore Volpe, detto “Biasiello” il quale, dopo qualche tempo, lasciò quell’attività ed aprì una salumeria, assai nota e di lunga funzionalità.
L’elenco dei barbieri potrebbe ancora continuare ma non sono in grado di ampliarlo ulteriormente giacché la mia memoria, offuscata dall’età, ha difficoltà a “mettere a fuoco” altri nominativi.
Ho anche consapevolezza che, nel ricordare i barbieri innanzi elencati, ci sono sicuramente delle omissioni e delle imprecisioni dovute per lo più ai non sempre facili “riscontri di ricordi e di memoria” con i miei coetanei, ma l’elenco di quei lontani barbieri ha un suo valore e sta a significare che, ai tempi della mia infanzia, a Montella erano molti i barbieri in attività e dunque questa “professione” costituiva, unitamente a tantissimi altri mestieri, un elemento importante, un simbolo della civiltà della Montella di quegli anni lontani.
Al pari delle altre e molteplici attività artigianali praticate allora, quella del barbiere era un mestiere dignitoso e al tempo stesso modesto, che non assicurava grandi guadagni tant’è che, in quegli anni passati il barbiere, il più delle volte, era obbligato a svolgere, contestualmente, una seconda professione: ordinariamente quella dell’orologiaio o anche quella del sarto
C’ è comunque da dire che negli anni della mia infanzia, il lavoro del barbiere, come già detto, era assai diffuso e, rispetto a quello attuale, molto più semplice tant’è che gli arnesi, con i quali i barbieri lavoravano, si riducevano a pochi pezzi: il pennello da barba, il sapone, qualche rasoio, la pietra di allume, eventualmente la pietra per affilare – unitamente alla “strappa” di cuoio - i rasoi stessi, un pettine, un paio di forbici, la “tosatrice” che serviva per eseguire tagli di capelli a mano, una boccetta (contenete alcool) con pompa a spruzzo, cipria e a concludere: la spazzola per eliminare i residui capelli tagliati.
Ordinariamente gli elementi indispensabili per un negozio di barbiere includevano poltrone, specchi, mensole, sedie per i clienti in attesa, uno o due lavandini e qualche mobiletto in cui riporre tovaglie e prodotti vari; non vi erano dunque inclusi né lavandini, con acqua corrente, per il lavaggio dei capelli, né carrellini portaoggetti, né registratori di cassa, insomma niente di quando si vede, oggi, nei negozi denominati sia “Salone di bellezza unisex” o sia “Centri di “hayr stylist” che poi altro non sono che i soliti ……..negozi di parrucchieri e di acconciatori di capelli.
In altre parole: “una volta c’era il barbiere adesso c’è l’hair stylist, un po’ come dire che “un tempo c’era il cuoco ed ora c’è lo chef” ! .
S.Salvatore Montella 5 agosto 2023 Benedizione delle vetrate.
Andrea Calzerano ha raggiunto il suo primo traguardo , Laurea triennale in pianoforte presso il Conservatorio Cimarosa di Avellinoi,,
Congratulazioni ai genitori Carmelo Calzerano e di Luul Mohamed Ahmed.
Il Capitano Simone Marinari figlio di Gaetano Marinari di Montella Ufficiale pilota effettivo al 2° Reggimento Avviazione dell'esercito "Sirio" di Lamezia Terme (CZ) ci parla dell'impegno delle Forze Armate nell'ambito della "Campagna antincendio 2023",
VS
Passeggiata sul S.Salvatore in notturna, al chiaro di luna - Ancora una bella iniziativa in queste calde sere di mezza estate questa volta organizzata dal gruppo podistico montellese : “Una passeggiata al Santissimo Salvatore al chiaro di luna piena”.
L’ appuntamento è per domenica 30 luglio alle ore 20,30 al “ponte della lavandaia” da dove si partirà, a piedi, per raggiungere l’ amato Santuario; la Chiesa sarà aperta per una preghiera e nella “sala del pellegrino” si potrà consumare la colazione che ognuno, eventualmente, vorrà portare con se.
Un momento di gioiosa convivialità che farà bene al corpo ed allo spirito.
Nessuna prenotazione, basta presentarsi in orario all’ appuntamento.
Ric
Sica, una memoria storica sul web << Patrimonio a disposizione di tutti>>
Consiglio Comunale Montella 19 luglio 2023 - Sala Consiliare del Comune di Montella , Diretta streaming su Facebook e Youtube montella.eu
Un avvocato intrigante ( Decimo ed ultimo episodio ) di Totoruccio Fierro - Oramai, le angherie, I soprusi, i tradimenti, le prepotenze, patiti da Forcone, appartenevano ad un lontano passato...
Egli ora viveva in uno stato di beatitudine di appagamento, di serenità e tranquillità d' animo!
Ogni volta che ritornava al Paese, come già evidenziato, si sentiva accettato, amato : tutti lo salutavano, lo abbracciavano...
La sua presenza sollevava un entusiasmo frenetico e delirante : era come se fosse arrivato improvvisamente George Clooney o come se sfilasse sul Red Carpet del Dolby Theatre di Los Angeles per ricevere l' Oscar per la sua bontà e bellezza!
A casa sua, poi, arrivavano regali di ogni genere e valore e tante richieste di fidanzamento e matrimonio.
Una in modo particolare lo incuriosì, intrigandolo oltremodo e facendolo sorridere... Nella lettera la donna scriveva :
" Ti amo e vorrei creare una famiglia con te; io, però, farò il Presidente del Consiglio e tu il Ministro senza... Portafoglio!".
Si recò più volte al Cimitero per onorare e ossequiare la salma della madre defunta.
Volle sostituire la stele di pietra esistente con un'altra, su cui volle che fosse incisa questa epigrafe significativa :
" Il sorriso sul viso di un figlio può essere, a volte, il frutto di una lacrima sul volto di un genitore! "
Nel frattempo ( la narrazione mi prende la mano, mi coinvolge ), nel suo podere, intorno casa sua si era costituito, ad uno ad uno, un branco di sei - sette cani randagi di razze diverse, che, a poco a poco, si erano, come le persone, affezionati a lui!
Si trattava, forse, di una trasmissione affettiva, di un contagio empatico, di una oscura sorta di "metempsicosi" ?
In modo franco, mi riesce difficile spiegarlo e dare una risposta!
Sta di fatto che egli aveva cura di essi, provvedendo alle loro esigenze nutrizionali, igieniche e di ricovero e loro, in segno di riconoscenza totale e fedele, lo gratificavano con salti di gioia e, più spesso, con infinite, lunghe e raspose leccate di mano, eseguendo docili i suoi comandi e i suoi inviti.
La compagnia dei cani gli ricordò l' Alano - Attila dell' avvocato, devastatore e saccheggiato re del suo giardino!
Fu allora che ideò il suo intento vendicativo.
Una mattina, alle prime luci dell'alba, Forcone entrò nella beccheria di Oreste, losco ed ambiguo soggetto, noto nel Paese come il macellaio dal tritacarne facile e risolutivo!
Acquistò alcuni chili di carne, che, una volta a casa sua, provvide a sfasciare, tagliuzzare e tranciare in piccoli pezzi.
Con essi confezionò decine e decine di rotonde ed appetitose polpette.
Era di luglio e a notte fonda si avviò verso il Paese con lo zaino strapieno degli involucri di carne.
Una leggera brezza scendeva piacevole dai monti : nel cielo appena, appena si distingueva la sagoma della luna nuova, mentre, da contrappunto, palpitavano tremule e silenti miliardi di stelle!
Un Barbagianni appollaiato sul ramo di un nero cipresso, dopo aver gracchiato
" Fraaank ", il suo caratteristico e lugubre verso, gli strizzo più volte ed in modo inquieto il suo occhio rotondo...
Arrivato che fu, scavalcò il muro di cinta del giardino dell' avvocato storpio. Il leguleio nutriva una cura particolare e maniacale per il parco, che si estendeva per circa due tomoli ed offriva uno spettacolo estetico veramente sbalorditivo :
statue, patii, fontane, pergolati, vialetti, siepi di bosso abbellivano il prato di un verde smagliante...
Per evitare che abbaisse, il primo polpettone con sonnifero lo lanciò tra le fauci dell' enorme Alano, ispiratore inconsapevole di questo melenso ed insipiente racconto.
Con una zappetta cavò tantissime buche nelle quali interrò le polpette che dovevano fungere da esche, da poste-killer!
Ritornò veloce a casa, chiamò a raccolta i suoi cani, digiuni da due giorni, e li sollecitò a seguirlo.
Giunto di nuovo al giardino paradisiaco, li aiutò a scavalcare il muro di protezione e silenzioso, con fredda e risoluta determinazione se ne tornò a casa a dormire il sonno del giusto!
Il mattino susseguente, l' avvocato, ancora in pigiama e papalina, come soleva, guardò dalla finestra con aria distratta e pacata sufficienza il suo amato giardino...
Il racconto a questo punto diventa affannoso, spasmodico, penoso, frenetico :
la visione, lo spettacolo che colpirono i suoi occhi furono terrificanti, raccapriccianti, agghiaccianti, atroci!
La sua oasi verde, lussureggiante, ordinata, florida, ordinata, era completamente e sistematicamente distrutta, devastata, demolita!
Forse l' ineffabile e cinico Putin, catapultando su di esso molte delle sue bombe a grappoli avrebbe provocato meno danni!
Strabuzzò i suoi occhi strabici, mentre un colpo apoplettico lo spedì precipitevolissimevolmente direttamente nell' Inferno!
Sulle rive dello Stige, ( mentre Caronte traghettava le anime dei peccatori ) passeggiava impaziente Lucifero, diavolo di madre spagnola, che, corrucciato e imbronciato per la lunghissima attesa, lo infilzò a volo con una forca con 14 rebbi, esclamando :
" Te estaba esperando hijo di puta! "
( ti stavo aspettando figlio di puttana! ).
Nessuno pianse per la sua dipartita: finanche il batacchio del campanone della Chiesa Madre si rifiutò di rintoccare a
" morto! ".
Che dire?
Un poco mi dispiace, ma il Racconto, come persona viva, non ha più intenzione di proseguire!
Ringrazio dal profondo del cuore tutti coloro che hanno avuto la pazienza e l'ardire di leggere questa mia bizzarra e balzana storia!
Passaggio delle consegne al Rotary Club S.Angelo dei Lombardi Hirpinia Goleto: Maria Cincotti è il nuovo presidente - Alla presenza di autorità civili e rotariane e dei soci del club il presidente uscente Hubert Wagner ha consegnato collare e spilla al neo presidente Maria Cincotti che ha illustrato le linee programmatiche e gli obiettivi dell’anno e presentato il gruppo direttivo
La dottoressa Maria Cincotti è il 10° presidente del Rotary Club Sant’Angelo dei Lombardi Hirpinia Goleto.
Il passaggio delle consegne, uno dei momenti più importanti dell’anno rotariano, si è tenuto domenica 25 giugno 2023 nel corso di una cerimonia iniziata in piazza Giovanni Palatucci a Montella con la piantumazione dell’Albero dell’Amicizia, donato dal club Rotary al paese di origine del neo-presidente.
Quindi soci ed autorità (presenti tra gli altri il PDG e Vice Governatore Massimo Franco, l’Assistente del Governatore Patrizio Ciasullo, la formatrice del Distretto 2101 Rosaria Bruno, i Presidenti incoming dei RC Avellino Est Centenario e Avellino Ovest Nicola Grasso e Florindo D’Onofrio, il Presidente incoming del Rotaract Hirpinia Goleto Angelo Di Pietro e il Presidente del Consiglio comunale di Montella Ezio Moscariello) sono stati accolti nello splendido scenario di Villa ‘De Marco’, sempre a Montella, dove si è svolta la cerimonia del passaggio del collare e del cambio delle consegne.
Dopo i saluti istituzionali e l’introduzione del neo Prefetto del club avvocato Raffaele Capasso, il presidente uscente Hubert Wagner ha riassunto le fasi salienti delle attività e dei service realizzati nell’anno trascorso.
È stata quindi la volta del neo Presidente Maria Cincotti che, dopo aver ringraziato presidente uscente e club per il brillante anno concluso e salutato gli intervenuti, ha illustrato le linee programmatiche e gli obiettivi dell’anno che sta per avviarsi e presentato il gruppo direttivo che la affiancherà.
“Il Rotary è una scelta di vita ed una scelta morale e l’appartenenza al club è una responsabilità individuale”, ha esordito Maria Cincotti.
Quindi, facendo propria l’indicazione espressa dal Governatore distrettuale con il motto ‘Il Rotary delle Comunità’, ha ribadito la volontà del club di essere ancora più presente nel territorio per un’azione sempre più tangibile e riconoscibile per la comunità. “E’ in questo modo”, ha concluso “che possiamo recepire ed interpretare le istanze delle nostre comunità vicine e lontane, migliorandone le condizioni, il senso di appartenenza, l'ispirazione umanitaria”.
La mamma Grazia Sabato, il papà Luigi Colucci, il fratello Mattia, sono orgogliosi per la Laurea conseguita da Rossella Colucciin Scienze dell'amministrazione e dell'organizzazione presso l'Università Federico II° di Napoli. La tesi di laurea in istituzioni di diritto penale, dal titolo "legittima difesa, recenti riforme e spunti comparatistici"
Montella 18 giugno 2023 L'Amministrazione comunale incontra la cittadinanza.