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Mostruosità sanitarie

Quello che è successo qualche giorno fa nello scenario spaventoso d’una tormenta di neve, mi riporta alla mente, per i motivi che dirò, l’eco sinistra dei titoli western di casa nostra, come: “…licenza d’uccidere”. Se poi penso che il fatto si riferisce all’organizzazione sul nostro territorio della struttura cui è affidata la nostra salute, rimango semplicemente sgomento anche perché poco c’è mancato che non ci fosse scappato …un esito tragico. Certo che anche

con tutto lo scenario politico-amministrativo-organizzativo che ci ritroviamo, parlo del sud, è difficile spiegarsi come possano succedere e ripetersi, per ristagnante inerzia, incapacità, neghittosità (non so ben distinguere, ma ce ne sarà un po’ di tutte) simili fatti che rasentano le sequenze “allucinogene” di un racconto di Stephen King. E non finisce qua: apprendo anche dagli addetti ai lavori, che purtroppo si tratta di un andazzo assestatosi come… “ordinaria amministrazione”! E’ indiscutibilmente il segno di una disfunzione strutturale di organismi istituzionalmente preposti alla tutela della nostra salute. Un minimo di razionalità scatena in ciascuno una brutta reazione di rigetto: -No, non è possibile!-.

Veniamo finalmente al fatto: alcuni giorni fa una persona (di cui all’occorrenza e nelle sedi giuste farò nome cognome ed indirizzo, legge privacy) avverte improvvisamente un forte dolore al petto, chiama il dott. (ripeto quanto sopra in parentesi) che constata subito un infarto e chiama immediatamente il 118. Qui la sequenza si colora di grottesco-tragico: il dott. fa presente all’operatore conducente l’autoambulanza che il paziente per la gravità delle condizioni, dev’essere portato al più presto all’Ospedale di Avellino dove c’è l’unità cardiologica completa ed attrezzata per ogni necessità anche di intervento cardiochirurgico, dichiarandosi peraltro disponibile ad ogni soluzione che evitasse ulteriori danni al paziente. A questo punto l’operatore alla guida del veicolo ha opposto un netto rifiuto adducendo che le disposizioni dell’ASL (quali? a firma di chi?), lo vincolano inderogabilmente al trasporto dei pazienti all’Ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi e che pertanto non è autorizzato a trasportarli all’Ospedale di Avellino perché fuori dall’ambito territoriale di competenza. L’operatore 118, pur suo malgrado, resta irremovibile ribadendo il proprio diniego al trasporto a Sant’Angelo, nonostante fosse ben noto a tutti che quest’ultima struttura non offre alcuna garanzia di efficace intervento in quanto sprovvista di unità cardiochirurgica. Il mezzo sanitario quindi non può che partire per Sant’Angelo ove i sanitari constatano che il paziente dev’essere sottoposto immediatamente ad intervento cardiologico, cosa che loro non possono assolutamente fare!!!, come il medico che ha prestato il primo soccorso ben sapeva! Spediscono quindi il povero Cristo ad Ariano- penosa e lunga odissea buona parte attraverso una serpentina incredibile di “scorciatoie” e interpoderali improbabili (percorrendo le quali a velocità concitata una persona sana avrà sicuramente bisogno di ricovero, a prescindere, provare per credere!) per fondo Valle Ufita! essendo la cittadina “Tricolle”… in un altro “pizzo di mondo” ( ci sia consentito un inciso: “ Ma che c’azzecca sul piano sanitario, territoriale, “stradario” Montella, il mio paese, con Ariano”?!)-. Il mezzo arriva finalmente e fortunosamente a destinazione dove si ripete il ritornello sulla pelle già messa a dura prova del malato: anche i nuovi dottori qui non possono che constatare che il malcapitato necessita di un intervento terapeutico adeguato alla bisogna e rispediscono questo paziente (il caso di dirlo!) di gran carriera all’Ospedale di Avellino! Si consideri solo il prezioso tempo “vitale” (= nel senso proprio di tempo da cui dipende la vita!) buttato via in dispregio di un’esistenza umana! Realtà che trascende la fantasia più malefica e allucinata! Qui il povero cristo viene immediatamente operato e pare che il chirurgo, abbia confessato in un momento liberatorio, di non credere ai suoi occhi che il poveretto si sia potuto salvare! Tanto tempo è trascorso colpevolmente (ma da parte di chi?) invano! Inutile cercare similitudini letterarie che potessero accostarsi a quest’assurdo! Non si capisce quali possano essere le ragioni sostenibili per un organigramma sanitario-territoriale così paradossale da mettere a serio rischio la vita dei pazienti! I tempi di percorrenza? Niente affatto! Con l’ “Ofantina” Avellino è raggiungibile da Montella più agevolmente del “toppo” di Sant’Angelo. Altra “ragione”: l’efficienza strutturale di Sant’Angelo? Ma vogliamo dare i numeri? Tutti sanno che si tratta di un nosocomio in disarmo, che si regge per lo più per la presenza funzionale della “Don Gnocchi”, centro riabilitativo per pazienti che hanno già subito l’intervento cardiochirurgico, non che vi devono essere sottoposti! Alla luce di quanto successo, l’attuale organigramma prescrittivo per il 118 risulta semplicemente demenziale perché impone disposizioni di trasporto malati, che mettono a serio repentaglio la loro vita! Sarebbe ancora più mostruoso, se quest’ultima dovesse essere sacrificata alla logica di sopravvivenza di un Ospedale con la dimostrazione di un certo flusso di frequenza pazienti, anche di quelli che ivi non possono essere adeguatamente curati! A questo punto è ben evidente che la cosiddetta “criticità perversa” di tutto questo sta a monte: nell’assurdo scoordinamento di segmenti della struttura sanitaria operativa sul territorio che non interagiscono e quindi non operano in un piano organizzativo unitario di cui si avverte la carenza anzi l’assenza alla luce di quanto è successo, succede, succederà, se non si interverrà di imperio e immediatamente a porre fine a questa intollerabile disfunzione. Non si riesce a capire perché la Regione non disponga per le varie componenti del servizio sanitario provinciale un incontro organizzativo in cui si focalizzino tali discrasie e in un clima di doverosa collaborazione vi si ponga subito rimedio in una necessaria vincolante ottica unitaria. Ancora più mortificante appunto il fatto che le autorità preposte Regione, il Ministero, non intervengano prontamente ciascuna nelle proprie specifiche competenze-doveri, a provvedere ad assicurare l’indispensabile coordinamento fra i vari “pezzi” della nostra struttura sanitaria, e a voler assicurare un’assistenza almeno sufficiente, se non ottimale agli utenti territoriali. In particolare dovrebbero regolare, sempre in un ambito unitario, la funzione operativa del 118 imponendogli un servizio più rispondente alle sacrosante esigenze dei pazienti rappresentate direttamente e con fervorosa giustificata insistenza, nel caso citato, dal medico di base accorso, il quale ha fatto ripetutamente presente all’operatore del 118, la necessità del ricovero all’Ospedale di Avellino, ottenendone un netto ribadito rifiuto. E’ fin troppo scontata l’amara meraviglia che possano persistere in un paese civile, situazioni del genere, anzi decisamente “degeneri”. Da comune cittadino anzi, mi stupisco soprattutto che possano essere consentite da un punto di vista giuridico, per cui ad ogni buon fine, cercheremo di notiziare del fatto anche l’autorità giudiziaria competente per territorio.

Vorrei soffermarmi a rilevare che il (mis)fatto da me addotto e denunziato, non è un caso isolato, tant’è vero che colgo analoga recente brutta notizia sul CORRIERE, riportata da MONTELLA EU: una vibrante giusta rimostranza dalla vicina Bagnoli per un fatto purtroppo tragico. E’ il caso di riportare per intero l’articolo-angosciosa domanda perché dice purtroppo molto di più e di più grave di quanto abbia detto io! Eccola: “Una lettera per chiedere lumi, per sciogliere quell’angoscia per la morte di un familiare, in piena emergenza neve. Niente polveroni. Ma chiarimenti. Quelli che Salvatore Bernardo sollecita. Ecco le richieste del giovane, dopo quanto avvenuto a Bagnoli l’otto febbraio scorso: «E’ possibile che il 118 di Montella aveva solo un’Autoambulanza con a bordo le gomme da neve? Perché i dottori del 118 hanno scelto Sant’Angelo e non Avellino? Perché il pronto soccorso di Sant’Angelo dei Lombardi ha aspettato 3-4 ore prima di farci partire per Avellino? Perché l’autoambulanza è arrivata ad Avellino dopo un’altra ora?

L’autoambulanza aveva a bordo personale idoneo per il trasferimento? Perché mia zia al pronto soccorso di Sant’Angelo era peggiorata di parecchio? Quali sono stati i farmaci che le sono stati somministrati? A questo punto spero che qualcuno sia in grado di darci delle risposte concrete in merito, soprattutto a mio padre che ha purtroppo perso la sua cara sorella. Mia zia, Bernardo Concetta, persona di 90 anni che viveva da sola in un’abitazione di Bagnoli Irpino in provincia di Avellino, accusava un malore. Il medico curante, che ero andato a prendere con la mia macchina perchè, come è noto nevicava senza tregua, dopo averla visitata disse che era opportuno portarla in ospedale per degli accertamenti. Contattammo il 118 i quali ci risposero che l’ambulanza aveva appena effettuato un intervento e si trovava a Sant’Angelo dei Lombardi e che dovevamo aspettare che essa sarebbe ritornata. Aspettammo circa un’ora e mezza dopo di che arrivarono».
Al Criscuoli, secondo la lettera di Salvatore, si valutò che lo stato della paziente consigliasse un’angioplastica ad Avellino. Dove l’anziana è morta. Qualche risposta Salvatore potrebbe averla... Anche perchè non ha sporto denunce per la morte di «zattella», come amorevolmente chiamavano i suoi nipoti l’anziana donna, ma vuole solo spiegazioni”.

Quindi il caso da me segnalato all’attenzione di tutti, in particolar modo a quella degli organi preposti alla tutela della nostra salute, si inscrive in una consuetudine “organizzativa” ormai consolidata che non trova alcuna spiegazione logica, tanto più che l’ASL a livello di provincia è unificata. Non sono solo io, ma una maggioranza silenziosa di utenti-pazienti ad augurarci insieme che questa incredibile assurdità non venga lasciata scivolare nell’inerzia del dimenticatoio. Un’ultima scorante perplessità: come mai di questo colpevole andazzo non ne risponda nessuno sul piano sanzionatorio. Ma a pensarci bene la risposta me la do “maligna”, almeno al pari del meccanismo perverso costruito con legge apposita a monte: quello dell’ “autoassoluzione preventiva” che consiste in soldoni nella diffusione delle competenze e responsabilità connesse fra molti soggetti che così, da responsabili, diventano… “irresponsabili”. Però talvolta per l’esplosione clamorosa dei fatti il meccanismo va in corto, e qualcuno, probabilmente il meno responsabile, come l’emerito professore dell’ Ospedale più grande d’Europa, l’ “Umberto I°”, ci va per sotto (non dico fa da “capro espiatorio”, perché molto condivisibilmente non gradisce l’accostamento a tale animale).

Infine, caso personale: ho avuto di recente un problema salutare, i familiari volevano chiamare il 118, ma io “avendo sentito la storia” delle obbligate peripezie ospedaliere per l’Alta Irpinia- Sant’Angelo Lombardi e Valle Ufita-Ariano, li ho bloccati in tempo, facendomi portare privatamente al “Pronto Soccorso” di Avellino, perché, diversamente, con quel giro allegro fra il “toppo” di Sant’Angelo e il lungo percorso che si dipana fra le scorciatoie pazzesche per il “Tricolle” , forse non starei qui a raccontare.

Giuseppe Marano

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