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14 settembre 1943, Paracadutisti e carri armati americani su Montella:

Liberazione 1945 A

Dal Piemonte all'Irpinia Spini e quei giorni del 43 Con i partigiani raggiunse Nusco, Montella e altre località sfidando i tedeschi ..Dieci anni fa, la casa editriceClaudiana di Torino ha pubblicato il libro “La strada della liberazione. Dalla riscoperta di Calvino al fronte della VIII armata”, scritto da Giorgio Spini (Firenze, 1916-2006) col determinante contributo del figlio Valdo. Il volume raccoglie articoli e documenti biografici dello storico, risalenti agli anni della giovinezza e della guerra, integrati da appassionate rievocazioni: "ho scavato tra le carte di mio padre - ha ricordato Valdo- chiacchierando con lui, investigando nel nostro lessico famigliare. Ne è nato un libro che considero in qualche modo un po’ la creatura di un rapporto padre-figlio, l’incontro fra due generazioni che sono riuscite a parlarsi.

Dalla Val Pellice a Montella
spiniLeggendo il libro, si apprende che Spini attraversò l'Irpinia in uno dei momenti più drammatici della storia italiana. L’8 settembre 1943 era sottotenente dell'esercito italiano, convalescente nell'amata Val Pellice. Da circa un anno aveva aderito al nucleo fiorentino del Partito d'Azione, in coerenza con il suo credo religioso ("fin da ragazzo capii che il manganello e il becerume fascista erano inconciliabili con l'etica protestante, che mi era stata istillata a casa, dal mio babbo, e in chiesa"). La notizia dell'armistizio e la chiara coscienza del disastro che incombeva sulla nazione lo spinsero a partecipare senza alcun indugio all'organizzazione dei primissimi nuclei partigiani. Tornato a Firenze il 17 settembre, insieme all'ufficiale Luigi Vestri decise di ricongiungersi al ricostruito esercito italiano, schierato al fianco delle forze alleate. Per evitare l'insidia delle truppe tedesche, in gran parte dislocate sull'asse toscano-laziale, i due militari viaggiarono in treno a Faenza e quindi a Sulmona (ma anche su questo percorso notarono non poche colonne nemiche). Incamminatisi a piedi per le montagne abruzzesi ed unitisi ad altri ufficiali e soldati come loro in fuga verso il Sud, giunsero finalmente alle porte della Campania, dove si giovarono dell' inaspettata e gradita protezione del mondo contadino: "Qui siamo tutti parenti degli americani. Se vuoi andare da loro, ti aiutiamo noi. Basta andare sempre filo filo finché non arrivi a Battipaglia". Il consiglio si rivelò utilissimo: i tedeschi erano in rabbiosa ritirata e, per non essere intercettati e rastrellati, bisognava seguire l'impervio tracciato dell'elettrodotto che dall'Appennino raggiungeva la piana campana. Alla fine, il gruppo arrivò a Montella, dove si trovava un reparto della Quinta Armata alleata, impegnato nella delicata opera di sminamento dell'area altirpina: "Era fatta - sospirò nel ricordo Spini- ed era stata molto più facile di quanto ce lo fossimo figurato. Nulla di eroico insomma".

Liberazione 1945 D

Una pagina di storia e di umanità in un piccolo paese coinvolto nell’operazione Avalanche- lo sbarco a Salerno. A CURA DI ANTONIO CAMUSO per www.montella.eu

I tedeschi in quell’autunno del 43 a poche ore dall’armistizio si erano posizionati in forze in tutta l’area di Salerno e dintorni ,in attesa di un possibile sbarco angloamericano.

Le località dell’Irpinia, a ridosso dell’area salernitana, erano divenute la retrovia dello schieramento germanico ed ospitavano il comando delle truppe corazzate tedesche proprio in Sant’angelo dei Lombardi   , dopo i precedenti pesanti bombardamenti dell’aviazione alleata sul QG nazista di Salerno.

A poche ore dall’annuncio dell’armistizio, il 9 settembre 1943 una potentissima flotta angloamericana sbarcava a Salerno le truppe che avrebbero dovuto marciare speditamente   prima alla volta di Napoli e poi di Roma, tagliando in due il contingente tedesco dell’Italòia centro meridionale.

088-Soldato-USA-con Bimbi Piazza-02Sappiamo bene che marcia trionfale non ce ne fu e i tedeschi nonostante i pesanti bombardamenti aerei e navali in ripetuti contrassalti sfiorarono il risultato di ributtare a mare gli Alleati.

Nella fase più delicata , ovvero quando i tedeschi erano al contrattacco, fu deciso da parte statunitense il lancio del 509 reggimento di truppe americane aerotrasportate nella zona dell’avellinese per tagliare le vie di comunicazione e rifornimento tedesche a nord di Salerno.

Fu un disastro, poiché a causa dell’elevata quota di lancio, per la presenza delle montagne, l’intero reggimento americano si disperse per tutta l’Irpinia- con il risultato che centinaia di uomini si ritrovarono a vagare tra i campi e i monti senza sapere dove andare, con i tedeschi alle calcagna. Lo stesso tenente colonnello Doyle R Yardley, comandante di quel reggimento, fu fatto prigioniero dai tedeschi in quell’occasione e passò 16 mesi in campo di concentramento.                                                                            (Foto archivio www.montella.eu)

Eppure nonostante gli scontri con i tedeschi e il disorientamento, quasi l’80 per cento dei paracadutisti americani riuscirono a porsi in salvo. A contribuire a questo inaspettato risultato fu lo slancio con il quale tantissimi irpini, per lo più contadini, boscaioli, artigiani, li aiutarono a nascondersi, curarono i feriti e li condussero in salvo attraverso sentieri di cui solo gli abitanti di quei luoghi ne erano a conoscenza.

Montella-01-vanghetta para43Quella vanghetta arrugginita…

Tra i ricordi che la mia famiglia serba con devozione è una piccola vanghetta , ormai senza manico , ma sulla quale nonostante la ruggine si può leggere   impresso il marchio dell’esercito americano.

E’ tutto ciò che resta di un episodio di coraggio e di umanità in cui la mia famiglia.fu coivolta e ne può andare fiera ma di cui è sempre stata schiva a vantarsene.

083-Montella Esercito USA14 settembre 1943Montella località Salgoneto (Monticchio) , dove attualmente sorge un impianto dell’acquedotto Pugliese, in prossimità di Cassano Irpino

C’è la luna che rischiara la calda notte di settembre e mio nonno, Generoso Camuso, com’è usanza in quel periodo dell’anno non ritorna a casa , a Montella a dormire, ma preferisce alloggiare in un pagliaio nel campo che lui coltiva. Purtroppo la fame fa brutti scherzi e c’è il rischio che qualcuno possa far man bassa del raccolto. La giornata è stata calda e faticosa e mio nonno stanco del lavoro dei campi dorme così profondamente da non accorgersi che intorno a lui stanno atterrando decine di paracadutisti americani.

“-Nonno…nonno…”-

Una voce   lo scuote e si trova al cospetto di un gigante in divisa che con un misto di napoletano ed inglese gli spiega che è un paracadutista americano. Mio nonno, dalla lunga barba bianca che si era fatto crescere dopo l’ultimo confino appioppatogli dal regime fascista, anche lui solleva gli occhi al cielo e si accorge che è pieno di tanti fiori o corolle che vengono giù

“-Qui è Serino? “-

Chiede a lui l’americano.

“-No, maledizione, siete a Montella! Serino è dall’altro lato di quelle montagne, a occidente e in mezzo ci sono i tedeschi, piazzati in paese e nei valichi! “-

Gli spiega mio nonno , con un passato di emigrante negli USA all’inizio del secolo,   in lingua campana_americana.

087-Soldati-USA-Abiosi-Montella-02

 FOTO Corso umberto 1° archivio www.montella.eu

….In breve, quando i paracadute furono tutti nascosti in alcuni punti indicati da mio nonno, ai parà fu raccomandato di andare a nascondersi dall’altro lato del fiume Calore oltre il ponte di san Francesco a Folloni, e di non muoversi sino a quando non fossero arrivati altri nostri   parenti ed amici per guidarli fuori da questa trappola.

081-Montella Esercito USAMio nonno Generoso tramite altri parenti presenti nei pagliai vicini fece venire da Montella , il figlio, mio zio omonimo Antonio Camuso,( un uomo che da autodidatta aveva imparato a parlare cinque lingue), che facendo indossare dei panni malconci da contadino all’ufficiale, che comandava il reparto dei parà, lo condusse in paese per fargli constatare la consistenza delle truppe tedesche e sconsigliargli di fare colpi avventati.

080-Montella Esercito USANel frattempo mia nonna Carbone Angelina e le figlie si davano da fare nel cucinare della pasta fresca impastata per l’occasione per portarla ai parà americani. Purtroppo ritornati nel luogo   convenuto lo spettacolo che li aspettava   era orrendo. Sparsi tra i campi, nel fiume nascosti tra gli alberi giacevano paracadutisti morti e feriti gravi. Molte sono le versioni su questo fatto, alcune sono che alcune vedette tedesche che avevano avvistato i paracadutisti americani ,dopo aver atteso rinforzi li avevano attaccati accerchiandoli, altre versioni parlano di un fatale errore da parte di un soldato americano che, nascosto nella vegetazione alla vista di un tedesco, preso dal panico aveva aperto il fuoco scatenando una rabbiosa reazione.

Il risultato fu che molti americani furono uccisi, feriti o fatti prigionieri. Dai racconti che ho raccolto risulta che l’intera nostra parentela, si diede da fare per dare soccorso agli americani lasciati gravememete feriti sul terreno. Tra i miei zii di secondo grado, risulta Gabriele Camuso, colui che si trascina più volte sulle spalle dei paradutisti feriti per poi affidarli a mani sicure, mentre mio zio Antonio Camuso indirizzò il capitano dei parà verso una via di fuga tra i monti . Solo alla fine della battaglia di Salerno, altri americani provenienti dal valico di Acerno penetrarono in paese tenacemente contrastati dalla retroguardia tedesca.

Montella-02vanghetta marchio 43Tra le cose che i parà lasciarono ci furono tantissimi oggetti tra cui i loro preziosissimi paracadute di nylon che fecero la gioia delle donne che ne fecero lenzuola, sottovesti e abbigliamento intimo, ma di tutto ciò noi, nella vecchia casa di mio nonno conserviamo solo una vanghetta da paracadutista sul cui manico arrugginito spicca il marchio US.

084-Montella Esercito USAPassarono molti mesi da allora , la guerra ormai era molto lontana, ma una mattina nel campo che ospitava il fienile di mio nonno giunse un camion con a bordo dei G.men e un carico di ogni ben di Dio…era il grazie da parte del capitano americano, sopravvissuto alla battaglia di Salerno prima e quella di Montecassino poi. …Ma come nei migliori film veristi, di quel carico non arrivò neanche uno stuzzicadenti ai veri destinatari a causa della dabbenaggine dei soldati americani …ma questa è un’altra storia….( Foto Piazza bartoli archivio www.montella.eu )

18-19 i giorni maledetti per il Salernitano e l’Irpinia.

Il 18 mattina ad Olevano, un punto di snodo cruciale dello schieramento tedesco, gli abitanti vedono sfilare via le i carri Tigre e le truppe motorizzate ma, al loro posto giungono truppe di fanteria che iniziano il saccheggio sistematico del paese.

Viene rubata ogni cosa senza riguardo alcuno: un esempio è quando due soldati tedeschi sfondano la porta di Carlo Carucci , e gli ordinano di preparargli il pranzo, poi mentre il poveretto è intento a cucinare, i due insieme ad altri si spogliano nudi e fanno il bagno nella fontana al centro del paese non curandosi della presenza delle donne.

Ad Olevano come negli altri paesi galline,maiali, suppellettili la poca argenteria sopravvissuta a a mesi di fame e borsa nera sono caricati su camion o carretti. Spesso gli animali e gli uomini sono accomunati nella stessa sorte

.Come a Bari , l’8 settembre ,quando, nel porto, i nazisti che cercano di distruggere le installazioni si accaniscono , uccidendo i cavalli dei carrettieri,nei paesi dell’Irpinia a far una brutta fine sono asini, maiali, galline e cani che cercano di difendere padroni e cose

Così è ad Olevano dove dinanzi alle rimostranze di un povero vecchio contadino ,nella casa di don Gaetano de Sio, due tedeschi sgozzano cinque galline , minacciando di far fare a lui la stessa fine.

L’uccisione dei fratelli Pascale

A Montella purtroppo le cose andarono peggio quel maledetto giorno 18 con l’efferato assassinio dei fratelli Pascale dopo che uno di essi aveva cercato di impedire l’uccisione del proprio cane da parte di tedeschi intenti a saccheggiare le loro cose.

Una strage che lasciò sconvolti l’intero paese poichè furono in molti che assistettero alle diverse fasi della brutale esecuzione.

Una sorta di film dell’orrore girato, prima nella casa dei Pascale e poi nella pubblica via , onde fosse di monito a tutti coloro che volessero impedire   il comportamento criminale dei nazisti .

Una strage avvenuta a distanza a pochi giorni da un fatto dagli aspetti opposti , quale il consenso tedesco alla distribuzione di olio ed altri ben alimentari alla affamata popolazione montellese , quando un treno merci carico di vettovagliamenti era stato sorpeso nella stazione di Montella dai bombardamenti alleati sulle linee di rifornimento che portavano al fronte di Salerno.

Le fasi della strage dei Pascale dai testimoni hanno aspetti di una crudeltà che ritroviamo solo nelle più efferate stragi naziste come quella di Marzabotto. Alla reazione di Ciro in difesa del cane i tedeschi si accaniscono sparando , colpendo, coi calci del fucile, poi l’impicaggione e all’arrivo dell’altro fratello, fuori di sé che segue la stessa fine . Dal racconto di testimoni da me intervistati ci fu il tiro al bersaglio sul corpo e poi messi i corpi messi giù ed ancora seviziati a colpi di coltello. Comunque siano andate realmente queste fasi, il delitto di cui si coprirono i soldati tedeschi fu gravissimo e come tale sarebbe giusto che per lo meno si ricercassero almeno i nomi dei loro assassini, del comandante del reparto che li comandava ,affinché il diritto alla giustizia sia affermato inalienabile e incancellabile di fonte alla cosiddetta ragion di Stato e alle dure leggi di guerra.

Per molti la reazione dei Pascale fu ritenuta quasi una follia dinanzi ai mitra tedeschi , ma al contrario dobbiamo ritenere il loro come un atto di coraggio, di sfida a chi voleva calpestare con le armi ed il terrore la dignità , la fierezza di un popolo come quello irpino e montellese. Con quel reagire all’uccisione di un cane , loro, onesti e laboriosi contadini, hanno dato a tutti noi un esempio su quanto la nostra cosiddetta umanità sia parte integrante di un vivere comune con la terra e gli esseri che popolano, animali compresi ed ogni gesto di aggressione a questo equilibrio è un gesto contro tutti noi.

Possiamo quindi tranquillamente annoverare tra i resistenti al nazifascismo anche i fratelli Pascale accanto ad altri montellesi più famosi, come il questore Giovanni Palatucci o il carabiniere partigiano Filippo Bonavitacola e come tale la loro vicenda andrebbe a pieno titolo divenire parte integrante della storia di Montella e posta in giusto risalto.

Antonio Camuso

Archivio storico Benedetto Petrone

Brindisi 18 settembre 2012

Un parziale elenco delle stragi in Irpinia (fonte Corriere Irpino)

….Ma numerosi altri civili rimasero vittime delle rappresaglie tedesche. A Capriglia i tedeschi fucilarono il 30 settembre in località Masseria il falegname sessantaquattrenne Michele Magliacane. A Castelvetere il 18 settembre gli stessi uccisero presso la sua abitazione Sabato Matteis (n. 6.12.1875); il 28 sett. saltò su una mina tedesca Giuseppina Ferraro (n.12.4.1915), mentre sulla provinciale per Montemarano andava incontro agli americani per avvertirli che i tedeschiavevano lasciato il paese. A S. Mango rimasero vittime dei tedeschi Sabato Coppola (n. 11.4.1874), ucciso il 22 settembre, e Carmine Di Nardo (n. 16.7.1926), ucciso il 28. Ad Ascoli Satriano Giovanni Sollazzo (n. 15.6.1926) diBisaccia fu ucciso per rappresaglia il 26 settembre. A Montella furono trucidati il 18 settembre Ciro Pascale (n.3.1.1915), teleferista, e il fratello Ernesto (1.1.1920), contadino; avevano infatti sorpreso dei tedeschi a rubare in un loro casolare dopo aver ucciso il cane; alle loro rimostranze l'impiccarono al balcone.

A Monteforte si contarono ben 22 vittime civili, deportate dai tedeschi. A S. Martino Valle Caudina vennero uccisi per rappresaglia: Enrico Cardone di anni 15, ferito al torace il 21 settembre e deceduto 5 giorni dopo all'Ospedale diMaddaloni; Giuseppe Morcone, di anni 18, ferito gravemente al petto il 21 settembre; Annunziata De Fabrizio, di Ospedaletto, ma residente nel centro caudino, deceduta il 22 settembre per ferita all'occipite….

Brindisi 14 settembre 2012

Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone

Riferimenti

http://italy1943-45.devhub.com/blog/602116-salerno-invasion-operation-avalanche-9-september-1943/

Montella-1943-01

Montella 1943-01

salerno pond libro

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FOTO SPEDITA DAL SOLDATO IN FOTOLEGGI  LA LETTERA IN PDF

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20-29 settembre 1943 : La campagna d’Irpinia della Terza Divisione americana,

il contributo dei partigiani di Acerno

e la liberazione di Montella

Nota di presentazione dell'autore

Concludiamo con questa ricerca una trilogia di articoli redatti in occasione del 69 anniversario dei fatti del settembre 1943 in terra d’Irpinia.

Una serie che vuol essere di stimolo a quel lavoro di salvataggio della memoria di quei fatti dolorosi ma anche eroici, che le genti irpine vissero in quei terribili giorni di guerra e che sarebbe giusto valorizzare con risalto in occasione delle celebrazioni che in tutta Italia si svolgeranno il prossimo anno per ricordare il 70° della caduta del fascismo, e l’inizio della guerra di Liberazione al nazifascismo che portò la nascita della Repubblica Italiana in nome dei principi di democrazia , giustizia ed eguaglianza universale sanciti dalla Costituzione che ancor oggi chiedono quotidianamente di essere rispettati.

Ci auguriamo che questi nostri articoli spingano in particolare i giovani a far sì che si possa costruire una sorta di archivio della memoria perenne nei paesi d’Irpinia , che con gli attuali mezzi telematici, il web in particolare, può essere di stimolo alla conoscenza e alla riscoperta di luoghi, tradizioni, storie e…sogni che da sempre hanno fatto la terra d’Irpinia , un luogo unico.

La memoria condivisa e resa fruibile a tutti è un potente mezzo di valorizzazione e di stimolo anche all’economia locale , come hanno confermato tanti progetti accolti e finanziati con fondi nazionali ed internazionali in altre regioni.

Ci augureremmo che questo sia possibile anche nei piccoli paesi d’Irpinia , superando localismi e lavorando insieme.

In questo augurio l’Archivio Storico Benedetto Petrone e il sottoscritto contribuiranno nel loro piccolo .Antonio Camuso

Archivio Storico Benedetto Petrone

Brindisi 23 settembre 2012

20-29settembre 1943 : La campagna d’Irpinia della Terza Divisione americana, il contributo dei partigiani di Acerno e la liberazione di Montella

Premessa

La battaglia per la conquista del porto e delle spiagge di Salerno , il 19 settembre era ormai conclusa con la consapevolezza degli Alleati che la loro risalita verso l’Italia del Nord non sarebbe sta una amena passeggiata e che il cammino sarebbe stato duramente contrastato da truppe tedesche decise a contendere ogni palmo di terreno della penisola.

In effetti, sin dalle prime ore dell’inizio del ripiegamento da Salerno, le truppe tedesche in ritirata misero in atto tattiche che si sarebbero ripetute successivamente nei 18 mesi successivi: effettuare azioni di retroguardia, utilizzando ogni peculiarità del complesso sistema idrogeologico del territorio italiano, cercare di far terra bruciata di ciò che lasciavano alle spalle, fare un uso sistematico di mine e demolizioni di ponti ed altre opere di viabilità onde rallentare la marcia di un esercito, quale quello americano fortemente motorizzato ed in difficoltà nell’affrontare le asperità della catena appenninica che si stendeva lungo tutto la penisola.

Così in quegli ultimi giorni di settembre mentre il grosso della Armata tedesca ripiegava sulla nuova linea di difesa dall’altra sponda del Volturno, gli americani e gli inglesi si lanciavano al loro inseguimento secondo direttrici parallele, tra le quali quella che, inerpicandosi sui monti alle spalle di Salerno, puntava al controllo della strada statale 7 ,l’antica consolare Appia, la Regina Viarium, per impedirne l’uso in possibili controffensive verso il Sud da parte tedesca e contemporaneamente farne di essa il principale supporto logistico per l’avanzata Alleata.

L’incarico per questa operazione fu dato ad una divisione americana, la Terza (3d Infantry Division) che in addestramento in Sicilia, non era stata coinvolta nella durissima battaglia di Salerno e quindi pienamente efficiente.Un compito che molti mesi dopo la portò all’ingresso trionfale a Roma…

Acerno. Un piccolo paese ma di cruciale importanza.

Che altre armate in epoche lontane abbiano già percorso quel cammino verso l’Irpinia , lo tramanda la storia locale. L’avanzata sul passo di Acerno e la battaglia della “Rotonda” per il controllo dell’attuale bivio Bagnoli-Montella, fu opera dei normanni di Roberto il Guiscardo, signore di Salerno, che facendo strage della piccola guarnigione longobarda si lanciarono alla conquista del ducato longobardo beneventano e successivamente della Puglia.

Chissà se in quei giorni di settembre del 1943 i soldati della la fanteria americani sapevano di ripercorrere le orme dei biondi uomini del nord , 900 anni prima, ma purtroppo la storia si diverte a ripetersi se pur con qualche piccola variazione.

In quell’inizio di autunno reso caldo dalla guerra, ciò si muoveva alla conquista della via Appia, lungo le gole montuose, era un esercito superorganizzato, dagli scarponi lucenti, cannoni e carri armati che sembravano invincibili ed un supporto logistico che ancor oggi molti eserciti invidiano.Tra essi vi erano anche lontani discendenti dei biondi normanni che un tempo avevano sottomesso l’Inghilterra, ma c’erano anche i figli o i nipoti di una generazione di emigranti che da un secolo a ondate successiva aveva lasciato le terre irpine e campane per sbarcare sul suolo americano in cerca di fortuna.

Quei figli e nipoti di emigranti, portavano in spalla l’M1 o il Thompson, masticando chewingum , ed uno zaino zeppo di caffè,carne e latte in scatola , sigarette e cioccolate .

Cose delle quali, i loro lontani parenti poveri, rimasti nei paesini di origine, neanche conoscevano l’esistenza., mentre di una cosa erano invece consapevoli e che li terrorizzava:una cosa riportata dagli sfollati dai paesi devastati dalla battaglia di Salerno:

gli americani,gli agognati liberatori, se si fossero trovati in difficoltà a causa di qualche resistenza tedesca degna di rilievo, non risarebbero fatti scrupolo di fare tabula rasa con tutto il potenziale bellico in loro possesso, di ogni ostacolo, anche a rischio di fare quelli che si chiamano oggi danni collaterali, con vittime tra i civili innocenti trovatisi in mezzo al tiro incrociato dei duellanti e la distruzione di case, chiese e quant’altro.

Resistenti ad Acerno.

Nei resoconti ufficiali di provenienza del Dipartimento della Difesa americano ( sui quali si basa gran parte del mio scritto) poco o niente si racconta del ruolo che ebbe un nucleo di patrioti locali e di abitanti del luogo, compreso degli ecclesiastici, nella battaglia di Acerno. Di questa vicenda troviamo tracce dalle dichiarazioni, confermate da altri , del capitano dei carabinieri Felice Ricci , a Salerno, dinanzi alla commissione per il riconoscimento dello status di combattente per la liberazione d’Italia dal Nazifascismo , nel 1947 e riportate dalla ricerca di Ubaldo Baldi per conto dell’’istituto Galante Oliva e patrocinato dall’ANPI di Salerno , sui salernitani antifascisti e resistenti “prima che altro silenzio cali sugli occhi”

In essa possiamo leggere che ad Acerno nel settembre 1943, in località «Grotta del bosco di S. Lorenzo» a 7 km circa dall’abitato cittadino, si costituì un nucleo di civili e militari sbandati agli ordini dell’ex Comandante della locale stazione dei Carabinieri Felice Ricci da Giffoni Valle Piana. Il Ricci condannato a morte dai tedeschi per insubordinazione dopo l’8 settembre, si era dato alla macchia raccogliendo intorno a sé questo gruppo di sbandati e civili.

Questa banda si mosse nella zona in attività prevalente di controllo dei movimenti delle truppe tedesche e riuscendo così a fornire informazioni al Comando della 5° Armata Alleata. In questo contesto possiamo supporre l’appoggio come guide ed informatori della “Banda del capitano Ricci” agli uomini della Terza divisione avanzanti su Acerno.Tra gli altri fatti riportati dal Ricci c’è il salvataggio di un gruppo di 16 soldati ed un ufficiale dell’esercito italiano sbandati che avevano trovato rifugio in località (Pesca dell’Acqua)la liberazione , e che la notte del 23 settembre ( ma qui c’è qualche dubbio sulla data effettiva ), erano stati catturati dai tedeschi della divisione Goering e stavano per essere fucilati. L’intervento in armi dei patrioti comandati da Ricci permise la loro liberazione e la fuga dei nazisti. In questo contesto importante fu il ruolo di un prete di Acerno che prontamente aveva avvisato i resistenti di Acerno. E ‘ sempre dai documenti di archivio della Commissione che si evince come questo gruppo partecipò combattendo al fianco delle truppe americane nella liberazione di Acerno.

Il cammino verso Acerno e Montella alla conquista di Avellino

A mezzanotte del 19 settembre a poche ore dallo sbarco sulle spiagge alla foce del Sele, delle prime unità della Terza divisione di Fanteria americana , alcuni elementi di una pattuglia di ricognizione del 30 Rgt appartenente a quella divisione, al comando del capitano Richard M. Savaresy attraversavano le rovine di Battipaglia incamminandosi verso Nord, lungo la strada che inerpicandosi perle le gole dell’Appennino portava verso Acerno.

Tre ore più tardi alla biforcazione che conduce a Montecorvino Rovella a sinistra, e a Acerno a destra, il reparto americano ebbe un primo scontro a fuoco vincente con un piccolo distaccamento di fanteria tedesco lasciato in retroguardia. Per i soldati USA, della 3 divisione fu il primo combattimento sul suolo italiano, ma anche il segnale che i tedeschi non erano in fuga precipitosa bensì intenzionati a ritardare in tutti i modi l’avanzata americana

In un il primo serio ostacolo, a due miglia a sudest di Acerno, lo si trovò in corrispondenza di un ponte sovrastante uno stretto canyon che porta l’Isca della Serra a innestarsi sul Tusciano, dove i soldati americani scorsero su l’altro lato della collina un reparto di mitraglieri e tiratori scelti tedeschi del 1 battaglione del 9 reggimento panzer grenadier, una unità scelta e fanatizzata, che li aspettava al varco, in una posizione imprendibile.

Era chiaro che il nemico voleva difendere a tutti i costi Acerno e la strada che portava all’AltaIrpinia .

Il capitano Savaresy lasciato un gruppo di uomini in osservazione, ritornò indietro con la jeep al Quartier Generale per riferire su ciò che li aspettava nel caso fosse giunto l’ordine di muoversi.

La battaglia di Acerno

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Alle 7,30 del 20 settembre la 3 divisione ricevette gli ordini di combattimento dal comando della Va armata e gli obbiettivi assegnati: Puntare sulla strada che passando da Acerno conduceva a Montella nella piana del Calore e da lì spingersi sempre più a Nord verso Avellino.

Alle 11 venne dato l’ordine di avanzata 30°reggimento di Fanteria (30th Infantry) comandato da Col. Arthur H. Rogers, a cui si aggiungevano compagnie di trasmissioni, del genio, corazzate dotate di carri armati leggeri ed addirittura attrezzate per la guerra chimica. Migliaia di uomini con a seguito centinaia di mezzi , segno evidente della enorme superiorità militare americana dispiegata sul campo contro la quale le armate tedesche non avevano possibilità di vittoria finale

Il terzo battaglione del 30 reggimento comandato dal Lt. Col. Edgar C. Doleman, fu il primo a lasciare Battipaglia, seguito dal secondo battaglione, comandato dal . Col. Lyle W. Bernard,mentre il 1° Battaglione si posizionava sul fianco destro della colonna comandato dal Maj. Oliver W. Kinney.

Erano circa tremila uomini dotati di un fortissimo armamento a cui, dall’altro lato si contrapponevano poche centinaia di soldati tedeschi, a cui era stato intimato di render dura l’avanzata americana, a costo di dare la vita per la Germania e per il Furher

L’avanzata del Reggimento sino ad Acerno fu contrastata da poche schermaglie, poi il reggimento si fermò per la notte con il 3 battaglione occupante la posizione più a nord in un avvallamento ad ovest del Tusciano . Marcia che riprese alle luci dell’alba del 21 settembre, giusto prima che l’artiglieria tedesca incominciasse a colpire l’area del bivacco americano

Il General Truscott aveva dato ordini perentori: avanzare su Acerno a tutti i costi!. Sul campo le cose erano differenti e ai soldati ed ufficiali americani sul campo non c’era tanta voglia di rimetterci le penne in uno stupido attacco frontale e lo spirito pratico americano fece sì che in quell’occasione si facesse di Acerno, un episodio bellico da cui fu tratta una lezione di tattica militare, poi applicata tante altre volte nella campagna d’Italia dalla terza divisione e delle altre unità statunitensi

Acerno : una lezione di tattica militare vincente. La compagnia I, comandata dal del sottotenente Robert M . Boddy appena incamminatasi per la strada di Acerno sottoposta al fuoco dell’artiglieria tedesca (posizionata a a nord del villaggio) e quello dei tiratori del caposaldo tedesco posizionato sulla curva del ponte distrutto, prese una strada parallela a quella della compagnia L che si stava inerpicando lungo il costone montuoso ad ovest della strada.

Una sorta di aggiramento dell’ostacolo utilizzando il riparo naturale dei boschi e dei rilievi, una manovra tattica che inseguito fu ripetuta molte volte quando lungo la penisola ci si trovò a scontrarsi con i tedeschi arroccati in posizioni imprendibili.

Così mentre la compagnia L comandata dal sottotenente Maurice L. Brit alle 18.00 del 21 settembre 43 , si attestava sulla cresta sud della collina 687 a nord del ponte onde cercare di tagliare la ritirata ai tedeschi, altri americani facevano una manovra aggirante dall’altro lato ,quello sud della posizione fortificata tedesca. Era la compagnia F comandata dal Capt. Burleigh T. Packwood che inerpicandosi per le gole del Tusciano partecipava a questa manovra a tenaglia. Al mattino del 22 settembre le posizioni americane si erano consolidate con l’intero 3 battaglione insediato su quota 687,la compagnia F in una posizione dominante ad est sul Tsusciano,un plotone della Compagnia C piazzato sulla collina 606 vicino alla strada principale a nord di Acerno. Diertro di loro l’artiglieria divisionale, la il maglio della Terza divisione era a nord di Olevano mentre il resto della divisione era a poca distanza di Montecorvino Rovella .

L’attacco ad Acerno iniziò alle 0800 del 22 settembre con il il terzo battaglione (3d Battalion, comandato dal Lt. Col. John A. Heintges) che procedette ad est in direzione di Acerno mentre il secondo sul fianco sinistro provvedeva verso la strada nord del paese per completare l’accerchiamento

Il 3° battaglione incontrò una dura opposizione in un oliveto infestato dai tiri di mitragliatrici leggere e pesanti posizionate allo spigolo estremo del paese e l’avanzata del battaglione al limitare dei boschi fu possibile per qualche centinaio di metri solo dopo feroci combattimenti corpo a corpo con lanci di bombe a mano ed assalti alla baionetta, ma ben presto si dovette arrestare a causa del tiro di una batteria anticarro da 75 mm posizionata dietro una chiesa.

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I tedeschi,ormai vistisi in inferiorità numerica , coperti dall’opera di questi artiglieri e ad un fitto fuoco di mortai, iniziarono la ritirata della maggioranza degli uomini attestati ad Acerno senza che gli americani potessero fermarli, anzi, permettendosi anche, con i reparti lasciati in retroguardia, di lanciarsi in pericolosi contrattacchi .(Una tattica che le unità scelte tedesche, in altre situazioni simili, replicarono più volte nella lunga campagna d’Italia.

Il ruolo dell’artiglieria nella distruzione di Acerno

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Ponte su Acerno ricostruito dal Genio USA

 

 

Di fronte alla situazione di stallo e riluttanti nell’accettare altre perdite , gli americani decisero di far entrare in campo l’artiglieria pesante, il maglio d’acciaio che in tutta la campagna d’Italia, insieme all’aviazione ha spianato il cammino della Va Armata. Un’opera che purtroppo portò alla distruzione di città, paesi e villaggi dalla storia millennaria

Nella fase iniziale dell’attacco americano trai boschi,a ridosso del paese, l’intervento dell’artiglieria con i calibri a lunga distanza era stato quello di colpire solo le postazioni di colpire solo le postazioni dei mortai ed il traffico dei tedeschi in ritirata verso Montella cercando di salvaguardare il paese. Su questo primo tentativo di salvare il paese , il ruolo del gruppo armato di resistenti comandato dal capitano Ricci,che faceva da supporto e guida alle pattuglie americane in avanscoperta su Acerno, non sappiamo, anche se andrebbe investigato ma certo è che tutto volevano i patrioti, salvo che vedersi il paese distrutto sotto le bombe degli agognati liberatori.

Purtroppo al comando divisionale la sorte di quel paese poco importava di fronte al rischio di fare una brutta figura, al quartier generale della V armata. “-Avanzare a tutti i costi su Avellino!”-Fu ripetuto, pianificando nel pomeriggiointorno alle 13.00 di quel maledetto 22 settembre 43, un contrattacco americano dopo che l’artiglieria avesse spianato il paese.

Dalle12,52 alle 1325, in mezz’ora dai grossi calibri del 10th, 39th and 41st Field Artillery Battalions, comandati rispettivamente dai Lt. Cols. Kermit L. Davis, John D. Byrne and James R. Wendt, furono sparati sulle case e le chiese di Acerno ben 1016 colpi di artiglieria, una concentrazione spropositata ed inutile se si fosse proseguita l’opera di accerchiamento dei tedeschi che li avrebbe costretti, dopo qualche ora, ad abbandonare le posizioni .

Alle1700 ad Acerno nel silenzio mortale che si era sostituito al fragore delle bombe, i soldati americani rastrellavano il paese facendo un magro bottino di guerra : una trentina di soldati tedeschi, intontiti, inebetiti e resi quasi sordi dall’inferno di piombo piovutogli addosso . Ad aumentare il disappunto degli americani fu quello che, aver demolito Acerno non aveva accelerato di un minuto l’avanzata verso Montella ed Avellino, poiché i guastatori tedeschi avevano fatto saltare in una manciata di di chilometri che li separavano dal paese irpino almeno 5 ponti ed addirittura in corrispondenza di uno di questi, anche un centinaio di metri di strada ed il relativo costone sottostante.

Fu solo grazie all’enorme disponibilità di mezzi del Genio americano che fu possibile nel giro di due giorni, sotto una pioggia battente, riuscire a posare dei ponti in ferro e legno capaci di sostenere pesi di 18 tonnellate e quindi far avanzare non solo le truppe appiedate, e i mezzi leggeri ma anche i cannoni dell’artiglieria divisionale che sarebbero stati indispensabili per poter mettere a tacere ulteriori capisaldi tedeschi arroccati tra le case dei paesi che si sarebbero incontrati a cominciare da Montella

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il soldato americano Paul Oglesby prega nella chiesa di Acerno distrutta dai suoi commilitoni

 

Il mulo questo oscuro eroe. L’eroe sconosciuto di molte battaglie condotte lungo la dorsale appenninica nella campagna d’Italia fu il mulo, l’unico mezzo di trasporto capace di inerpicarsi per gole,tratturi ,pendii scoscesi trasportando mortai, casse di munizioni,mitragliatrici e di questo esemplare animale molte decine erano a disposizione della Terza divisione , dopo che ne aveva requisito un gran numero in Sicilia.

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La battaglia della Rotonda si ripete... La storia sappiamo che si diverte a ripetersi e quando lo fa è spesso spietata...

A concedere un giorno di riposo agli uomini del 3 Battaglione americano, provati dalla battaglia di Acerno , fu il 1 battaglione del 7 reggimento di fanteria giunto nella notte dalle retrovie.

Il 23 settembre dava il cambio alle truppe provate e sorpassava avanzando in direzione di Montella. ( Non sappiamo se tra essi vi fossero ancora uomini del capitano Ricci,poiché in altri documenti lo stesso giorno risultano essere protagonisti di uno splendido episodio , quello del salvataggio dalla fucilazione di una quindicina di soldati italiani sbandati da parte di tedeschi della Herman Goering . Altre testimoniaze locali parlano anche della presenza di montellesi o abitanti di Bagnoli che volevano facilitare l’ingresso degli americani nei rispettivi paesi prima che i tedeschi vi si arroccassero con relative conseguenze di interventi distruttivi da parte dell’artiglieria americana. Su questo andrebbe condotta un’opera di ricerca di qualche , speriamo,giovane , studioso del luogo.NdA)

Sicuro è che il 23 settembre 1943 quando il 1battaglione del 7 reggimento raggiunse la località Croci di Acerno, si trovò a sostituire anche i normanni ,praticamente sullo stesso luogo dove la guarnigione longobarda 900 anni prima si era sacrificata inutilmente per cercare di arrestare l’avanzata della macchina da guerra di Roberto il Guiscardo.

A Croci nella posizione sopraelevata e lungo il costone, che teneva sotto controllo il bivio Montella-Bagnoli, in quel settembre del 43 , un altro gruppo di “kamikaze” tedeschi si era posizionato con dei nidi di mitragliatrice e mortai per ritardare con il proprio sacrificio il dilagare nella valle del Calore, dell’esercito americano. L’esito della battaglia era scontato ma il comandante del battaglione americano Lt. Col. Frank M. Izenour, dopo un primo scontro, non volendo rischiare ulteriori vite americane, preferì richiedere ancora una volta l’intervento dell’artiglieria divisionale alle 15,30 del pomeriggio del 23 settembre . Nonostante ciò occorsero tre ore prima che ogni residua resistenza tedesca fosse messa a tacere. Ormai vi era più nessun altro ostacolo verso il cammino su Montella e Bagnoli.

La liberazione di Montella .

Liberazione 1945 CIl 24 settembre è un giorno di grande confusione a Montella, l’attività delle truppe tedesche in paese non fa presagire nulla di buono, alcuni ponti vengono minati, e si cerca in tutti i modi di convincere i tedeschi che è meglio che abbandonino il paese prima di rimanere intrappolati e far la fine, i tedeschi dei difensori di Croci,ma gli abitanti e le case di Montella , quella di Salerno prima e di Acerno poi.

In effetti il 24 pomeriggio dopo una marcia tra boschi e strade minate ad entrare in paese nel pomeriggio sono i soldati del 1 Battaglione del 7 rgt di fanteria americana che, dopo aver assaltato la postazione di mitragliatrici tedesca piazzata sul Monte Soveto, a ridosso del santuario del Santissimo Salvatore ed averne consolidata la posizione durante la notte, raggiungono con delle pattuglie al calare della sera anche Bagnoli, nonostante altre demolizioni viarie condotte dai tedeschi in ritirata.

E’ sempre quella sera del 24 che avviene l’incontro tra un gruppo di paracadutisti americani del 509th RGT che qualche settimana prima erano stati protagonisti di uno sfortunato lancio nelle retrovie tedesche e che li aveva dispersi tra le località irpine compresa quella di Montella e che avevano vissuto alla macchia tra imboscate tedesche e abitanti del luogo che avevano cercato di aiutarli.( Nei resoconti americani di questo incontro non c’è traccia se esso sia stato facilitato dall’aiuto di locali, ma molte testimonianza di montellesi lo confermano.) I paracadutisti in quell’occasione misero al corrente gli uomini della Terza divisione che i tedeschi in ritirata stavano effettuando demolizioni sistematiche e che quindi altri ponti e altre strade sarebbero dovute esser riparate affinchè i carri armati americani potessero avanzare.

Liberazione 1945 DUltimi fuochi in Irpinia

Nei giorni seguenti, piccoli scontri con i teschi si verificarono man mano che gli americani procedevano verso nord in direzione della statale 7: ce ne furono a Nusco, a Salza Irpina,ma il principale contatto con il nemico in lenta ritirata fu tenuto dal 17th reggimento di fanteria nella valle del Sabato, dopo che aveva valicato le montagne a nord di Corticello.

Il 7 fanteria invece, proseguendo lungo i monti a nord di Montella prendeva possesso della pianura di Volturara dopo un altro scontro con nidi di mitragliatrici tedesche posizionate in quella località .

Il 27 settembre i reparti del 30 reggimento, quelli che avevano preso Acerno, entravano a Montemarano e simbolicamente rivendicavano di aver raggiunto l’obbiettivo principale: il controllo della via Appia, la statale 7.

La strada per Avellino ormai era spianata e il 29 settembre la città, accerchiata da tutte le parti, veniva liberata dai tedeschi con la popolazione stremata da bombardamenti , fame che tirava un sospiro di sollievo.

L’alta Irpinia era così ufficialmente liberata! Per la Terza divisione e per gli strateghi militari del QG della V armata le lezioni di Acerno , delle brillanti manovre di a accerchiamento e l’uso dell’artiglieria campale che avevano portato a questo risultato furono acquisite, studiate e divenute argomento di manuali di tattica militare.

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NICOLA CHIUSANO:un marinaio montellese in fuga dai tedeschi.

Mentre si festeggiava in tutta Italia il 68esimo della Liberazione dal nazifascismo, a Montella, si spegneva Nicola Chiusano, uomo mite, stimato e di cui la mia famiglia si onora della amicizia.

Camuso Costarella-28-04-2013Nicola era conosciuto da tutti per la sua vitalità nell’organizzare iniziative di carattere civili e religiose, in qualità di organizzatore nella sezione reduci e combattenti di Montella e nelle attività inerenti il culto del Santissimo Salvatore .

Di questa vitalità , in lui novantenne , incuriosito ne avevo chiesto la fonte e lui, in una intervista, concessami nell’agosto del 2012, me ne aveva dato una bellissima spiegazione, narrandomi la sua esperienza di marinaio italiano coinvolto, suo malgrado, nella tragedia dell’8 settembre e di come fosse stato testimone d’eccezione di fatti emblematici del periodo tormentato che va dal 1943 al 1945 in cui l’Italia subì l’occupazione nazista.

Mi narrò così di come, imbarcato sul cacciatorpediniere Ardito, fosse stato coinvolto in uno dei pochissimi episodi di resistenza vittoriosa ai nazisti da parte delle Forze Armate italiane: la battaglia navale nel porto di Bastia, in Corsica, dell’9 settembre 1943.

In quella battaglia i teschi cercarono di catturare o affondare tutte le navi italiane nel porto Corso, ma ad avere la peggio furono proprio loro , per mani di uno degli eroi della Marina Italiana, esaltato dal regime fascista per le sue imprese sommergibilistiche il comandante Carlo Fecia di Cossato, ma che in quell’occasione diede l’esempio di come la nostra Italia, il nostro popolo poteva riavere la dignità perduta, schierandosi e combattendo contro Hitler e Mussolini.

La nave di Nicola Chiusano in quella eroica battaglia , che vide l’affondamento e la cattura di tutte le navi tedesche , riportò gravi danni e gran parte dell’equipaggio fu ucciso dalle mitraglie tedesche e Nicola scampò alla morte per pura coincidenza.

Nei giorni successivi per non cadere in mano ai tedeschi, abbandonata la Corsica , l’Ardito con Nicola Chiusano a bordo riuscì a ripartire verso il Sud liberato dagli Alleati, ma purtroppo , rallentata dalle avarie , rimase indietro e riparatasi a Portoferraio, fu catturata dai nazisti con tutto l’equipaggio.

In quell’occasione i tedeschi erano intenzionati a fucilare l’equipaggio per il solo fatto di aver essersi opposti con le armi alla cattura , poi decisero di deportarli in Germania, ma

Nicola Chiusano, ricoverato in un ospedale militare ligure riuscì con uno stratagemma a fuggire deciso di ritornare a tutti i costi a Montella. La sua fu una fuga densa di peripezie che lo portò alle spalle della linea Gustav, con i tedeschi arroccati a Montecassino.

Fu in una piccola frazione di Formia, a Trivio che trovò accoglienza presso una famiglia contadina e lì Nicola potè essere ancora testimone di un altro miracolo: quello della solidarietà popolare, fraterna , che vide coinvolte tantissime famiglie italiane, di povera gente, che affrontarono la morte per rappresaglia , per mano nazista, solo per aver ospitato prigionieri in fuga, partigiani o semplici fuggitivi , come il nostro marinaio montellese.

In quella piccola frazione, per ben due volte Nicola riuscì a sfuggire ai tedeschi: la prima volta rastrellato per caso e messo a lavorare forzosamente nelle fortificazioni arrotate dall’organizzazione della logistica Todt, eluse la vigilanza, ma la seconda volta riuscì a salvare la vita miracolosamente (…- il santissimo Salvatore mi ha aiutato a farmi trovare no pertuso, sotto una roccia, dove mi infilai… “-) fuggendo sotto i proiettili delle SS tedesche comandate dal tenente Kramer , che in quell’occasione uccisero 7 civili innocenti, appartenenti a famiglie contadine della zona .

Avrei voluto raccontare questa sua esperienza insieme a lui, in una augurabile iniziativa pubblica presso il nostro Comune di Montella il prossimo 8 settembre , nel 70esimo anniversario, di quella tragica data che vide tanti montellesi coinvolti in vicende così tragiche , ma di cui non possiamo dimenticare.

Ciao marinaio Nicola Chiusano, non ti dimenticheremo

Antonio Camuso ( Archivio Storico Benedetto Petrone)

Brindisi 27 aprile 2013

Antonio Camuso

Archivio storico Benedetto Petrone

Brindisi 18 settembre 2012

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