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Quale sviluppo per la castagna di Montella (di Felice Molinari)

CastanicolturaIn questo momento difficile avremmo dovuto avere maggiore lucidità. Se i produttori e trasformatori locali lamentano i danni, pensano più al mancato profitto del passato, ed i latifondisti alla mancata rendita. Mentre noi piccoli produttori abbiamo perso una fonte di reddito integrativo familiare che per tanti, colpiti anche dalla crisi economica, si è

trasformata in una vera e propria questione di sopravvivenza.
L’imprenditore ha fronteggiato la crisi abbattendo i costi di gestione e produzione, prendendo prodotto dall’estero. Noi ci abbiamo rimesso anche il lavoro nei castagneti, che ancora oggi teniamo puliti nell’indifferenza delle istituzioni regionali. Come sta a cuore a noi montellesi la castanicoltura non sta a cuore a nessuno, è una croce e delizia secolare.
Sono anni che esperti e ben informati ce la raccontano, ed i guru locali abbondano. La verità stà in mezzo, e cioè che avremmo dovuto ascoltare, capire, ragionare e costruire un nostro percorso per uscire dal tunnel con il minor danno possibile, ma non ne siamo stati capaci. E' mancata una guida che indicasse una direzione. Non si è riusciti, da parte delle istituzioni, a fare la cosa più banale come dare un’informativa diffusa e certa, ai piccoli produttori come me, su quali migliori pratiche andavano adottate nei castagneti. Così avremmo contribuito anche noi a contenere il fenomeno del cinipide. Su cui non esiste una sola verità su come contrastarlo. Pertanto la mia è un’opinione come tante.
Avremmo dovuto (e possiamo ancora) cogliere questa come un’opportunità per una riflessione in casa e costruire una nostra visione dello sviluppo. Sono ottimista e nonostante tutto la crisi passerà. A quel punto le domande da porsi sono tante: quale prodotto avremo fra le mani? come contrasteremo i nuovi paesi concorrenti? come aprire nuovi mercati? ecc.. Una cosa è certa, tutto dipenderà dalle scelte che faremo oggi.
Ecco alcuni motivi sul perché il Piretro NO, pur essendo utilizzato in agricoltura biologica
1) È un insetticida non selettivo, che colpisce indistintamente sia gli insetti dannosi che quelli utili (come per predatori e parassiti degli insetti nocivi).
2) Usato durante la fioritura delle colture colpisce le api impollinatrici.
3) Altamente tossico va assolutamente evitato il suo uso nei pressi di corsi d’acqua, fossi, .....
4) La sua azione poco persistente, può non comportare la morte dell’insetto colpito.
5) La sostanza degrada velocemente con l'esposizione al sole.
6) Utile alleato nelle strategie di difesa di ortaggi e frutta, .... piante al max alte 3 mt da terra ....., giardini, orti.
Per approfondimenti sui Piretroidi si rimanda a http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/image/2013/rapporti/Api_in_declino.pdf, e si rammenta che i nostri avi spostavano le arnie nei castagneti per favorirne l’impollinazione.
Le conclusioni possiamo tirarle ognuno per conto suo, ma una domanda pretende una risposta "considerato che un uso locale non risolverebbe il problema: quali quantità di piretro sono necessarie e con quale frequenza utilizzarle per avere degli effetti sul cinipide, su un ettaro di castagneto?" Abbiamo circa 4000 ettari di castagneto, il paese è circondato. Sarebbe una follia suicida, oltre a diventare schiavi per una vita della chimica, che ha un suo costo!
Con la concorrenza alle porte dobbiamo farci trovare preparati quando il mercato si riprenderà. Come? Riprendendo un percorso interrotto oramai da anni e rivitalizzarlo: il Consorzio di Tutela della Castagna di Montella IGP. Non è visto di buon occhio da chi controlla il mercato locale perché tutelerebbe meglio noi piccoli produttori. Ma è strategico per la sopravvivenza del nostro sistema castanicolo in quanto ci aiuterebbe a differenziarci e promuoverci sul mercato globale. Si la sfida non è più locale ma globale ecco perché pur avendo interessi diversi siamo chiamati tutti a fare sistema.

Felice Molinari

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Lunedì, 14 Ottobre 2024