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Lucca ricorda Palatucci

Giorno della memoria: il Comune di Lucca ricorda Giovanni Palatucci
 Il Comune di Lucca nel “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle ersecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e civili italiani nei campi di sterminio nazisti ha ricordato, con cerimonia, Giovanni Palatucci, Questore di Fiume, medaglia d’oro al merito civile per aver salvato migliaia di persone
Lucca, 27 gennaio 2010 - Nell’occasione al Museo del Fumetto in piazza S. Romano, è stato presentato un libro a fumetti “L’Ultimo Questore” realizzato da un giovane lucchese, Nazareno Giusti, edito da Guido Guastalla, responsabile della cultura della Comunità Ebraica di Livorno. Alla presentazione hanno assistito alcune classi del liceo artistico e dell’Istituto tecnico Iti che hanno applaudito agli interventi del sindaco di Lucca Mauro Favilla, del presidente della Provincia, Stefano Baccelli, della vice presidente della comunità ebraica di Pisa, Lucca e Viareggio Clara Wascherger, di Monsignor Alberto Alberti, coordinatore nazionale dei cappellani di polizia, di Ronaldo Balugini, membro del Consiglio direttivo dell’associazione Giovanni Palatucci; oltre all’autore Nazareno Giusti. Dopo l’introduzione del direttore del Museo del Fumetto, Angelo Nencetti che ha sottolineato come “Il fumetto possa adottare un linguaggio da poter veicolare anche argomenti a volte difficili, ai giovani” è intervenuto il sindaco Mauro Favilla che ha ricordato l’importanza della memoria: “66 anni dopo, ci ritroviamo per ricordare quell’evento terribile che fu la programmata distruzione di persone, in particolare degli ebrei, basata su di un’ideologia, che oggi vediamo nella sua piena follia: l’eliminazione di un’intera genia, e insieme anche degli oppositori politici, dei diversi, che fino al giorno prima erano solamente vicini di casa o colleghi. Altrettanto terribile è stato che tutti gli altri cittadini, non hanno reagito, anzi c’è stato chi ha collaborato e tutto questo è accaduto in un periodo di piena civiltà, dopo che l’occidente aveva vissuto la Rivoluzione Francese e l’Illuminismo. Vogliamo ricordare Palatucci, perché ci sia da esempio. Anche in quei momenti bui, ci sono state persone che si sono opposte. Ai giovani dico di non dimenticare quali terribili azioni è in gradi fare l’uomo quando viene meno il rispetto della persona umana”. Il presidente della Provincia Stefano Baccelli ha ricordato come la data del 27 gennaio si riferisca al giorno in cui l’esercito russo entrò ad Auschwitz: “Da quel giorno non è stato più possibile per nessuno far finta di non sapere ciò che era accaduto. Oggi però siamo qui a ricordare che c’è stato anche chi ha avuto il coraggio di non essere conformista. Ai giovani voglio dire che la democrazia non è una cosa che data una volta è per sempre, ma va coltivata giorno dopo giorno”. Anche il Prefetto Francesco Nicola Santoro ha voluto sottolineare la figura di Palatucci che “dimostra come il singolo cittadino può, nel suo agire quotidiano”. Commovente l’intervento di Clara Wascherger, che ha ricordato come Palatucci abbia condizionato la vita di tutta la sua famiglia, salvandone diversi membri. Alberto Alberti ha invece sottolineato come la profonda religiosità del Questore di fiume che seguì la propria coscienza e non si tirò indietro. Balugani ha invece evidenziato come sia importante che un giovane come il disegnatore Giusti, si sia preso l’onere di raccontare ad altri giovani gli episodi del nostro passato. Da parte sua, Nazareno Giusti, ha evidenziato come sia stato difficile cercare di comprendere appieno un uomo come Palatucci, eroe suo malgrado.

Alle 11,45, le autorità si sono recate al parcheggio intitolato a Palatucci in via delle tagliate per depositare una corona di alloro al cippo.

A Giovanni Palatucci, nato a Montella (Avellino) il 31 maggio 1909 e morto a Dachau il 10 febbraio 1945, avvocato, funzionario di pubblica sicurezza, è stata riconosciuta la medaglia d’Oro al merito civile alla memoria. Nel 1930 era partito per il servizio militare in Piemonte. Di stanza a Moncalieri, aveva completato gli studi a Torino. Nel 1936 era a Genova, come vice commissario aggiunto di pubblica sicurezza e nel 1938 venne "esiliato" alla Questura di Fiume dove divenne commissario e poi questore reggente, con la responsabilità dell’Ufficio stranieri. Grazie a questo ruolo, con le leggi razziali in vigore, svolse con gran rischio personale un’intelligente attività a favore di ebrei italiani e stranieri. È stato calcolato che, distruggendo archivi e procurando documenti falsi, abbia, nel giro di sei anni, salvato dalla deportazione (con la collaborazione di uno zio, vescovo della Diocesi di Campagna) almeno cinquemila persone. Palatucci continuò la sua generosa attività anche durante l’occupazione nazista di Fiume, rifiutando di mettersi in salvo: una sua fuga, disse, avrebbe messo in difficoltà i sottoposti che lo avevano aiutato. Arrestato nella sua casa, il 13 settembre del 1944, dalla polizia di sicurezza germanica, fu condannato a morte per "cospirazione e intelligenza con il nemico". La pena fu poi commutata nella deportazione e, quaranta giorni dopo l’arresto, Giovanni Palatucci entrava nel campo di Dachau con il numero di matricola 117826. Vi sarebbe morto, in seguito agli stenti e alle sevizie patite, due mesi prima della liberazione del campo. Per lungo tempo in Italia, fuori della ristretta cerchia degli specialisti e dei compaesani, il nome di Giovanni Palatucci è stato quello di uno sconosciuto, anche se già dal 1952 in Israele gli avevano attribuito il titolo di "Giusto”.

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