booked.net

"Sant'Antuono"

Chiesa S Antuono Chiesa 16 01 15 smollCome i nostri Antenati vivevano la festività di Sant'Antonio abate "Sant'Antuono" il 17 gennaio nel rione di San Simeone a Montella(*) di Ettore Salvatore Di Benedetto
Il Rione di Montella denominato San Simeone costituisce un unico centro abitato con Sant'Eustachio e

Serrapadulana lungo la strada che collega il rione Piazza a quello di Sorbo, sul versante di nord-ovest del torrente Sorbitello ad un altezza di circa 600 metri s.l.m. Lamemoria popolare ricorda quest'angolo di Montella come rione di galantuomini e sognatori.

Chiesa S Antuono Chiesa 16 01 15 A

Le numerose e belle abitazioni ne testimoniano il glorioso passato. L'imponente palazzo del Magnifico Cavaliere Pascale domina l'intero complesso abitativo conquistando l'attenzione di chi per la prima volta si porta tra questi luoghi. Il monumento fortezza, ristrutturato nel dopo terremoto del 1980 ha conservato il pregio delle sue originarie caratteristiche architettoniche ed è tra i pochi edifici storici salvati dalla furia devastatrice e non solo della natura. Lo stabilimento già sede della Caserma dei R.R. Carabinieri è stato utilizzato come complesso di detenzione agli inizi del XX secolo. Sull'imponente portale in pietra intagliata troneggia una scritta latina che ricorda la nascita di Minerva dal cervello di Giove, già adulta e rivestita dell'armatura. Nei caratteri scolpiti nella dura pietra si ricorda ai posteri come la creazione di questo complesso monumentale è stata voluta un tempo dal suo Ottimo artefice e non è derivata affatto dal caso, appassionatamente e non ex abrupto. La tenera immagine maiolicata posta sulla facciata, di notevole dimensione , databile agli inizi del secolo XIX mette in chiaro la devozione della stessa influente e nobile Famiglia per la Madonna del Monte o della Neve: è l'invito che sfida e corre nel tempo a levare sempre in alto lo sguardo verso le più alte mete dell'umana esistenza perché la gloria terrena passa inesorabilmente con la vita stessa. Questa famiglia fu molto potente un tempo a Montella, non mancando di uomini di ingegno.
Vorremmo trattare di altre figure notevoli che si sono distinte ed hanno dato lustro a questi luoghi, non è possibile per l'economia della presente trattazione. Una nota filastrocca che da sempre viene tramandata sui quattro pizzi che compongono Montella cantilena scherzosamente come a San Simeone ci songo li scommenecati! Sbaglierebbe chi volesse attribuire al termine un significato religioso perché nella espressione dialettale le è del tutto estraneo. Alla stessa va riconosciuto quel senso che le è connaturale , di persona irrequieta cioè ca tene l'arteteca, perché dal variegato mondo di personaggi e di ingegni liberi e forti che hanno avuto i natali o che hanno semplicemente transitato tra questi luoghi, l'espressione apparentemente oscura è pienamente chiarita.
SantAntuono immaginettaIl cuore di questo rione è la bella Chiesa di San Simeone o comunemente conosciuta con l'appellativo di Sant'Antuono, la quale dà il nome e l'anima a tutto il complesso circostante. Questa chiesetta ormai chiusa al culto da oltre mezzo secolo , rischia di scomparire nell'indifferenza generale come è scomparsa da troppo tempo dalle attenzioni dei cultori della nostra storia locale. E' lampante l'esiguità della storiografia e lo scarso interesse riservato ad alcuni monumenti forse perché considerati minori sebbene tanto ricchi, a nostro avviso, di una loro vitalità passata per nulla irrilevante. Se a tanto aggiungiamo un pizzico di mancata sensibilità per una pur minima attività di conservazione, la ndrittuglia , la minestra o la frittata è fatta e servita, i risultati saranno veramente drammatici. Molte delle cappelle descritte un tempo dal Canonico Monsignore Domenico Ciociola nel Saggio di Memorie critico-cronografiche del 1887 ormai nessuno ne conserva neppure il ricordo. Merito dunque al Canonico unico a tracciarne un breve profilo di questa chiesa succursale in particolare, situata strategicamente nell'ambito della Parrocchia di San Michele Arcangelo unita nel Capitolo Collegiale della Chiesa Madre o di Santa Maria del Piano, Terra di Montella, Diocesi di Nusco.
Grida di gioia al miracolo si levano oggi da quelli di Rama, perchè al velo pietoso che ha tenuto nascosto nel silenzio per troppo tempo questo luogo hanno dato risposta le pietre! Ritorni lo stesso a vivere come luogo di culto cattolico,cortile dei gentili,arsenale della pace!
Il secolo XVII è il secolo dello sviluppo massimo della Chiesa di San Simeone e della devozione per Sant'Antonio Abate. Il Geometra Sebastiano Guerrucci, nato a Montella il 15 settembre del 1678, ha redatto le Platee di alcune Chiese di Montella, la Platea intitolata alla Venerabile Chiesa di San Simeone sita nel Casale di questo nome è stata redatta proprio da questo valente tecnico. Molte informazioni potranno essere dedotte dall' interessante documento, oltre a uno spaccato di storia sociale di altri tempi quando Berta filava! Prima della data del 1630 la Cappella è descritta alquanto angusta e piccola. La rinascita del luogo sacro è incoraggiata dal successore di Sant'Amato sulla Cattedra Nuscana Monsignore Michele Resti. L'illuminato Pastore nativo di Ragusa già Vescovo di Stonj in Dalmazia, era stato trasferito alla Sede Vescovile di Nusco con provvedimento di Papa Paolo V del 9 luglio 1614. In seguito sarà Papa Urbano VIII a ritrasferirlo definitivamente alla Sede Vescovile di Ascoli Satriano l'8 agosto 1636. Pastore molto attivo in Diocesi in tutti i campi, stimato dalla Sede Apostolica, morirà proprio nella nuova Sede di Ascoli Satriano nell'anno 1648.
Chiesa S Antuono Chiesa 16 01 15 CIl nome di questo ottimo pastore è felicemente legato alla Chiesa di San Simeone perché come detto ne avviò la rinascita proprio principiando dal culto di sant'Antonio Abate in quanto la devozione era già molto sentita dai fedeli. Essendo stata sospesa cautelativamente la celebrazione della Santa Messa in detta Cappella perché la stessa alquanto malconcia, forse in conseguenza dei terremoti degli anni 1626-1627, durante una Visita Pastorale, impressionato da un certissimo miracolo attribuito a Sant'Antonio Abate (251-356) si prodigò personalmente ad allestire più splendidamente l'altare sul lato destro già dedicato allo stesso Santo Anacoreta istitutore della vita monastica. Lo sviluppo del culto di Sant'Antonio Abate è legata alla fama di guaritore dall' herpes zoster o fuoco di Sant'Antonio e allo sviluppo dell' Ordine Ospedaliero degli Antoniani in Francia, dove i religiosi per assicurare la sussistenza dell'ospedale allevavano dei maiali che venivano mantenuti dalla carità pubblica e girovagavano liberamente per le strade con al collo legata a segno di riconoscimento una campanella. Una consuetudine che si è largamente diffusa successivamente nelle località dove il Santo è particolarmente venerato.
A detta dello stesso Prelato era stato il Santo in persona ad ispirargli che si riprendesse a celebrare la Santa Messa in questo luogo sacro e che si ampliasse la detta Cappella. Si dice che il Monsignore non si sia fermato alle sole parole ma che abbia dato lui stesso l'esempio somministrando una pingue offerta di 50 ducati. Alla fondazione di un Monte Frumentario che forniva gratuitamente il frumento per la semina ai contadini bisognosi che ne facevano richiesta, seguirono l'istituzione di Pii Legati di insigni Benefattori tra i quali si distinse il chierico Don Giulio de Ferraris con testamento del marzo 1657.Nello stesso atto oltre al lascito delle sue sostanze lo stesso ordinava come ultima volontà ai Governatori della Chiesa di San Simeone di predisporre la dipintura di un quadro imponente, di pittura finissima, raffigurante l'Immacolata Concezione di Maria Santissima. Ricordiamo che la chiesa di San Simeone era già intitolata alla Vergine Immacolata e che sarà solamente l'8 dicembre 1854 che il Beato Pio IX ne proclamerà solennemente il Dogma. Così questa nostra Chiesa di San Simeone prima della promulgazione del Dogma era già segnata dalla fede nell'Immacolato Concepimento della Madre di Dio, una Verità da sempre patrimonio religioso della nostra Gente e volontà popolare sigillata autoritativamente dal Magistero del Pontefice Romano. Una iscrizione latina nella stessa Chiesa(Ger 22) conferma ancora oggi tutto ciò del bel giglio tra le spine alludendo chiaramente alla novità creata da Dio in Maria sulla Terra. Non era neanche una casualità che proprio l'8 dicembre venisse dato l'annuncio ufficiale della cessazione del morbo in tutto il Regno. Nel luglio 1656, infatti, si era diffusa la calamità della peste bubbonica, la stessa si era protratta fino all'autunno del 1658. Erano seguiti allora ancora legati di Sante Messe in perpetuo di devoti riconoscenti. Queste liberalità perdurarono anche nel corso del secolo XVIII. Il 16 agosto del 1657 l'Università di Montella prese a suoi Patroni San Rocco e la Madonna SS. della Libera . Intanto anche grazie all'incalzare di a questi avvenimenti la stessa devozione per Sant'Antonio Abate era andata consolidandosi. Si verificava una sovrapposizione alla denominazione originaria , fino al punto da essere indicata ancora oggi 2015, la stessa, come la Chiesa di Sant'Antuono.
Con tanta passione abbiamo raccolto molti ricordi direttamente dai residenti storici del rione perché il tutto non finisse nel dimenticatoio e nell'indifferenza della storia. I Sansimeonesi ricordano come il 17 gennaio giorno della nascita al Cielo del Santo veniva celebrata la sua festa solenne perché : Chi festeggia Sant'Antuono tutto l'anno lo passa buono! Le spese per i festeggiamenti erano soddisfatte in parte dalla vendita del porcellino, un maiale ben pasciuto, tirato su amorevolmente dalla sollecitudine e dalla carità degli abitanti del rione. Questi avendogli legato al collo un campanellino lo lasciavano liberamente scorrazzare in lungo e in largo lungo ogni casa e angolo del rione durante il giorno per rinserrarsi da sé la sera nel suo asilo, un vano del già citato Monte Frumentario, ad uso deposito, con apertura autonoma sul larghetto che da tre gradini in pietra permetteva l'accesso in Chiesa.
Il maiale così collettivamente ben accudito , cresceva e si ingrassava in attesa della ricorrenza festiva di gennaio, perché per un comune modo di sentire : pe Sant'Antuono ogni puorco è buono, cioè per la metà di gennaio il momento è propizio per ammazzare il maiale e come si sa lo puorco pe fa bene more acciso. Un rito a catena questo che si allargava nelle varie famiglie del paese al quale dovevano partecipare obbligatoriamente tutti i componenti di una tribù allargatissima, parenti, amici, compari e comparielli. Un mancato invito era considerato un offesa gravissima. Il maiale allevato dalla bontà degli abitanti del rione era intoccabile da chiunque, godeva di uno status speciale e della protezione del Santo, di qua l'appellativo di :puorco re Sant'Antuono. Tutti gli animali domestici, ancora oggi, sono posti sotto il patronato del Santo, questa esclusività ha determinato che nelle sacre rappresentazioni Sant'Antonio abate apparisse sempre circondato da animali di ogni specie. Gli animali in una società agricola preindustriale sono determinanti per il buon andamento dell'economia domestica: chi no tene né puorco e né uorto ncapo re l'anno si trova muorto! In ogni stalla a protezione degli abitanti della stessa è posta la sacra immagine del Santo Abate al quale ogni genere di animale fa da corona. Forse gli animali che lo circondano nelle rappresentazioni più diffuse potrebbero alludere a quando i visitatori del monaco ascoltavano nel cuore della notte e del giorno, grida , frastuono di armi, la montagna ripiena di bestie feroci , mentre il Santo era in preghiera. Sant'Atanasio Vescovo di Alessandria aveva conosciuto Sant'Antonio allorché era sfuggito alla rabbia degli eretici ariani nel deserto accolto dai santi eremiti. E' proprio questo santo vescovo che ne scrive La Vita indicandolo a modello della vita monastica; oltre alla Vita si conservano alcune Lettere e i Detti gli Apophtegma, sono tra i classici della Tradizione Cristiana.
Alle solenni funzioni in Chiesa nel giorno della festa del 17gennaio seguiva la venerazione della reliquia del Santo e la benedizione solenne degli animali. Questo è avvenuto fino alla metà del secolo scorso finché la Chiesa era ancora perfettamente funzionante. Nella Chiesa di San Simeone due tele raffigurano il Santo Abate . Nella prima Sant'Antonio è mostrato mentre viene assalito dalle tentazioni del Maligno, nelle intenzioni dell'artista si lascia emergere la fortezza del Santo nel sostenere le stesse tanto eroicamente. Un tempo posta sull'altare destro la sacra rappresentazione nella singolarità dei colori e nel contrasto luce-tenebre, unitamente alle gestualità delle figure, non ingessate, rimanda allo stile e alla sensibilità di un discepolo del Caravaggio con un forte travaglio interiore che viene fuori da quello sfondo buio tipico della pittura del secolo XVII. Sant'Antonio in abito monacale di abate è raffigurato nell'atto di trattenere in alto il fuoco con una mano, mentre con l'altra regge il bastone su cui è legato una campanella. Ha sul petto una Croce a forma di Tau, a volte di colore rosso. In un angolo nascosto nell'ombra ai piedi del Santo è il tipico maialino. Nella sua imponenza la figura di Sant'Antonio ricorda la figura del Profeta Elia: Abba Antonio era amato da tutti e tutti desideravano averlo come Padre. Si scorgono altri personaggi molto ben evidenziati , una donna anziana reggente il fuso , è chiara l'allusione al tempo che passa, un giovane di spalle mentre stringe un galletto, simbolo delle tentazioni o del Maligno , lo stupore degli angeli perché Sant'Antonio è lo nemico re lo Demonio. In particolare la donna anziana, sarà la Berta cennata? Dalla stessa si è originata una tradizione che si è protratta fino e oltre la metà degli anni '60 del secolo passato. E' la vecchia re Sant'Antuono. Tale personaggio nella fantasia dei bambini e nei discorsi degli adulti si aggira solitaria la sera della vigilia del 16 gennaio a raccogliere lana grezza da filare, in realtà un espediente o una minaccia eccellente escogitato dai genitori e dai nonni per tenere i fanciulli buoni anche durante l'anno: Ntuono Ntuono la vecchia re Sant'Antuono, o mi rai la matassella o mi piglio lo picciriddro. Un motivo decantato con un vocione cupo per destare ammonimento se non addirittura timore. Una seconda raffigurazione di minore dimensione rispetto alla prima, rappresenta il Santo mentre legge e medita la Parola di Dio : fu il Vangelo del giovane ricco (Mt 19,16-22) a chiamare a conversione Sant'Antonio il Grande.
Altre espressioni popolari ricordano che si è ancora in pieno inverno: a Sant'Antuono lampi e truoni, oppure che è iniziato il Carnevale o si allude alla ripresa delle galline scacate o di quelle novelle a fare le uova: a Sant'Antuono maschere e suoni ,ogni gaddrina ngigna l'uovo.
Molto suggestiva è un'altra espressione legata alla presenza del Santo nella vita di questa comunità, in questo rione ricco di tradizioni. Prima re Natale caoro e pane, roppo Natale friddo e fame! L'Epifania segna la conclusione delle festività natalizie e il mesto ritorno alla normale quotidianità segnata dalla cruda realtà della stagione invernale, quando i lavori in campagna in parte sono fermi. Ecco allora il richiamo, la premura del Santo a prestare attenzione perché c'è ancora la sua festa: chiano chiano ca ngè la mia! Ricordiamo al riguardo una tradizione molto diffusa in tutto il Regno di Napoli . La stessa ha in sé un certo sfondo di religiosità popolare che se non fosse per la semplicità e l'affetto un po' ingenuo che la ispira potrebbe essere tacciata addirittura di superstizione. Nello stesso presepe della tradizione partenopea sono presenti personaggi di tal genere alquanto misterioso. Un modo comune di sentire riteneva che dal mese di novembre fino al 6 gennaio le anime dei defunti girovagassero come figure angeliche per le strade tra i vivi in cerca di suffragi. Di qua il detto: tutte re fiesti iessero e benessero e Pasqua Befania non venesse mai! In realtà è la richiesta bisognosa di aiuto, nella forma molto esasperata, di prolungare la permanenza onde impetrare ancora suffragi almeno fino al 17 gennaio ed oltre. Nella sostanza è l'invito a tenere sempre vivo il ricordo nella Comunione dei Santi dei nostri cari Defunti che ci hanno preceduto nella Casa del Padre, con la preghiera e le opere di carità fraterna. L' invito rimane sempre valido. Davanti alla Chiesa di San Simeone o di Sant'Antuono la sera del 16 gennaio Chiesa S Antuono Chiesa 16 01 15 Bveniva allestito un falò la uegna identico a quello che veniva fatto brillare la Vigilia di Natale, Capodanno e dell'Immacolata Concezione o più su andando verso il rione Sorbo , avanti alla Croce e al Pozzo di San Simeone . L'usanza di allestire questi fuochi è diffusa in tutto il nostro paese, compresa la tradizione del 13 dicembre per Santa Lucia e del 19 marzo per San Giuseppe. Davanti al fuoco si vivevano momenti di intensa convivialità conditi da tutti quei derivati che la generosa bontà di un suino può offrire perché re lo puorco non si ietta nienti , ielatina , pizza re granurinio co re frittole, innaffiato dal vino re Santo Vito. Non mancavano per i più golosi le briosce tipiche della festa, delle semplici frittelle di farina e patate addolcite da tanto zucchero grezzo, più popolari rispetto a quelle che si mangiavano in altri luoghi . In questa atmosfera di genuina sagra paesana si narravano le storielle riecheggianti l'umorismo bonario dei racconti seicenteschi di Vardiello ne lo cunto de li cunti dello scrittore napoletano Gian Battista Basile, diffusi per lo intrattenimeno dei piccirilli nelle sere invernali. La fantasia produceva per l'occasione altri racconti di ianare e spiritelli, racconti re l'ombra ; storielle più raffinate parlavano di un certo personaggio famoso in tutto il Regno, conosciuto con denominazioni diverse il monacello, che diventava a Montella Scazzamauriello. Era un po' come parlare dell'araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Si diceva che abitasse sotto il ponte romano dietro al casale di Serrapadulana a Raogliano. Uno spiritello buono ma dispettoso riconoscibile per il berretto rosso alla francese, un fanciullino mai nato. Abbondano le spiegazioni degli studiosi sul significato della presenza dei falò. Ai fuochi si legano motivazioni sacre e profane. Per alcuni si vogliono esorcizzare le diverse paure che albergano nell'animo umano ,molti fuochi infatti risalgono proprio al secolo XVII già iniziato col fuoco del filosofo nolano Giordano Bruno . Una fase della storia segnata da forti contrasti e terribili contagi pur nella vivacità di una sua certa carica teatrale che la contraddistingue. Antiche paure mai sopite circa la precarietà della condizione umana frammiste ad una schietta e intensa religiosità popolare. Il secolo cennato vede lo strano connubio tra la miseria della plebe e lo sfarzo della nobiltà e della corte vicereale di Napoli, la capitale del Regno. E' stato messo in chiaro da alcuni storici locali come in questo periodo si moltiplicano i delitti contro la persona, si accentua l'avidità dei governanti con un' amministrazione pubblica al collasso, un popolo abbandonato nella miseria e nell'ignoranza, segnato dall'ozio e dal lusso scimmiottato ,sfrenato e ostentato dai potenti sempre più prepotenti, servili verso i dominatori stranieri e insolenti verso gli umili, mali dei quali il nostro civile mondo presente ne va fortunatamente esente! E' il secolo cioè dei Promessi Sposi di manzoniana memoria. In poche parole si vive sotto il dominio spagnolo un tempo che gli studiosi hanno definito di dispotismo e servaggio politico che culminerà a Napoli con la rivolta di Masaniello e che si estenderà nelle province. Per altri critici i fuochi rimandano anche ai roghi dei libri proibiti che venivano allestiti in determinati momenti dell'anno per occasioni particolari come il periodo che precede la Quaresima. La relazione però è evidente tra il fuoco acceso nella notte di Sant'Antuono e il morbo pestilenziale scoppiato nel 1656 e che si protrarrà nei due anni successivi, assunto a mezzo di purificazione e di impetrazione al Santo. Un modo semplice ma efficace, dunque, per sentirsi ancora vivi e reagire certamente alle calamità naturali ma anche per annichilire o quanto meno addolcire le prepotenze cennate. Soprattutto l'occasione per ritrovarsi insieme e fare comunità cancellando le differenze ricompattandosi proprio con questi fuochi liberatori: Sant'Antuono teccuti ro biecchio e dammi ro nuovo! Perché come profeticamente ha detto Abba Antonio ai suoi discepoli: Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e quando vedranno uno che non è pazzo, lo assaliranno dicendogli - Sei pazzo! Per il solo fatto che non è come loro.
Questo Piccolo Mondo Antico vive solamente nei ricordi e nelle fantasie di alcuni: per quel naturale senso di gratitudine verso coloro che un tempo ce ne hanno trasmesso il Testimone lo abbiamo voluto sottrarre per un attimo dall'oblio geloso per riviverlo con Te che avrai avuto certamente la bontà di arrivare con noi fino a questo segno. Grazie
<> San Giuseppe Moscati
AGLI AMICI DEL DIALOGO DEDICO

(*) Il presente scritto in parte già pubblicato costituisce una sintesi non esaustiva di una trattazione più ampia e completa sul cennato rione di Montella

Commenti offerti da CComment