Di Totoruccio Fierro su Venerdì, 17 Agosto 2012
Categoria: Arte e cultura

La stagione balneare di Totoruccio Fierro

Quando anticipavano le belle giornate, la nostra stagione balneare incominciava già' nella prima decade di Giugno e si protraeva spesso fino agli ultimi giorni di Agosto.


           Il gruppo dei bagnanti era composto da ragazzi e preadolescenti che abitavano lungo il tratto del Corso (oggi via Del Corso) che, dall'incrocio di via Don Minzoni, arrivava fino alla via San Mauro. Dell'allegra compagnia facevano parte anche i piu' intrepidi e coraggiosi compagni di via "Chiazzavano".


           Questo gruppo informale di pari contava dodici-tredici membri, senza un leader, senza suddivisioni di ceto, senza scale gerarchiche ,ma unito dagli stessi intenti, dalla stessa volonta',da un'amicizia piu' o meno sincera e disinteressata.
             Escludendo ogni preventiva intesa (non c'era il telefono, ne' you tube, ne' e-mail, ne' twitter, ne' face-book),ci raggruppavamo in modo del tutto spontaneo ed automatico nelle prime ore del pomeriggio e ci incamminavamo verso il fiume Calore.


             Scendevamo a ventaglio o in fila indiana lungo il Corso, che a quei tempi era una strada in terra battuta, con pochi tratti di marciapiedi, sprofondamenti e larghe buche, dove gli innumerevoli asini che rientravano al paese verso sera, non disdegnavano di lasciare le loro testimonianze solide e liquide!
             Tra battute, scherzi, resoconti sul cibo mangiato a pranzo, attraversavamo la piazza "re nanzi Corte", poi il largo dell'Ospizio che includeva, maestoso, il convento dei Frati Minori Conventuali, sede della caserma dei Carabinieri (che fu frettolosamente e inopinatamente demolito nella fase di emergenza susseguente al terremoto del 1980, su una scellerata decisione intrapresa da persone insensibili ed ottuse, incapaci di apprezzarne il valore storico-architettonico.
             Imboccavamo la via "re lo jumo" (oggi via ing. Cianciulli),che era più disastrata di quella del Corso, e sulla destra restavamo a guardare ammirati la casa in stile Liberty dell'avvocato Sapio De Marco, che isolata e circondata da ampio giardino verde, ci testimoniava dei suoi anni trascorsi negli Stati Uniti e più a valle la casa colonica con annesso "gratale " di proprietà "re Ronn’ Alisando Bosco".
             Intorno, intorno, ovunque girassimo lo sguardo, di altre abitazioni neanche il segno!
Attraversavamo il ponte romano, guardando i resti ancora evidenti dell'antico mulino comunale e piú a monte lo spettacoloso e spumeggiante rovinare delle acque del fiume lungo la "pelata".
             "Rafaele lo pesciaiuolo",l'unico autorizzato alla pesca delle trote per lunghi tratti del fiume, era convinto che, ai piedi della "pelata", ce n'erano di grossissime, dal peso di sei-sette chili e anche oltre: non era necessario mettere un freno alla sua fantasiosa diagnosi!
             Finalmente, attraverso uno stretto e ripido viottolo, "sbarcavamo" sulla riva destra del fiume, dove, a causa della magra propria dei mesi estivi, si formava uno spazioso greto, puntellato da bianche e tondeggianti pietre, levigate dalla lunga e frenetica azione dello scivolamento delle acque!
             Qui, ci spogliavamo in tutta fretta, restando in mutandine e slip (di costumi, neanche la più pallida idea!),mentre qualcuno non si vergognava di mostrarsi come natura...crea!
               D'altra parte, non si aggiravano occhi indiscreti, ne' presenze femminili (parlo degli anni a cavallo del 1940/1950 del secolo scorso ed i tabù erano tanti, le remore di ordine psicologico e le suddivisioni per sesso si determinavano in modo talmente ferreo ed automatico che finanche nelle chiese, gli uomini sedevano da una parte e le donne dall'altra!...).
               Guadavamo il fiume velocemente verso la riva sinistra e di fronte a noi, eccolo "L’urio re Chiuppito", che dovrebbe derivare dal lat. gurges che secondo il Georges significa profondità delle acque: dove ci si può bagnare; si potrebbe rendere,forzando l’italiano,: "Gorgo" di Pioppeto!
               Un'ansa più o meno larga del fiume, poco profonda, scura per l'ombra proiettata dai pioppi circostanti, ci ricordava lo Stige di dantesca memoria!
               Qui, l'acqua rallentava il suo frenetico corso a valle e, quasi stanca, si fermava addolcendosi sonnacchiosa!
               Il suo richiamo era più forte di quello della Sirena, ma restavamo, comunque, perplessi e timorosi a causa della temperatura dell'acqua!
               Ma c'era sempre Giacomino "re Chiazzavano" che faceva da apripista e da assaggiatore intrepido! Era un biondino magro come un "carpino", ma temerario e coraggioso: si tuffava (veramente,"spanzava" fragorosamente l'acqua),ma riemergeva fulmineo e guizzante e ci guardava atterrito e sconvolto, mentre sul suo volto olivastro si leggevano i segni inequivocabili dello shock termico subito dall'impatto!
               " Com'è l'acqua,"Giacomì"? E lui, imperterrito ma visibilmente intirizzito: " È "pisciazza!"
               Allora ,tutti nel gorgo a nuotare, a schizzare, a fare tuffi, a divertirci da pazzi, senza più pensare a quanto l'acqua fosse ghiacciata!
               Intanto, sul greto opposto, dove avevamo depositato i nostri vestiti, arrivavano, a poco a poco, i bagnanti adulti, cattivi e perniciosi, che si sdraiavano mollemente sulla "spiaggia" pietrosa e si crogiolavano come i ramarri e le lucertole sotto il caldo sole.
               Immobili e silenziosi, non ci degnavano nemmeno di uno sguardo!
               Ma noi sapevamo che era una tregua apparente e precaria; infatti, all'improvviso si lanciavano come furie su di noi e, con la crudeltà di un rapace, si facevano largo nel traffico del gorgo, "mpuzzandoci" a destra e sinistra e tenendoci sott'acqua fino all'asfissia: allora si assisteva ad un fuggi, fuggi generale, tra schizzi e capitomboli rovinosi!
               Riparavamo sulla "battigia" lasciata da loro e mettevamo ad asciugare i nostri "costumi", che molto spesso indossavamo ancora bagnati, per fare ritorno a casa.
               Molti montellesi hanno imparato a nuotare nel gorgo di Pioppeto, come in una sorta di piscina comunale: il mare per moltissimi era come l'Araba Fenice!
               Al di sopra del gorgo, molto spesso ci dissetavamo, sia perchê le acque erano "azzurre e chiare", sia perchè il detto sentenziava che "acqua corrente, vivi e non tremente"...
                 Nelle acque freddissime di Pioppeto ci immergevamo al ritmo di almeno due volte la settimana e a ben pensarci, forse, ma eliminerei il forse, le attuali sofferenze di dolori di natura artrosica e artritica, li stiamo pagando ora nell'età avanzata!
               Tra gli amici del gruppo, c'erano Nino Tiretta, Aurelio Conte, Peppo Branca, Aretino Volpe e Guiduccio Moscariello. Questi due ultimi sono scomparsi l'anno scorso e di loro conservo un imperituro ricordo e vibrante affetto: con loro se ne é andata anche una parte importante e significativa della mia fanciullezza...
                  Ringrazio chi avrà la pazienza di leggere questi miei ricordi che non vogliono essere né patetici ,né passatisti in modo peloso!
                                                                        

Alla prossima puntata
Totoruccio Fierro

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