bernardetta francescoLa fase diocesana si apre il 10 maggio nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Laternense. In Argentina dal 1944, fu amica dell’allora cardinale Bergoglio - Si è aperta venerdì 1 maggio, nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione di suor Maria Bernardetta dell’Immacolata, professa della congregazione religiosa delle Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe. A presiedere, il cardinale vicario Angelo De Donatis. Originaria di Montella (Avellino), dove è nata il 15 ottobre 1918 con il nome di Adele Sesso, ha iniziato il suo periodo di postulante a Roma, nell’istituto delle Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe, fondato dalla Serva di Dio Camilla Rolon in Argentina nel 1880. Aveva

17 anni. I voti perpetui arrivano il 19 marzo 1943; nel 1944 è già in Argentina, dove forma parte della Comunità Casa Josefina a Buenos Aires. Presta servizio in cucina ed è «un esempio per tutti di umiltà, pietà, laboriosità e abbandono alla Provvidenza divina», sottolinea la postulatrice della causa Silvia Correale.

In Argentina la religiosa si sposta tra diverse sedi, fino ad arrivare negli Stati Uniti, nel 1965. La prima tappa è la Pennsylvania; poi si sposta a Richmond, in Virginia, nel seminario di San Giovanni Maria Vianey. Qui, ricorda Correale, si fa apprezzare «per i consigli che dà ai seminaristi afflitti, indecisi e dubbiosi nella loro vocazione, incoraggiandoli e consigliando loro la preghiera e la devozione eucaristica». Per lo stesso motivo sarà amata e stimata alla Casa di esercizi Villa Sant’Ignazio della Compagnia di Gesù, a San Miguel (Beuons Aires), dove la sua strada – è il l 1979 – si incrocia con quella di Jorge Mario Bergoglio, all’epoca provinciale dei Gesuiti. La postulatrice evidenzia che la suora «era una figura materna per i novizi; quando qualcuno di loro aveva un problema, Bergoglio li mandava da lei a chiedere consiglio. Aveva – aggiunge – un tocco profondamente evangelico, una grande devozione».

Il ritorno in Italia è nel 1986: nella Casa di Roma, precisamente, dove si manifestano i primi segni del tumore che la porterà alla morte. Nonostante la distanza, l’amicizia con Bergoglio prosegue. «Ogni volta che, da vescovo, da arcivescovo e da cardinale, veniva nella Città Eterna – racconta Correale – passava a salutarla, e così anche facevano gli altri Gesuiti che l’avevano conosciuta negli anni della loro formazione. Durante una delle sue ultime visite, la Serva di Dio gli chiese l’unzione degli infermi, perché sentiva che le rimaneva poco da vivere». Il cardinale Bergoglio le impartì il sacramento il 1° novembre del 2001; il 12 dicembre madre Maria Bernardetta morì. «Visse tutta la malattia esemplarmente, così come aveva vissuto: in un abbraccio d’amore e totale serenità con il Crocifisso», evidenzia ancora la postulatrice, citando le testimonianze di diversi padri Gesuiti che «ci dicono che “padre Jorge” sempre parlava di lei, la ricordava nei suoi discorsi come adesso fa ancora da Papa. Ne lodava la vita vissuta con autenticità e coerenza e la citava sempre come un esempio».

Lo ha fatto anche lo scorso 2 febbraio, nell’omelia della Messa per la Giornata mondiale della vita consacrata: «In questo momento mi viene alla memoria una suora, umile, che aveva proprio il carisma di essere vicina ai sacerdoti e ai seminaristi – le parole di Papa Francesco -. Una suora semplice: non aveva grandi luci, ma aveva la saggezza dell’obbedienza, della fedeltà e di non avere paura delle novità. Chiediamo che il Signore, tramite suor Bernardetta, dia a tutti noi la grazia di andare per questa strada».

Il rito di apertura della fase diocesana della causa di beatificazione sarà trasmesso in differita su Telepace (canale 73 e 214 in hd, 515 su Sky) alle 17 e sulla pagina Facebook della diocesi di Roma (@diocesiroma).