BUTTIGLIO PIAZZA BARTOLI 02

Che cosa rappresentò il Banco di Napoli in Italia e nel mondo…, ”ai posteri l’ardua sentenza”! Che cosa rappresentò il Banco di Napoli nella Famiglia Buttiglio…, se avete la pazienza, di seguito ve lo racconterò! di Mario Buttiglio

La storia ha inizio in Montella nell’anno 1942.
Montella è un comune della provincia di Avellino situato a ridosso dei monti Pi-centini ad un’altezza di 580 m./s.l. con 7.677 abitanti e dista 39 km dal capoluo-go di provincia e 93 km da Napoli. Il suo territorio è prevalentemente montuoso e in conseguenza di tale configurazione geografica, nel corso dei secoli si sono an-date sviluppando tutte quelle attività connesse alla montagna, quali la pastorizia, le attività boschive e la coltivazione del castagno. Il castagno non è importante solo per il frutto in se stesso, ma anche per il legno e, soprattutto, è importante per la raccolta, la lavorazione e la conservazione delle castagne, operazioni queste in cui vengono impegnate tantissime persone e, si può dire che risolve, almeno in parte e per alcuni mesi dell’anno, il problema della disoccupazione venendo così a rappresentare una notevole fonte di reddito capace di creare molte opportunità di lavoro. La castanicoltura, infatti, rappresenta, ancora oggi, per molte aree in-terne della Campania, un'attività produttiva essenziale per le aziende agricole montane, che, nonostante le profonde modifiche, che le zone interne hanno subito negli ultimi decenni, viene a costituire una importante fonte di reddito, sia per co-loro che si dedicano a tempo pieno alla coltura ed alla successiva lavorazione del-le castagne, sia per coloro che si dedicano solo parzialmente o stagionalmente alla produzione, alla loro raccolta e lavorazione, integrando in modo significativo il reddito annuo; del resto, confrontando il reddito di questa cultura con i redditi che forniscono altre culture, la castanicoltura ne esce vincente. Un ruolo assai si-gnificativo, in questo specifico discorso, viene ad assumere la nostra cittadina che, per motivi morfologici e per le particolari proprietà organolettiche del terre-no, unitamente a fattori climatici, ha fatto sì che la coltivazione del castagno pre-senti delle caratteristiche pressoché uniche, fatto questo che ha determinato le condizioni affinché la"Castagna di Montella", unica nel suo genere, ha potuto ottenere il marchio DOC (D.M. 5.12.1987).
Grazie all’ abbondanza di pascoli fiorisce l’allevamento del bestiame, in partico-lare bovino, e sul posto sono presenti diversi caseifici, i cui prodotti ormai vanno ben oltre i confini campani e nazionali, esportati fino negli Stati Uniti ed in Ca-nada.
Montella ha dato i natali ad illustri personaggi: il Casato degli “d’Aquino” con il poeta Rinaldo ed il fratello San Tommaso; Sebastiano Bartoli, professore di anatomia all’Università di Napoli e per primo ebbe l’idea di utilizzare il termometro in medicina. L’elenco è incredibilmente lungo e desidero, solamente, ricordare il Dott. Giovanni Palatucci, "Soppresso a Dachau nel 1945. Medaglia d'oro ebraica. Una via di Tel Aviv e un bosco nei pressi di Gerusalemme portano il suo nome. Nel 1990 lo Yad Vashem lo giudica “Giusto tra le nazioni”.
Il 15 maggio 1995 lo Stato italiano gli ha conferito la Medaglia d'oro al merito civile con la seguente motivazione:
Medaglia d'oro al merito civile
«Funzionario di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne l'arresto e la deportazione. Fedele all'impegno assunto e pur consapevole dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l'occupazione tedesca e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di dirigente, di patriota e di cristiano, fino all'arresto da parte della Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, ove sacrificava la giovane vita.»
— Dachau – 10 febbraio 1945.
Dopo questa doverosa descrizione del mio paese natio e luogo dove si snoda tut-ta la narrazione, senza altro indugio, mi accingo alla descrizione dell’originale vi-cenda.

Nei primi mesi del 1940, la Direzione del Banco di Napoli, presente in Avellino, dovendo effettuare in Montella alcune operazioni di incasso-cambiali, ritenne opportuno servirsi dello Studio Notarile del Dott. Ciociola Alfredo. Nello studio spesso era presente il genero del Notaio, il dott. Federico Buttiglio, nativo di Perugia e Medico Veterinario per la Condotta di Montella-Cassano Irpino.
Nel ’42, la Direzione del Banco di Napoli decise di aprire una Corrispondenza per poter effettuare, oltre gli incassi delle cambiali, alcuni pagamenti di piccoli contributi statali agli agricoltori locali. L’incarico fu conferito al Buttiglio, che assunse con piacere anche perché non si trattava di un impiego vero e proprio. La sede era ubicata in Piazza Bartoli. Dopo gli eventi bellici, la vita in paese pian piano si riprese dando vita a nuove attività. Negli anni 50 iniziò il flusso migratorio verso le nazioni limitrofe, rientrando da esse nel periodo natalizio o durante quello del ferragosto. Mensilmente, quindi, arrivarono in paese rimesse di denaro per sostenere le proprie famiglie. Seguirono anni di benessere e si aprirono negozi di oggettistica, di vendita di mobili e ferramenta ,di generi alimentari e macellerie ed anche l’industria del legname era fiorente con la presenza di due segherie a pieno ritmo. Anche un’industria triestina fece la sua parte, smistando il legname sia in Italia sia all’estero. Fu aperta anche un’amplia stazione di servizio AGIP. La Direzione del nostro Istituto, vista la nuova e crescente economia del paese decise di inaugurare una vera e propria “Rappresentanza”, ottenendo dalla Banca d’Italia la concessione di esclusività sulla piazza per 25 anni.
Nel frattempo anche la professione del Buttiglio richiedeva un impegno maggiore e, quindi, si rese necessario, nel gennaio del ’52, l’assunzione del giovane, G.M., diplomato in Ragioneria. In questo modo, il Buttiglio riuscì a gestire entrambi gli impegni in maniera egregia. Dopo tre anni, però, la Direzione conferì al giovane ragioniere l’incarico di reggere la Rappresentanza di Roccaraso e, nel contempo, suggerì al Buttiglio di valersi della collaborazione della propria figliola primogenita. La famiglia era composta di quattro figli, di cui tre femmine ed un maschio. Fu proprio così che iniziò l’alternarsi dei propri figlioli nella conduzione della Rappresentanza, nella funzione di Sostituti del Titolare. Luisa fu la prima ad essere assunta. Conseguita la Maturità Classica, si era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Napoli e nel ’60, laureatasi a pieni voti, partecipò al primo Bando di concorso di gruppo A, per l’assunzione di 20 Ispettrici di Polizia Femminile. Avendo superato brillantemente le prove, fu destinata alla Questura di Venezia.
Il 10 Ottobre 1961, Luisa raggiunse la sua destinazione. La seconda figliola, Angelina, occupò il posto vacante.
Anche lei, iscritta alla facoltà di Lettere Moderne, giornalmente dette la sua collaborazione nel lavoro bancario.
Nel febbraio 1962 Federico subì una rapina a mano armata ed in quell’occasione dimostrò il suo coraggio. Quando, infatti, nei giorni successivi fu catturato uno dei due banditi, non esitò al riconoscimento dello stesso ed a presentarsi in Tribunale per il giudizio.
Nel gennaio del ‘64 Angelina, dovendosi dedicare pienamente, all’insegnamento presso le Scuole Medie, lasciò l’incarico e, quindi, subentrò la sorella Giuseppina, anch’ella iscritta alla facoltà di Giurisprudenza. Il lavoro in banca si era sviluppato enormemente, in quanto i commercianti avevano adottato la vendita a rate con il pagamento tramite cambiali di piccolo importo. La raccolta di denaro in depositi fruttiferi era rilevante, nonostante la presenza di ben tre Uffici Postali. Gli stessi commercianti erano orgogliosi di essere correntisti del Banco di Napoli, perché, quando si recavano presso i grossisti per integrare le scorte, presentando il carnet degli assegni del Banco, non veniva loro richiesto nemmeno un documento d’identità. Era un biglietto di presentazione! Nel frattempo anch’io avevo conseguito la Maturità Classica nel ’63 e potevo all’occorrenza collaborare. Mi fu data la qualifica di “Coadiutore del Rappresentante”, in quanto avevo solo 18 anni ed a quei tempi la maggiore età era fissata a 21.
Il 20 Febbraio 1967 fui nominato Speciale Mandatario e mia sorella, Giuseppina, laureatasi in Giurisprudenza, si sposò ed andò a vivere a Napoli.
Nell’ Aprile del 1969 il dott. Buttiglio raggiunse il pensionamento per il servizio di Veterinario Condotto, svolto col massimo impegno e, sacrificando, a volte. anche le esigenze della famiglia. I Funzionari della Direzione Generale, incaricati di effettuare periodicamente verifiche a sorpresa, quando venivano a conoscenza della professione del Buttiglio e dell’alternarsi della propria figliolanza nel ruolo di Rappresentante, ne rimanevano meravigliati e nel contempo ne apprezzavano il lavoro svolto con scrupolosità ed impegno costante. A Napoli fu denominato: ” Il Veterinario Bancario o Il Bancario Veterinario”. Figura unica nella storia del Banco di Napoli!
Lavorai duramente, trattenendomi ogni giorno fino a tarda ora per poter svolgere tutti gli adempimenti. Erano quelli gli anni, in cui il tasso di interesse sui depositi vincolati divenne variabile, per cui ogni giorno si potevano acquisire nuovi clienti. Il mio carattere molto aperto e perché appartenente ad una famiglia molto stimata in paese per la serietà, faceva si che le persone più modeste entravano in Banca senza vergogna alcuna in quanto vi trovavano un compaesano loro disponibile, che usava il loro stesso linguaggio, non per ipocrisia, ma per rispetto del loro ceto. Alla fine degli anni ’60 ed inizio ’70 fu rinnovato l’Acquedotto Pugliese dell’Alto Calore che da Cassano Irpino raggiunge Foggia. I lavori colossali furono portati avanti dalla DALMINE Spa e per i pagamenti settimanali dei numerosi operai occorrevano compilare centinaia e centinaia di vaglia. Dopo la chiusura dell’esercizio, dovevo precompilare i vari moduli per poterli emettere l’indomani. Anche in quella occasione la Rappresentanza fu all’altezza della situazione, ricevendo i complimenti dall’Amministrazione della Ditta appaltatrice. Nel giro di pochi anni, la raccolta in depositi raggiunse livelli enormi, per cui, per il Regolamento del Banco, la figura del Rappresentante non poteva più gestire l’ingente giro di affari e, quindi, si rese necessario la trasformazione della stessa in Agenzia. Il 21 Giugno 1972, infatti, fu inaugurata la nuova sede e la nuova Agenzia. Fui assunto in qualità di Cassiere e la mattina del 4 ottobre dello stesso anno presi servizio presso la Filiale di Avellino. Tre anni dopo fui trasferito in Atripalda, dove subii due rapine a mano armata. Dopo la prima rapina dell’aprile del ‘75 la Direzione dispose di dotare l’Agenzia della cabina con il Metal detector. Nel novembre dell’’88, i malviventi, non potendo entrare in banca con le armi in pugno, pensarono bene di parcheggiare, la sera precedente, un “Maggiolino” della Wolkswagen dinanzi all’ufficio del Direttore. L’indomani verso le h. 11,00 entrarono in azione! Due rapinatori erano entrati regolarmente in banca ed appena la macchina ebbe sfondata la vetrata, si impossessarono delle armi, bloccarono la guardia e subito intimarono di mettere le mani in alto e rivolgersi verso il muro. Dare le spalle a dei malviventi armati non è cosa semplice! In quei frangenti pensai ai miei familiari e mi assalì un’ agghiacciante paura! Pensai subito di pregare ed, ad alta voce, incominciai a recitare le “Ave, o Maria”! Sentendo quella preghiera, sia i colleghi che i clienti si unirono anche loro a pregare in silenzio! Dopo alcuni momenti, alquanto concitati, i rapinatori fuggirono con un congruo bottino! A questo punto occorre fare una precisazione. Da quando ho preso servizio in questa Agenzia di Atripalda, per il mio carattere “molto alla mano”, i clienti, non potendomi chiamare confidenzialmente per nome, si rivolgevano a me con il saluto di “Don Mario”. Non potete immaginare quante battute partivano dai miei diletti colleghi! Ritorniamo ora all’episodio della rapina. Quando, ormai, era ritornata la calma e, già erano sopraggiunte le Forze dell’Ordine per iniziare le relative indagini, alla richiesta da parte di giornalista circa lo stato d’animo durante lo svolgersi dell’evento, un collega sentenziò tra l’altro: ”Paura? Don Mario celebrava Messa!”. Il giugno del ’90 ritornai in Filiale e mi congedai il 1° luglio del ’97, concludendo così la mia storia. Ritornando indietro nel tempo, quando la Famiglia Buttiglio era ancora al completo, ricordo le serate di fine d’anno trascorse a trascrivere con matita copiativa ed a tre copie tutti i saldi dei vari depositi( le dita dopo qualche ora rimanevano anchilosate!). Il lavoro si protraeva fino a notte inoltrata ed il brindisi del nuovo anno, a volte era anche rimandato. Ricordo anche che, un pomeriggio d’inverno, l’Ufficio Contabilità della Filiale richiese con urgenza un adempimento, che richiedeva del tempo per portarlo a termine e che l’indomani avrei dovuto spedire. Feci presente delle pessime condizioni del tempo e che di tanto in tanto veniva meno l’erogazione dell’energia elettrica. Erano giorni che nevicava ininterrottamente! Vana fu la mia precisazione! La Funzionaria, C.M., non volle sentire ragioni! A chiusura dell’esercizio del giorno, senza indugiare iniziai a compilare l’elaborato. Verso le 19,00 circa venne meno l’energia elettrica! Il freddo era pungente: senza riscaldamento ed al lume di una flebile candela! Nonostante tutto portai a termine l’adempimento e quando lasciai i locali del banco era verso le h. 22,30 e per la strada c’erano solo i lupi. Si, solo i lupi! In montagna, infatti, la neve era scesa in abbondanza già da diversi giorni, per cui, gli animali selvatici, non riuscendo più a procurarsi il cibo, furono costretti a scendere in paese. Mi armai di un bastone e con una indescrivibile paura riuscii a raggiungere la mia abitazione, che era alquanto distante e, fortunatamente, nella parte opposta rispetto al branco.
Potrei raccontare tanti altri episodi, ma…, se vi ho annoiato, beh, pazienza…! Non era nelle mie intenzioni!

La mattina del 22 novembre 1976, la Dott. Angela Maria Maddaloni prese servizio presso l’Agenzia di Atripalda, a seguito di un’assunzione per via diretta, avendo conseguito la Laurea in Economia e Commercio con il massimo punteggio ed il “Bacio Accademico”. Dopo un breve colloquio, il Funzionario di Direzione la presentò al Personale e l’affidò al Capufficio per istruirla nel compito a lei assegnato. I primi momenti furono traumatizzanti anche per il frastuono proveniente dalle calcolatrici in azione. Il disturbo maggiore proveniva da un macchinario chiamato “AUDIT”, che in lavorazione produceva un rumore stridente. Si trattava di un’attrezzatura, speciale per quei tempi, che, mentre registrava su di una scheda i movimenti del relativo conto corrente, incideva le operazioni su di un nastro magnetico, che, a fine negoziato, veniva spedito al Centro Elaborazione Dati (CED).

L’addetto a quella macchina infernale era un impiegato di 2^ Categoria, Gruppo B! La Collega fu destinata a quel lavoro! Una laureata non avrebbe dovuto mai sedersi a quella postazione, anche perché era stata assunta nella 1^ Categoria Gruppo A! Con la testa di quel “Funzionario” non si poteva proprio ragionare ed io stesso ne avevo già dovuto ingoiare di “pillole”! Si trattava di una macchina infernale, in quanto bisognava stare molto attenti nell’infilare la scheda con le operazioni, già registrate in precedenza, perché bastava un nulla che la stessa scorresse male sul rullo trasportatore con la conseguente registrazione odierna, che si sovrapponeva alle precedenti.

Erano guai seri! Non solo per la rettifica da effettuare, ma anche perché il collega addetto a quell’incarico era alquanto esaurito, anche a causa di quel macchinario! Quel giorno il lavoro fu tanto, che non potemmo ritornare nell’intervallo alle proprie abitazioni e quindi stabilimmo di mangiare un panino in sede. La Collega fece lo stesso, in quanto in poco tempo e con i mezzi pubblici non avrebbe potuto raggiungere l’Istituto delle Suore Oblate in Avellino, dove l’avrebbero ospitata per qualche tempo. Anche la chiusura del negoziato si protrasse oltre l’orario prestabilito e, quindi, il Direttore verso le 19,00 circa mise in uscita la nuova impiegata. Di quel Personale eravamo in quattro ad abitare in Avellino, per cui ogni giorno ci recavamo in banca a turno con la propria macchina. Ricordo che fui proprio io ad invitare la collega a scendere con noi la mattina seguente. Concordammo il punto di ritrovo, a lei più facile, ed andò via. In cuor mio avvertivo un sentimento di dispiacere al pensare che in quella serata, buia e fredda, senza avere una conoscenza precisa del luogo, da sola avrebbe dovuto chiedere informazioni come disbrigarsi. La “buona stella”, ancora una volta, l’accompagnò! L’indomani mattina con i colleghi ci portammo sul luogo convenuto e con lei raggiungemmo l’Agenzia. In macchina le chiedemmo che impressione avesse ricevuto di quel nuovo lavoro, anche se, in realtà, aveva solo osservato il funzionamento di quella macchina infernale. Io, per rincuorarla, raccontai la mia prima esperienza!


“Io ricordo perfettamente il mio primo giorno: era la mattina del 4 ottobre 1972, lunedì! Mi presentai al Direttore della Filiale, che non mi conosceva di persona, ma per il mio intenso operato, svolto nella Rappresentanza. Quella mattina in Cassa mi fu dato da svolgere un compito mortificante! Dovevo riunire dei moduli, relativi alla spedizione di contante con le Agenzie foranee e che, forse, per mancanza di tempo, stavano, impolverati ed ammonticchiati su di una scrivania, in attesa di sistemazione! Nel pomeriggio, a termine dell’esercizio al pubblico, iniziando le procedure di chiusura, mi dissero di dare una mano al conteggio del denaro. Fu allora che incominciai a mettere in evidenza tutta la mia esperienza, acquisita negli anni precedenti. Ero veloce nel contare, preciso, ordinato e capace di individuare le banconote false, che in quel periodo ne giravano molte, quasi da dire che avevano “libera circolazione”. Poi, si passò alla sommatoria degli assegni di c/c negoziati, che, quel giorno, erano un migliaio. A quei tempi non c‘ erano ancora le calcolatrici, ma delle addizionatrici non elettriche, ma a manovella. Calcolatrice vintage Olivetti summa 15.Nella foto è la “Summa 15 dell’Olivetti”.

Dovendo fare la somma di tanti assegni, sicuramente ne sarebbero venuti fuori diversi errori, con conseguente rimprovero. I Cassieri disponibili fecero di tutto per evitare quel lavoro, facendolo ricadere su di me. Ero molto abile con questo tipo di addizionatrice! Fu proprio il Cassiere Capo ad assegnarmi quel compito, dicendo: “Bene, Buttiglio, ora vediamo la tua bravura. In Filiale, tutta la Direzione ha una profonda stima per il tuo lavoro svolto nella Rappresentanza.” Con un po’ di emozione, iniziai la sommatoria e, più andavo avanti, più ero veloce, sentendo anche i commenti ironici dei vari colleghi. Alla fine, il totale corrispondeva a quello della sommatoria delle risultanze dei Cassieri, che avevano operato agli Sportelli. Il Cassiere si complimentò con me e dal quel momento iniziò un cammino tutto in salita, fino a quando il 13 gennaio del ’75, dovetti raggiungere l’Agenzia di Atripalda, in quanto dovevo sostituire un Cassiere Aggiunto, trasferito per punizione in Filiale! Il Cassiere Capo fece di tutto per non perdermi, in quanto avevo conoscenze non solo di cassa, ma anche di Valori Bollati, che, a quei tempi, il Banco ne era il distributore ai “Sali e Tabacchi”, di Titoli ed in tanti altri settori. Al termine della giornata lavorativa, mi salutò con le lacrime negli occhi!”
Dopo il lunedì massacrante, il martedì ci dava sempre un po’ di tregua e così potei scambiare qualche parola con la nuova Collega.
Ricordo che si sentiva un po’ avvilita per questo nuovo lavoro ed era tentata di lasciare.
A pranzo ritornammo alle proprie abitazioni e la sera, dopo la chiusura, rientrando in Avellino, preferì fare quattro passi per il Corso per conoscere la città.
Parlammo di tante cose e lei mi raccontò il suo incarico di Dottorato presso l’Università. Volle sapere di me e del mio lavoro. Le consigliai di valutare bene se continuare questo nuovo cammino o ritornare al suo Dottorato, senz’altro più tranquillo. Certo, l’ambiente universitario era, come si suole dire, da “Signori”, mentre, sinceramente, noi venivamo trattati “come carne da macello”! E’vero che in banca si “buttava il sangue”, però, sull’altro piatto della bilancia c’era un più che sostanzioso stipendio ed in quel periodo, come d’altronde ai nostri giorni, bisognava ritenersi ben fortunati ad avere un posto da bancario. Anche i colleghi, con un po’ di confidenza in più, le rivolgevano domande varie, cercando di sapere anche sul lato sentimentale se fosse impegnata.

Eravamo in tre a non essere ancora sposati! Lei aveva più piacere di parlare con me, forse perché, sin dal primo momento, aveva visto in me una persona molto disponibile, educata e sincera. E’ proprio questo il mio modo di essere! Come lei aveva dichiarato nella sua presentazione al Funzionario, era Consigliere nella Giunta Comunale del suo paese, S. Agata de’ Goti (BN). Poiché il Funzionario non le concedeva i permessi, dovuti per legge, e, non potendo facilmente raggiungere il suo paese per presenziare alle varie sedute del Consiglio, a malincuore, dovette presentare le sue dimissioni da Consigliera! Il Funzionario, che “non vedeva di buon occhio le donne”, qualche giorno prima del suo arrivo, aveva messo a conoscenza tutto il Personale di questa nuova collega ed i commenti, che ne scaturirono, non furono dei migliori! Lui era in possesso di un Diploma e, quindi, sentiva del disprezzo nei confronti di questa giovane laureata! Al riguardo mi piace riportare un pensiero di Paul Valéry:
“Guardando bene, si scopre che nel disprezzo c’è un po’ di invidia segreta! Considerate bene ciò, che disprezzate e vi accorgerete che è sempre una felicità, che non avete, una libertà, che non vi concedete, un coraggio, un’abilità, una forza, dei vantaggi che vi mancano, e della cui mancanza vi consolate col disprezzo!”
Quando la sera uscivamo dalla Banca, spesso passeggiavamo o andavamo a cinema per evitare il freddo umido, a cui lei non era abituata, perché a Sant’ Agata de’ Goti il clima è più dolce. Poi, una sera…era il 13 dicembre, raggiungemmo in macchina la cittadina di Mercogliano. Ci fermammo poco distante da una chiesa, che aveva sul frontale gli addobbi con le luci della festa, perché nell’interno c’era una statua rappresentante S. Lucia e quel giorno era la festa di questa santa. Lungo il percorso avevamo parlato di tante cose, ma, giungendo in quel posto, quasi d’incanto, ci siamo ammutoliti senza un perché! Ci siamo guardati negli occhi ed un po’ emozionato, le ho detto di sentire nel mio cuore un sentimento sincero verso di lei! Anche lei mi dichiarò di avere la stessa sensazione e, dopo un attimo, ci siamo abbracciati, sentendo i nostri cuori che battevano l’uno per l’altra! Dopo qualche giorno, quando fummo entrambi certi del nostro fidanzamento, decidemmo di comunicarlo al Direttore in via ufficiosa, per evitare che maldicenze potessero nascere a discapito di entrambi. Da quel momento in poi, ne abbiamo passato di tutti colori, che non sto qui a menzionare, ma, credetemi, la Collega ha dovuto sopportare infinite meschinità! Il nostro fidanzamento fu breve ed il 18 settembre successivo convolammo a nozze. La Direzione di Avellino dispose il trasferimento di Angela presso la Filiale come dono di nozze. Prima di uscire dalla Chiesa al termine del rito matrimoniale, queste sono state le parole che hanno suggellato per 40 anni la nostra unione:
Angela : “Tra gli uomini, che mi hanno corteggiato, perché ho scelto te, Mario? Sembra un mistero, ma sento dentro di me che il nostro amore è voluto da Dio ed a Lui dobbiamo dar conto e Lui ci darà tutto quello che chiediamo in nome suo.”
Mario: ”Niente avviene per caso, Angela! Pur essendo noi liberi delle nostre scelte! Dio ci ha scelti perché il nostro amore cresca in santità e di esempio ai figlioli, che vorrà donarci. L’unica misura per il nostro amore è quella di amarci senza misura! L’amore è dono e bisogna scambiarselo reciprocamente e tenerlo sempre vivo nei nostri cuori. Dobbiamo essere buoni, pazienti, misericordiosi, perdonandoci quando ci saranno dei malintesi o delle offese. Che non scenda mai la sera nei nostri cuori e brilli sempre il sole della verità e dell’amore!” Angela ha prestato servizio sempre in Filiale fino al luglio del ’92. Non avendo potuto mai svolgere una mansione, più a lei confacente per gli studi conseguiti, con il primo esodo incentivato presentò le sue dimissioni ed intraprese il ruolo di Professoressa, in quanto era Abilitata all’insegnamento della Geografia Economica presso gli Istituti d’Istruzione Superiori. Successivamente, laureatasi in Giurisprudenza, aveva conseguito l’Abilitazione in Diritto e, poi, anche in Informatica. Purtroppo, alla soglia dei 60 anni, fu colpita dalla “M.S.A. di tipo P.” (comunemente: Parkinsonismo). Considerata dalla Scienza Medica: Malattia rara, che viene, impropriamente, curata con i medicinali per il Parkinson.

Questa malattia l’aveva colpita proprio nella parte vitale del suo essere: il movimento! Angela è stata una donna dinamica, gioiosa, attiva su tutti i fronti, generosa tanto da trasmettere, incondizionatamente, tutto il suo sapere ai giovani, che hanno fatto ricorso a lei. E’ stata una mamma instancabile, anche con l’avanzare inesorabile della malattia! E’ stata una moglie, una compagna impareggiabile! Tutti gli aggettivi del vocabolario non sarebbero sufficienti a delineare la sua personalità! Dal primo all’ultimo istante, notte e giorno, le sono stato vicino, ringraziando il Banco di Napoli per averci dato la possibilità di incontrarci! Dopo 33 anni di servizio, il 1° luglio ’97, sono andato in pensione con l’ultimo esodo incentivato. La mia esperienza nel Banco di Napoli è stata meravigliosa, in quanto ero letteralmente innamorato del mio lavoro e l’avrei lasciato solamente per il raggiungimento dell’età pensionabile.
Finisce così la Storia del “Glorioso Banco di Napoli con la Famiglia Buttiglio!