Luigi Fiorentino 07Il dottor Luigi Fiorentino, di origine irpina, è oggi Capo di Gabinetto del Ministero dell’istruzione.
La cultura giuridica e la successiva specializzazione in Diritto amministrativo ne hanno definito l’alto profilo professionale, tanto che nel 1996, dopo diversi corsi professionalizzanti e concorsi pubblici, fa ingresso al Ministero del tesoro (oggi Mef, Ministero dell’economia e delle finanze).
Luigi Fiorentino 03Dopo una lunga carriera nella Pubblica amministrazione, sia al Ministero dell’economia, sia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 2005 diviene l’Autorità Garante per la Concorrenza del Mercato, dove ricopre la carica sia di Capo di Gabinetto che di Segretario Generale.
Già dal 2011 ha rivestito l’incarico di Capo di Gabinetto al Ministero dell’istruzione, per poi ritornare in Presidenza del Consiglio come Capo di Gabinetto del Ministero per gli Affari Regionali e le Autonomie, nonché Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
È stato inoltre Capo di Gabinetto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo, oltreché Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un profilo personale di rilievo, che attesta una grande esperienza nella Pubblica amministrazione centrale e un’importante conoscenza delle autorità indipendenti. Non solo, il dottor Fiorentino ha infatti sempre accostato l’intensa attività istituzionale all’attività di studio, collaborando fin da giovanissimo con il professor Sabino Cassese - tra i più prestigiosi giuristi italiani - sia in ambito universitario, sia partecipando all’attività di ricerca. Oggi, oltre ad essere docente di Management e politiche delle amministrazioni pubbliche, presso la School of Government della Luiss, è anche socio di IRPA, l’istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione, fondato nel 2004 dal professor Cassese e i suoi allievi.
Non è semplice e non privo di emozioni, per due giovani, sostenere un dialogo con una figura di così alto livello nell’affrontare un tema tanto problematico e dibattuto, come la digitalizzazione nella pubblica amministrazione; e nemmeno è semplice il compito di cimentarsi, poi, nella scrittura, per riportare al lettore un punto di vista innovativo sul mondo che cambia intorno a noi, senza ingenerare qualche incomprensione.
Mi scuso per la premessa, sorta spontanea dinanzi ad una figura così prestigiosa, e, tuttavia, di fronte all’amministrativista autorevole e di ampie vedute di oggi, non posso fare a meno di percorrere a ritroso una carriera così brillante e di immaginare il dottor Fiorentino, fresco di studi giuridici della Federico II, neolaureato con il massimo dei voti, con i dubbi e le incertezze sul futuro come tanti giovani di oggi.
Il Capo di Gabinetto, con signorile comprensione, è entrato subito nel cuore dell’argomento, mettendo in evidenza i grandi problemi di fondo della Pubblica amministrazione, particolarmente accentuati con il lavoro a distanza e l’emergenza Covid-19, ossia: l’età anagrafica dei suoi dipendenti a cui non si è mai affiancata un’attività ordinaria e metodica di reclutamento e di ringiovanimento; la mancanza di formazione e aggiornamento digitale mentre il mondo era nel pieno della rivoluzione tecnologica; e, infine, il mantenimento di un assetto organizzativo “tradizionale” rispetto ad una conformazione esterna “multilivello”, e dunque decisamente più complessa.
Luigi Fiorentino 04«La Pubblica amministrazione ha affrontato la rivoluzione tecnologica con un personale che non sempre ha avuto la capacità di entrare in sintonia con le nuove tecnologie. Quest’ultime non sono solo un mero strumento ma, la loro comprensione e padronanza di utilizzo, presuppongono un necessario ripensamento degli assetti organizzativi».
Per cui, riepiloga il Capo di Gabinetto, «dopo l’età media elevata e l’assenza di metodico reclutamento, altra difficoltà preesistente nella PA, ed estremizzata dall’emergenza, è stata la carenza di skills adeguate, le uniche in grado di permettere un fraseggio con le tecnologie».
Il dottor Fiorentino non dimentica di porre l’attenzione sulla cornice in cui tutto questo si è svolto, ossia un sistema istituzionale eterogeneo, caratterizzato dalla cosiddetta multi-level governance.
«Per governance multilivello si intende un processo decisionale articolato, che riflette un'azione coordinata dell'Unione Europea e degli Stati Membri, passa per le regioni, e giunge fino alle autonomie locali, senza escludere la miriade di differenti istituti e organismi dotati di propria autonomia, come Asl, università e istituzioni scolastiche». Cornice che rende, dunque, il quadro istituzionale, già di per sé molteplice e articolato, ancora più complesso, e che proprio per questo motivo richiede attori poliedrici, in grado di comprendere e gestire la complessità.
«C’è bisogno di figure istituzionali diverse rispetto a quelle che ha avuto la Pubblica amministrazione fino ad ora. La prevalenza di cultura giuridica poteva essere un vantaggio quando la PA era di tipo gerarchico, con le tante periferie che dipendevano da un unico centro. Oggi questo approccio mono-disciplinare si è rivelato un limite per la governance multi-level, e la pandemia lo ha attestato. Un sistema istituzionale che si rispetti, per funzionare, deve essere sinergico, cioè i vari organi devono suonare lo stesso spartito. Per fare questo occorrono professionalità diverse, probabilmente più filosofi che giuristi, occorrono statistici, ingegneri gestionali e sociologi dell’organizzazione».
Dunque, quello che manca al nostro Stato, e alla PA, è l’apertura al mondo giovanile e ad una dimensione culturale diversificata, l’unica in grado di gestire un dialogo a più voci.
«Nessun atto è di competenza di un solo ente, ma si tratta di diverse funzioni di una pluralità di soggetti che, solo insieme, riescono ad erogare un determinato servizio», osserva, «e lo dimostrano le opere complesse come le bonifiche ambientali, il funzionamento del sistema sanitario durante una pandemia o, ancora, lo stesso sistema scolastico».
Per fare in modo che questo sincronismo istituzionale funzioni, per il dottor Fiorentino, sono necessarie una vision politica e la presenza di tanti «artigiani dell’amministrazione», che, grazie alla pluralità della professionalità, riescano ad accordare tra loro le diverse parti, «per gestire questa articolata istituzione in un mondo sempre più complesso ed interconnesso».
Solo in quest’ottica la tecnologia è un’opportunità. Mentre nella scuola gli strumenti tecnologici hanno rappresentato una modalità sostitutiva per erogare un servizio che si sarebbe, altresì, interrotto, nella PA le tecnologie devono, invece, rivoluzionare: «il Ministero è diviso in Dipartimenti, in Direzioni, in Segretariato Generale, in Gabinetto e così via…Ma ha senso oggi l’organizzazione ottocentesca a fronte della potenzialità delle tecnologie che, come tale, superano i livelli gerarchici?», chiede, retorico, il dottor Fiorentino, che guarda alle transazioni gerarchiche come strutture antiquate, superate dalla tecnologia.
«Le tecnologie devono aiutare a risolvere i problemi delle strutture e devono avere spazio e funzione rispetto all’obiettivo che si vuole raggiungere», è questo il passaggio importante che si deve compiere, ma sul quale ancora manca una grande riflessione.
«L’organizzazione è fondamentale nelle strutture organizzative dello Stato», sottolinea il Capo di Gabinetto, «deve tornare ad esserci un suo primato, insieme ad una “cura” dell’amministrazione, ossia una cultura in cui l’organizzazione è funzionale agli obiettivi che si vogliono raggiungere».
C’è ancora molto poco di tutto questo nel nostro Stato, la cui amministrazione, un po' invecchiata e dai tratti ottocenteschi, vive in una bolla incantata, cieca rispetto all’evoluzione tecnologia del mondo reale e sorda alle esigenze dei cittadini.
«Abbiamo dunque due mondi: uno reale, pervaso dal digitale, e quello parallelo di una pubblica amministrazione che va avanti con la testa volta all’indietro, come se il contesto non la riguardasse. «Invece», conclude il dottor Fiorentino, «dobbiamo far sì che non solo il contesto condizioni le PA, ma che l’uso consapevole delle tecnologie renda i servizi offerti al cittadino migliori, efficienti e meno onerosi».
Rimane da capire chi, e come, potrà accompagnare questo grande processo di cambiamento organizzativo e funzionale delle amministrazioni, tra giovani cultori di diverse discipline e formazione tecnologica, a cui sottende il rinvigorimento delle energie.

*Tratto dalla rubrica Techne – Progettare il futuro a cura di Roberta Bruno e Ugo Calvaruso