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Dedichiamo una struttura ad Aurelio Fierro di Gianni Cianciulli

Aurelio FierroLa voce di Mister Scapricciatiello si spegneva poco più di dieci anni fa. Era l’11 marzo del 2005 quando Aurelio Fierro ci lasciò ad 81 anni dopo una vita di successi. Montellese di nascita, napoletano d’adozione, il noto cantante aveva una personalità poliedrica. Dai primi studi d’ingegneria, all’amore per la musica napoletana, alla passione

per la letteratura, il cinema, il ciclismo, e negli ultimi anni per la gastronomia. Nella sua lunga esistenza ebbe modo di farsi apprezzare a livello nazionale ed internazionale. Fama durevole conquistata in Italia, Giappone, Canada, negli Stati Uniti.

“Scapricciatiello” (1954), “Guaglione” (1956), “Lazzarella” (1957), “Vurrìa” (1958) “’A pizza” (1966) i suoi cavalli di battaglia. Ma sono decine le canzoni interpretate sotto le etichette discografiche della Durium prima e della King poi. Sei partecipazioni al Festival di Sanremo, una decina a quello di Napoli con cinque vittorie.
Nella sua carriera portò la canzone napoletana nel mondo, incontrò emigranti, ritornò a Montella di tanto in tanto. Applausi e lacrime, qualche incomprensione come tra innamorati, ma superata in nome della musica, il Panama bianco segno distintivo d’una personalità allegra e gioiosa, paglietta e bastone portati sui palchi di tutto il mondo. Aurelio Fierro sembrava il padre di tutti, saggio e divertente. Sul palco in piazza, quando tornava nella sua terra come uno studente-emigrante in cerca di volti familiari, salutava i montellesi per nome, ricordava le “guerre” a colpi di pietre contro i bagnolesi, gli anni della fanciullezza, l’amore per la famiglia, per la sua Marisa, per quello spicchio di cielo tra il santuario del Salvatore, al quale era devotissimo, e il monastero del Monte adagiato tra le foglie ingiallite d’un autunno inoltrato.
Aurelio Fierro ha dato tanto a Montella, in termini di popolarità e di amore. Crediamo sia giusto ricordarlo con un’iniziativa lodevole. Perché allora non dedicargli una struttura del nostro paese? Ci pensi, assessore alla Cultura. Sarebbe davvero un bel modo, a dieci anni dalla sua scomparsa, trascorsi quasi nel silenzio, imprimere il suo nome su una pietra, su una facciata, nella memoria. L’illustre figlio di Montella andrebbe, tra l’altro, ricordato in modo non effimero anche per la sua “Grammatica della lingua napoletana” e per altri libri: un’analisi linguistica su “Lo cunto de li cunti”, e le “Fiabe e leggende napoletane”. Non arrivò mai alle stampe, invece, il suo progetto di una “Enciclopedia storica della canzone” in quattro volumi, alla quale iniziò a lavorare dagli anni Novanta.
La musica di Mister Scapricciatiello ben presto avrebbe contagiato anche i figli Fabrizio e Flavio e ora anche il nipote Aurelio junior, con esiti brillanti. Nel 1988 Aurelio Fierro volle, da artista consumato, dare appuntamento ai suoi amici ed estimatori nel suo nuovo ristorante “’A canzuncella” in piazza Santa Maria La Nova a Napoli, dove tra una pizza e una castagna intonava ancora tra i tavoli qualcuno dei suoi intramontabili successi.
Apprendiamo che per il prossimo autunno sono in cantiere alcune iniziative per ricordare il nostro compaesano: una gara di ciclismo, per la categoria dilettanti, che partirà da San Cipriano Picentino (Salerno), dove esiste una strada intitolata al cantante, e arriverà a Montella. E per la prossima stagione teatrale – come ha sottolineato suo figlio Fabrizio – avremo anche un docu-film che ripercorrerà la storia di Aurelio attraverso la musica partenopea”.

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