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S H O A’ H : MEMORIA E IMPEGNO PER LA PACE di Ettore Salvatore Di Benedetto

27 gennaio giorno memoria“Visitatore osserva le vestigia di questo campo e medita. Da qualunque parte tu venga, tu non sei un estraneo. Fa’ che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento. Fa’ che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme né domani né mai” Primo Levi, parole incise all’ingresso

del Memoriale degli italiani sepolti ad Auschwitz.

Fare Memoria ricordare avvenimenti tanto tragici del passato non è mera esercitazione evocativa di natura intellettualistica, ma qualcosa di più profondo. E’ liberarsi per chi racconta, almeno per un attimo, forse ,e rivivere nella riflessione intima condivisa il proprio fardello esistenziale le cui ferite ancora sono aperte…e tanto altro ancora.
AUSCHWITZ nel cuore della vecchia Europa è il simbolo stesso della SHOA’H, volontà di distruzione, opposizione all’ordine delle cose, pietra di inciampo e punto di svolta nella storia moderna. Progresso tecnologico, pianificazione politica, annichilimento dei vincoli morali tradizionali e indifferenza, questo miscuglio pervertito dalla malvagità umana ha reso lo sterminio di massa un rischio sempre possibile (Giuseppe Dossetti) ancora oggi. E’ triste constatare come dopo decenni di testimonianze su questi eventi di morte, il mondo sia rimasto sempre lo stesso : molto ci è stato insegnato ma tanto poco abbiamo appreso! Nonostante tutto la via per costruire un mondo più fraterno, la profezia della PACE SHALOM deve continuare necessariamente a passare per Auschwitz. Tutto ciò potrà realizzarsi solamente se cuore e mente di uomini e donne di buona volontà palpiteranno all’unisono votati al rispetto della dignità umana e al dialogo.
E’ importante, è dovere vitale che i sopravvissuti agli orrori di quella catastrofe non si stanchino di raccontare : quando non ci saranno più loro seguiteranno i loro nipoti e poi le pietre… A nessuno è concesso lasciare il mondo così com’è (Janusz Korczak) perché il silenzio difronte al male è esso stesso un male, non parlare è parlare ,non agire è agire, oggi noi dobbiamo lottare per la grazia a caro prezzo (Dietrich Bonhoeffer).
Coloro che si occupano di problematiche legate all’universo educativo , i Responsabili della Formazione, hanno rilevato come la nostra società sia intaccata dal male scuro perfino nei fondamentali dell’esistenza. Alla radice di quella che è chiamata la c.d. “ emergenza educativa” c’è in sostanza una crisi di fiducia nella vita. Sono i giovani, le sentinelle del mattino, i primi a sentirsi interpellati perché è soprattutto attraverso la loro gioiosa curiosità che si può ricostruire una convivenza sociale compromessa.
Una prepotente mentalità nichilista da troppo tempo si è infiltrata nel modo comune di sentire, assumendo strane forme ora di atteggiamento rinunciatario , di abbandono dei valori tradizionali, di delirio autodistruttivo, di volontà di potenza, non tralasciando di escogitare qualcosa di più raffinato per svilire l’innata passione per la Verità connaturale alla persona umana. In un certo senso è la metafora che Zygmunt Bauman ha teorizzato come “la liquidità” della post-modernità.
Già la piccola Anna Frank annotava nel suo Diario il precipitoso succedersi di avvenimenti tanto tragici perché intaccavano gli ideali, i sogni , le splendide speranze di una adolescente. La crudele realtà della guerra e dello sterminio che sentiva sempre più avvicinarsi come un turbine.
Non tutto però allora come adesso è perduto irrimediabilmente. Ogni giorno porta con sé un nuovo inizio perché spinge a conservare le stesse speranze anche sé appaiono assurde e inattuabili. Nonostante tutto Anna Frank continuerà ancora a sorridere e a sperare perché è bene credere ancora e sempre nell’intima bontà umana! Questo è il miracolo della vita, utopia, forse, ma è l’utopia che ogni giorno spinge tutte le carovane compresa quella della PACE.
“Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione…Quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali, verrà un tempo in cui saranno forse ancora attuabili”
Quanto è bene oggi meditare e impegnarsi perché tanto orrore non abbia mai più a ripetersi, mai più la guerra! “ Ci vogliono dare ad intendere che il cuore sia solo un muscolo ! E’ la nota espressione del martire Giovanni Palatucci certamente pronunciata rivolgendosi al Cielo all’Altissimo ogni qualvolta consumava i suoi atti eroici di generosità, e che avrà ripetuto certamente tante volte nell’intima solitudine di uno squallido angolo del campo di sterminio. Il Sorriso che trabocca da un cuore palpitante di amore , diciamo noi, non è un guizzo o una semplice contrazione di muscoli facciali ma l’eminente porta d’accesso alla Vita intelligente e al Mistero di Dio. L’espressione più convincente di un’ anima felice. E’ la stessa espressione ,non di irriverenza per l’atrocità dei crimini, che Hannah Arendt provò un giorno osservando certi atteggiamenti e ascoltando certi discorsi del noto criminale nazista durante il processo e rileggendone a distanza di tempo l’interrogatorio trascritto della polizia . La stessa nel suo libro “La banalità del male” considera come la vita intelligente, la stessa “ facoltà di pensare” è l’antidoto per evitare le azioni malvagie. Scorge in Eichmann qualcosa di completamente negativo, l’incapacità di pensare, appunto. Le azioni dello stesso criminale si erano svolte all’interno dei limiti e degli ordini della cieca obbedienza di una stessa massa compatta di uomini perfettamente normali, i cui atti però erano stati abominevoli. La terribile “normalità” di una massa burocratica responsabile delle più gravi atrocità. Un modo per prevenire il male lo scorge nel processo, nel meccanismo del pensare, nell’abitudine di vivere insieme e primariamente con se stessi, un dialogo silenzioso e intimo “il maestro interiore di Sant’Agostino”. Nella capacità di riflettere e dialogare nell’intimità con se stessi il significato degli avvenimenti la “perplessità” si è obbligati a pronunciare un giudizio. Hannah Arendt conclude : “Il male è banale ,senza radici, perché può invadere e devastare lentamente tutto il mondo in quanto cresce in superfice come un fungo. Esso però sfida il pensiero che cerca di arrivare alle radici delle cose. Nel momento in cui però cerca il male, il pensiero rimane frustrato perché non trova nulla. Solo il bene ha una profondità ed è integrale!” Lavorare a pensare bene diventa il principio della morale (Blaise Pascal).
Non smetteremo mai di essere grati ai Testimoni Superstiti di quegli orrori perché sono proprio loro che ci permettono di fare delle riflessioni profonde entrando rispettosamente nel tragico mondo del loro vissuto , è proprio nel dolore e dal dolore che si impara ad amare! “Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è Amore ( Don Lorenzo Milani)”
Nell’economia del presente scritto ci siamo proposti si sviluppare una riflessione una sorta di “teologia del sorriso” partendo dalle testimonianze dei sopravvissuti alla tragedia lasciando emergere per quanto possibile la relazione misteriosa che abbiamo colto tra “ il sorridere e lo sperare”, nella convinzione che si può discutere su tutto in quanto nulla è scontato. Come vedremo il sorridere e lo sperare generano la Pace. Questa correlazione risalta chiaramente nel dramma personale di Elie Wiesel, deportato adolescente ad Auschwitz. Quale sopravvissuto alla catastrofe, lo stesso ha descritto non solamente il proprio dramma ma ne ha ripercorso le vicende dell’intera sopravvivenza.
Elie Wiesel considera la vicenda biblica di Isacco (Genesi). Il nome di questo figlio di Abramo e Sara allude al ridere . Isacco, dirà , porta un nome poco adatto al tragico destino del popolo ebraico. Un nome che già significa ridere e che fa ridere. Isacco primo sopravvissuto al sacrificio insegna a tutti i sopravvissuti della Storia che si potrà pur soffrire e disperare senza mai rinunciare all’arte del sorridere. Isacco il figlio del sorriso porta sempre dentro di sé l’orrore dell’episodio sul monte nel territorio di Moria che ha distrutto la sua giovinezza, l’olocausto. Nonostante tutto sorride sempre.
Wiesel intuisce dalla tragicità della sua esperienza come il sorriso si pone nel terzo ciclo della vita dell’uomo, dopo la bellezza e la morale e prima della santità, ma rivolto ad essa.
“ La risata è l’ultima arma della Speranza, (Harvey Cox)” nei confronti dell’idiozia e dell’abiezione è il segno eloquente e manifesto che non abbiamo smesso ancora di sperare al di là della morte naturale ma anche al di là della morte dovuta alla volontà umana di distruzione . Ecco perché “il sorridere genera” è nello splendore e nel mistero di un sorriso puro che transita il Mistero della vita.
A questo punto tutto dovrebbe essere più chiaro, ci chiediamo: perché i carnefici si sono sempre sentiti e si sentono ancora oggi beffati dal sorriso delle loro vittime?
Dante Alighieri nella Divina Commedia descrive la situazione dell’inferno come il luogo in cui non c’è né speranza né riso, il purgatorio luogo in cui non c’è il riso ma c’è la speranza. Solamente nel paradiso regna il riso la Gioia dei Beati perché ormai la speranza non è più necessaria.
Nella giornata della Memoria e non solo oggi sentiamoci pure interpellati : Il mondo che stiamo costruendo a quale dei tre modelli della Commedia dantesca si sta ispirando ? Cosa ho fatto fino ad oggi per la pace, cosa sto facendo oggi per la pace, cosa mi impegno oggi a fare per la pace? I beni più preziosi certamente non devono essere cercati ma attesi (Simone Weil) a partire però da un ravvedimento operoso.
E’ responsabilità di uomini e donne di fede coltivare il dono della speranza , ravvivarne il senso e renderlo manifesto appunto in un sorriso generante liberamente donato. La speranza come forma della fede e il riso potrebbero diventare l’ultima difesa che ci rimane difronte a chi ce ne chiede la ragione , per alcuni poi è diventato il naturale coronamento di una vita ben spesa, il modo comune tra credenti e non credenti di farsi il segno della Croce: “ Lui il Martire si girò, guardò il suo carnefice, sorrise e disse : Me l’aspettavo ”, perché riso e speranza potrebbero anche scomparire e dove sono scomparsi, è stato notato, l’Umanità è cessata di essere tale . Grazie
A CHI CON UN SORRISO UN GIORNO HA DETTO “ARRIVEDERCI!”

Ettore Salvatore Di Benedetto

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